Testimoni di Geova
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Ero una Testimone di Geova

La stora di Mackenzie

Nasco in una famiglia di TdG, i miei genitori hanno sempre cercato la verità delle Scritture, dapprima cattolici praticanti (un tutt'uno con teologi, corsi biblici, oratorio, ecc...), avvenne poi l’incontro con i TdG la cui fede abbracciarono rapidamente e con zelo crescente. Mi hanno cresciuta insegnandomi quanto loro avevano imparato dalla Bibbia attraverso i TdG, si sono sempre sforzati di motivare quanto mi insegnavano, per loro era molto importante che usassi la mia testa, "le facoltà di percezione esercitate", per capire cos’era giusto e cosa no e che giungessi a qualsiasi decisione di mia propria iniziativa (ora guardando indietro i loro sforzi comprendo che benché usassimo la nostra testa molto più di altri eravamo comunque fortemente condizionati).

Non sono stata una bambina né un’adolescente frustrata per le rinunce che la mia fede comportava. I miei si sono sempre sforzati di provvedere alla mia gioia, tanto quanto di impartirmi doveri e principi di vita basati sul cristianesimo: amore, rispetto, dignità, altruismo, imparzialità… non mi hanno mai vietato di scegliere gli amici che volevo… seppure le mie amicizie principalmente fossero quelle rinvenibili (ahimè scarse) all’interno della congregazione. Ho goduto di una certa libertà, molto più di tanti altri miei coetanei… lo devo ammettere.
Ancora adolescente mi battezzai. Quel giorno che per qualcuno era quasi mistico, io non mi sentivo per niente mistica ne spiritualissima, cosciente del fatto che stavo semplicemente rendendo pubblico un atto che si era già verificato in privato con una preghiera: la mia dedicazione a Dio.

... sta frase oggi mi fa sorridere... ne ero così convinta!

Di li in poi, le cose son andate peggiorando… non molto tempo dopo mio padre diede le dimissioni da anziano, a seguito di un periodo piuttosto duro per lui... Dopo il quale non mi pareva più lo stesso, il suo carattere sembrava essere cambiato, col tempo parte delle cose che lo avevano portato a prendere quella decisione le tirò fuori. Mi costo una notevole dose di amarezza venire a conoscenza di alcuni di quei fatti… sapevo che se lui aveva fatto una scelta del genere era perché non sopportava più quanto aveva visto e sentito. Il suo senso di giustizia è sempre stato motivo di ispirazione per me. Vederlo tanto in difficoltà mi fece attraversare una prima piccola “crisi di coscienza”, per usare le parole di Ray Franz, crisi da cui forse non mi sono mai ripresa del tutto (me ne accorgo solo ora).

Finita la scuola superiore mi iscrissi all’università, unica di tutta la congregazione e della sua storia. Tutto sommato a me gli anziani non fecero pressioni di alcun genere, sapevano che la risposta sarebbe stata “ti ringrazio fratello per la preoccupazione, tuttavia ritengo che la decisione presa spetti a me ed alla mia famiglia”. Ciò non toglie che discorsi e studi torre di guardia continuavano a trasmettere un concetto della vita universitaria che non mi tornava per niente: Università = sesso, droga, alcool in quantità e materialismo, uuuuhh soprattutto quello, mammamia.
Io che frequentavo l’università per imparare qualcosa e non per andare alle feste, non rilevavo che l’università fosse un tale luogo di perdizione e pur astenendomi dall’incoraggiare a frequentarla, ogni volta che potevo spendevo due parole in favore dell’istruzione universitaria.

La vita in congregazione per me diventava ogni giorno più difficile, passo passo mi accorgevo dei continui condizionamenti a cui eravamo soggetti, ogni cosa che non era servizio, adunanza, studio della TdGuardia era qualcosa che non andava del tutto bene. Ricordo in quei giorni ed a molte assemblee di essermi sentita un po’ in colpa perché non sentivo il desiderio di fare la pioniera. "Bisognava sentirlo, altrimenti si mancava di fede, di spirito di sacrificio!" ed io che sudavo letteralmente per uscire di casa in casa per parlare di Geova ad altri proprio non riuscivo a sentire quel desiderio.
In congregazione facevo fatica a stringere delle vere amicizie, a parte con un ragazzo che diventò il mio migliore amico, scatenando i pettegolezzi delle donnine più frustrate della sala. A questo ragazzo ho sempre voluto bene come ad un fratello e così è sempre stato, nonostante i pettegolezzi e i "vedrai fra loro ci scappa qualcosa!”. Ora lui è felicemente sposato con una brava ragazza, che non sono io.

I pettegolezzi, l’attribuire cattivi motivi agli altri, l’incoraggiamento continuo alla delazione ed alla cieca obbedienza all’autorità degli anziani che vedevo svilupparsi sempre più in congregazione, incoraggiato dagli anziani stessi, mi privava di stimoli giorno dopo giorno.
Avevo sempre maggiori perplessità su tanti temi, da quelli più “frivoli a quelli certamente più “seri”, per esempio:
- Concetto negativo dell’università (sottile sottointeso: “Non ti sto dicendo che non ci puoi andare, ma se ci vai non stai mettendo al primo posto il regno”);

- Divieto di festeggiare i compleanni (non mi ha mai convinto la base scritturale);
- Non si può dire “salute” a chi starnutisce perché in passato chi lo diceva si riferiva all’anima che usciva dal corpo con uno starnuto… ecc… (aiuto!!!);
- Niente confetti ai matrimoni!?!;
- Non si partecipa alle votazione per eleggere i rappresentanti di classe e di istituto, si viene meno alla neutralità cristiana… (eh?!);

- Non dobbiamo avere amici fra le persone del mondo (razzismo o cosa?);
- Gli amici sono coloro che la pensano come te (alla faccia dell’individualità);
- Noi non andiamo in discoteca, non si può, sono luoghi di perdizione (dunque, se c’è un posto dove non andrei è quello, ma mi è sempre sfuggita la base scritturale per questa affermazione… perché se è l’associazione con le cattive compagnie trovandomi in un luogo pubblico, allora non dovrei andare nemmeno in pizzeria);
- Le frazioni delle frazioni del sangue forse le puoi prendere, è questione della tua coscienza, ma le frazioni o il sangue no…
- Se porti la barba non sei un fratello… (non si può… uhm);
- Se sai qualcosa su quanto ha fatto un fratello, vieni a dircelo (parola degli anziani, amen);
- Se gli anziani ti dicono che non devi frequentare quel ragazzo (perché è troppo giovane), e tu continui sei una persona disobbediente, disordinata, che mette in difficoltà la congregazione e divide le famiglie;
- Non si può mettere in dubbio quanto lo schiavo fedele e discreto scrive sulle pubblicazione, anche se non è ispirato e infallibile.

Non continuo… ma ne avrei… Tutte queste cose e le altre che al momento non tiro fuori, ma che sono anche più gravi, mi mettevano in difficoltà, ma siccome ero convinta che questa fosse l’organizzazione guidata da Dio, pensavo che le cose si sarebbero sistemate, che comunque fossero da imputare a uomini imperfetti a livello locale… pensavo che chi “dispensava cibo a suo tempo” lo facesse guidato da Dio, in quanto acuto studioso della Bibbia e fervente nelle preghiere .

Poi un giorno, scopro la questione ONU che mi lascia senza parole… da li iniziano le mie ricerche… per scoprire se e quanto l’organizzazione di cui faccio parte è guidata da Dio realmente. Ho letto il primo libro di Ray Franz in 2 giorni (purtroppo o per fortuna so che quanto scrive corrisponde al vero, solo in scala giga rispetto alla scala micro che ho vissuto io)… E da quel giorno ho cercato di resettare tutto e ricominciare... dapprima grande tristezza, pianti, disorientamente... ora prevale la sensazione di essere LIBERA, anche di dire HO DEI DUBBI... io ho diritto di DUBITARE.... di chiedere e di non credere alle risposte che mi vengono date... di lasciarmi delle possibilità..." .
Un abbraccio
Novembre 2009

«E' molto facile, in nome della libertà esteriore, soffocare la libertà interiore dell'uomo» - Tagore



Crisi di coscienza,
Fedeltà a Dio
o alla propria religione?
Di Raymond Franz,
già membro del
Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova
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