Testimoni di Geova
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La mia storia con i TdG


Mi chiamo Elio e sono un ex TdG, dopo 16 anni di appartenenza ad una religione "fondamentalista" della quale abbiamo poco da rimpiangere.
Scrivo innanzitutto per fare i complimenti sul sito, alquanto esauriente e ben articolato, e soprattutto sulla missione liberale intrapresa da Achille. E' importante per coloro che si dissociano o vengono disassociati avere la possibilità di poter esprimere i propri stati d'animo, parlare delle ingiustizie subite, confrontarsi e in questo caso Achille rappresenta un valido punto di riferimento.

Dalla nascita ho frequentato la chiesa cattolica finché all'età di 8 anni la mia famiglia non fu "convinta" a convertirsi. Crescendo ho compreso di quanto i miei genitori fossero psicologicamente "plasmabili", e non parlo solo in senso religioso, in quanto ne ho avuto conferma notando altri campi della loro vita.

Il dover cambiare all'improvviso abitudini sociali e andare controcorrente, mi riferisco al rapporto con i compagni di scuola (in tema di compleanni, festività varie, associazione al di fuori dell'orario scolastico, al vedersi soli in un corridoio vuoto durante l'ora di religione), al rapporto con gli insegnanti (visti in chiave critica, come se volessero "inculcare" solo darwinismo e carriera materialistica), al rapporto con i parenti non TdG (assenza totale nelle uniche occasioni di associazione come compleanni e festività e conseguente perdita dei rapporti in quanto considerati, tra l'altro, "cattive compagnie") e alla visione totale del mondo, come se al di fuori dell'Organizzazione le persone fossero lupi cattivi pronti a sbranare le pecorelle indifese (i TdG), al momento non aveva evidenti effetti negativi su un bambino coraggioso quale dimostravo di essere.

In realtà questa chiusura totale con il mondo circostante ha creato molta diffidenza nei rapporti che ho tenuto con tutte le persone, anche all'interno dei TdG i quali pur affermandosi "fratelli" praticano un'amicizia di facciata in quanto tutti "peccano" (trasgrediscono le svariate regolette imposte nell'associazione) e hanno problemi, ma non li confidano agli altri membri perché sanno di andare a finire davanti agli "anziani" e perdere i cosiddetti "privilegi". Questa chiusura ancora compromette il mio carattere introverso ma riconosco che mi ha aiutato a non sentire la nostalgia delle "amicizie" nate nell'associazione.

Non sono mai stato un TdG "zelante" anche se mi venivano riconosciute grandi potenzialità. Non sono mai riuscito ad avere avversione per il "mondo", non ho creduto in una religione contraddittoria che non si sente parte di questo mondo ma che ne utilizza i servizi, non ho mai creduto in un dio guerrafondaio, vendicativo, che pretende prove di adorazione da persone distrutte dagli eventi della vita, non ho mai creduto allo spirito classista e razziale del vecchio testamento, non sono mai riuscito a vedere le persone alle quali testimoniavo come "capri", non mi sono mai sentito "una pecora", non sono mai riuscito a "digerire" le regolette imposte dagli anziani (taglio di capelli, basette, scarpe, scelta delle compagnie, come divertirsi, colore della cravatta!!!), non mi sono mai accontentato di leggere solo le pubblicazioni dell'associazione.

Ho amato la libertà di espressione, ho amato la vita in tutti i suoi aspetti e soprattutto ho cercato di viverla, ho amato le persone tutte, soprattutto i miei parenti, ho amato lo Stato in cui vivo e le persone che sono morte per difenderlo, per garantirmi la libertà, il diritto, il rispetto, la democrazia.

Sapevo cosa significava uscire da quell'associazione, avevo già vissuto il dramma dei miei amici disassociati, la loro cruda emarginazione, ho visto persone riassociarsi solo per non perdere i contatti con i familiari. Non posso avere risentimenti per come l'organizzazione dei TdG tratta i disassociati, in un certo senso ce lo si aspetta. Certo che viverlo in prima persona è molto toccante ma alla fine non si può avere risentimento per delle "pecorelle" imprigionate e munte nell'ovile, piuttosto nutro pena. Negli anni di frequentazione ho tuttavia affinato il senso del dovere, della dedizione, dello studio, dell'educazione, del confronto, che per un giovane è alquanto positivo.

Attualmente mi reputo felice, ho scoperto che quello che desideravo nella vita non era dipendere né da un dio né da una religione, bensì essere libero di ragionare con la mia testa nel rispetto di tutti. Credo che coloro che abbiano vissuto quella realtà debbano esternare le sensazioni e i sentimenti che hanno represso per anni in una religione per definizione... non democratica! Io lo sto facendo dopo sei anni dalla mia dissociazione. Il messaggio che vorrei lasciare a tutti coloro che vivono la mia esperienza e magari vengono emarginati dai propri parenti TdG è quello di sentirsi comunque fortunati perché liberi, seppur rammaricati per lo stato in cui versano i propri parenti. Non provate risentimento per le ingiustizie subite, sono solo vittime della loro schiavitù. Auguro a tutti un reintegro veloce nella società civile.
Elio



Crisi di coscienza,
Fedeltà a Dio
o alla propria religione?
Di Raymond Franz,
già membro del
Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova
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