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I TdG ed i compleanni

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Testimoni di Geova e compleanni




I Testimoni di Geova non festeggiano i compleanni perché ritengono che tale usanza sia contraria alla volontà di Dio. Non si tratta di una decisione personale o lasciata al giudizio coscienzioso dei singoli ma di un insegnamento ufficiale, al quale è obbligatorio attenersi, pena la disassociazione (scomunica) dall'organizzazione.

Tale divieto viene preso in considerazione anche nelle domande di verifica rivolte a coloro che si vogliono battezzare. Ecco cosa si legge infatti nel libro "Organizzati per fare la volontà di Geova", a p. 206.

Quali feste di compleanno sono menzionate nella Bibbia?
Come influisce questo sul tuo modo di considerare le feste di compleanno?

Quando si celebrava il compleanno di Erode, la figlia di Erodiade ballò alla feste e piacque tanto ad Erode che egli promise con un giuramento di darle qualunque cosa avesse chiesto. Quindi essa, dietro istigazione di sua madre, disse: ‘Dammi qui su un piatto la testa di Giovanni Battista’. Benché se ne rattristasse, il re, per riguardo verso i suoi giuramenti e verso quelli che giacevano con lui, comandò che fosse data; e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. E la sua testa fu portata su un piatto e data alla fanciulla, ed essa la portò a sua madre. - Matteo 14:6-11. Altri riferimenti: Gen. 40:20-22; Eccl. 7:1,8.

Se un TdG battezzato decide quindi di festeggiare il suo compleanno, o quello di qualcun altro, oppure permette che i propri figli partecipino a qualche festa di compleanno a scuola o all'asilo, nel caso non si dichiari pentito per questa sua condotta, verrà espulso dalla congregazione, con il conseguente ostracismo che la disassociazione comporta.

Per un adulto, evitare di festeggiare i compleanni può essere facilmente accettabile, magari con qualche lieve imbarazzo in alcuni momenti. Ben diversa è la situazione quando ad essere coinvolti sono dei bambini piccoli. I genitori TdG, infatti, insegnano ai loro figli che non è giusto festeggiare nemmeno il compleanno dei propri coetanei e che non si devono quindi né fare gli auguri, né mangiare la classica torta di compleanno. Al bambino viene insegnato che chi festeggia il compleanno compie un'azione che "dispiace a Geova" e che partecipare a tale festa significa commettere un atto idolatrico. È facile intuire quali conseguenze psicologiche possono avere origine nella mente del piccolo da questo modo di considerare il comportamento dei suoi coetanei.

Non è sempre stato così


Inizialmente i TdG non vedevano però nulla di male nel festeggiare i compleanni, come si legge nella Torre di Guardia del 15/10/1998, p. 30:

Ebbene, al principio di questo secolo, gli Studenti Biblici, come si chiamavano allora i testimoni di Geova, festeggiavano i compleanni. Molti di loro li annotavano in un libro detto Manna celestegiornaliera, che conteneva un versetto biblico per ogni giorno. Molti cristiani mettevano delle piccole foto di altri Studenti Biblici nelle pagine corrispondenti al loro compleanno. Inoltre La Torre diGuardia (inglese) del 15 febbraio 1909 riferì che a un’assemblea tenuta a Jacksonville (Florida) il fratello Russell, all’epoca presidente della Società, era stato accompagnato sul palco. Perché? Gli era stato offerto un inaspettato regalo di compleanno: alcune cassette di pompelmi, ananas e arance. Questo ci dà un’idea di ciò che si faceva in passato.


L'articolo originale a cui si fa riferimento nella succitata rivista.

Traduzione

Nel giorno della chiusura del convegno il fratello Russell con un pretesto fu accompagnato sul palco del convegno, dove poi lo informarono che l'assemblea, in considerazione del fatto che quel giorno era l'anniversario della sua nascita, intendeva esprimergli il suo amore in una maniera concreta e, concludendo che il fratello Russell avrebbe maggiormente apprezzato un dono di compleanno del quale avrebbe gioito con la famiglia della Casa Biblica, gli avevano spedito ad Allegheny una cassetta di pompelmi, una di ananas e due di dolci aranci della Florida. Gli fu consegnata la bolletta (di spedizione) e l'espressa ricevuta, accompagnata da parole di conforto da parte del Presidente della riunione, nel nome dell'intera assemblea. Egli parlò con gran sentimento, con il quale gli occhi inumiditi della gran parte degli ascoltatori dimostrò profonda simpatia. Il fratello Russell rispose con poche parole, ringraziando i cari amici e assicurando loro che soprattutto egli apprezzava l'amore che ha spinto a ciò e che sapessero insieme all'amore e all'affetto del Signore egli lodava l'amore dei fratelli.

Erano passati trent'anni da che venne fondata la Watch Tower Society (WTS) e tale consuetudine continuò per circa altri venti anni, fino a qualche tempo dopo il 1926, quando Rutherford, il secondo presidente della WTS, proibì i compleanni. Nessuno prima di allora aveva mai sollevato obiezioni a tale consuetudine.

È piuttosto strano che ci siano voluti circa cinquant'anni per comprendere che questa usanza non sarebbe biblicamente corretta, che sarebbe "disapprovata da Dio", specialmente se si considera che la WTS insegna che nel 1919 Dio stesso avrebbe purificato l'organizzazione dalle "contaminazioni pagane".

Quali sono le "ragioni scritturali"?


Quali sono le presunte  "ragioni bibliche" per cui i TdG hanno cominciato ad insegnare che non è corretto festeggiare il compleanno?

Salomè danza al compleanno di Erode
(Prato - Filippo Lippi)

Trascrivo da una delle tante pubblicazioni della WTS che parlano dell'argomento (inserendo qualche  commento tra parentesi quadre):

*** w94 15/7 p. 25 Le feste di compleanno e la loro scia di morte ***


Le feste di compleanno e la loro scia di morte [già il titolo è tutto un programma...]

OGGI la maggioranza delle persone considera le feste di compleanno un'usanza innocua. Ma la Bibbia non la presenta in una luce favorevole. Per di più nelle Scritture non c'è nessuna indicazione che i fedeli servitori di Dio celebrassero i compleanni [come vedremo in seguito, pare invece che Giobbe e famiglia festeggiassero i compleanni...]

Gli unici due compleanni menzionati nella Bibbia sono quelli di due governanti che erano nemici di Dio. In ciascuna delle due feste ci fu un'esecuzione capitale, affinché gli ospiti potessero gongolare per la morte di qualcuno che era caduto in disgrazia presso il re. Nel primo caso, il faraone d'Egitto fece mettere a morte il capo dei panettieri. (Genesi 40:2, 3, 20, 22) Il sovrano egiziano fece questo durante il banchetto perché si era indignato con il suo servitore. Nel secondo caso Erode, l'immorale governante della Galilea, fece decapitare Giovanni il Battezzatore per accontentare una ragazza che aveva danzato alla festa e gli era piaciuta molto. Che scene raccapriccianti! - Matteo 14:6-11.

Ma la Bibbia non avrà messo a fuoco due compleanni del tutto eccezionali? In effetti no. L'antico storico ebreo Giuseppe Flavio fa capire che questi non erano episodi straordinari. Egli narra altri casi che confermano l'usanza di giustiziare qualcuno durante i festeggiamenti del compleanno.

Se ne ebbero degli esempi dopo la distruzione di Gerusalemme nel 70 E.V., in cui perirono 1.000.000 di ebrei e 97.000 furono fatti prigionieri. Mentre era diretto a Roma, il generale romano Tito condusse i prigionieri ebrei nel vicino porto di Cesarea.

Giuseppe Flavio scrive: "Durante il soggiorno in tale città, egli festeggiò splendidamente il compleanno di suo fratello, dando anche corso in suo onore a gran parte della punizione dei giudei. Infatti furono più di duemila e cinquecento quelli che caddero nei combattimenti contro le fiere o duellando gli uni contro gli altri o perirono tra le fiamme. . . .

Cesare si trasferì poi a Berito [Beirut], che è una città della Fenicia colonia dei romani, e vi si trattenne più a lungo celebrando con maggiore sontuosità il compleanno del padre sia per la magnificenza degli spettacoli, sia per le altre forme di liberalità escogitate. La gran massa dei prigionieri trovò la stessa morte che ho detto prima". - La guerra giudaica, a cura di G. Vitucci, 3a ed., Mondadori, Milano, 1982, VII, 37-40.

Non desta meraviglia che un dizionario biblico affermi: "In tempi posteriori [Posteriori a che cosa? E prima di questi "tempi posteriori" che cosa facevano gli ebrei? Festeggiavano o non festeggiavano?] gli ebrei considerarono le feste di compleanno come parte di un'adorazione idolatrica, opinione che sarebbe stata abbondantemente confermata da ciò che vedevano nelle comuni usanze seguite in tali occasioni". - The Imperial Bible-Dictionary.

I fedeli cristiani del I secolo non se la sarebbero sentita di seguire un'usanza presentata in una luce così negativa dalla Bibbia e celebrata in modo così truculento dai romani. Oggi i veri cristiani sanno che i racconti biblici relativi ai compleanni fanno parte delle cose scritte per loro istruzione. (Romani 15:4) Evitano di celebrare i compleanni perché sono feste in cui si dà eccessiva importanza all'individuo [i TdG festeggiano normalmente gli anniversari di matrimonio (anche se nella Bibbia non si parla di questa usanza). In alcuni casi invitano parenti e conoscenti e si fa molta festa intorno agli sposi, che vengono quindi messi al centro dell'attenzione...].

Quel che più conta, i servitori di Geova tengono saggiamente conto della luce sfavorevole in cui i compleanni sono presentati nella Bibbia.

Queste sono le "motivazioni bibliche" dei TdG. Vi sembrano convincenti? Il fatto che anticamente le feste di compleanno fossero accompagnate in alcuni casi da celebrazioni idolatriche, dovrebbe rendere illecito festeggiare anche oggi i compleanni?

Notate cosa ha scritto la Watchtower a proposito di altre usanze la cui origine risale al paganesimo. Nella Svegliatevi! dell'8/6/02, a pag. 24, parlando del "Luau hawaiano" - un'antica tradizione pagana -, nella nota in calce viene detto (il grassetto è mio): «Anche se in origine il Luau potrebbe aver avuto qualche legame con la falsa religione, oggi il termine indica semplicemente un banchetto hawaiano. Pertanto molti cristiani possono decidere in coscienza di parteciparvi». Ma allora perché non seguire lo stesso ragionamento anche per i compleanni?

Sempre a proposito di questa usanza hawaiana, nel numero di Svegliatevi! dell'8 aprile 2003, pag. 30, la Società ha scritto:
«Come si osserva nella nota in calce a pagina 24, anche se in origine il luau potrebbe aver avuto qualche legame con la falsa religione, oggi il termine indica semplicemente un banchetto hawaiano. Potrebbe essere o non essere appropriato che un cristiano partecipi a uno specifico raduno definito "luau". Come in ogni altro aspetto della vita, i cristiani dovrebbero prendere decisioni che permettano loro di avere una coscienza pura dinanzi a Geova Dio»
(si veda anche questa pagina: link).

Sullo stesso tenore, in un articolo pubblicato nella Svegliatevi! del 8/9/1977, pp. 12-15, si esponevano delle significative osservazioni in relazione a come "considerare le forme e i disegni che in qualche tempo o in qualche luogo hanno avuto a che fare con la falsa religione":

*** g77 8/6 pp. 12-15 Sono ornamenti idolatrici? ***


Può sorgere questa domanda quando scegliete la carta da parati per la vostra casa, la fantasia di una cravatta o di un vestito, o quando dovete acquistare oggetti come gemelli per i polsini, un braccialetto o una collana. Può sorgere anche in relazione al disegno di lampade o piatti. Forse vi chiedete: ‘Questo disegno ha qualcosa a che fare con l’adorazione idolatrica?’ Oppure qualche conoscente vi indurrà a riflettere facendovi questa domanda. Voi volete fare ciò che è giusto, ma qual è la cosa giusta? ...

Bisogna saper distinguere

Serpenti, croci, stelle, uccelli, fiori . . . sì, c’è un’infinità di disegni e simboli che una volta o l’altra sono stati messi in relazione con l’adorazione idolatrica. Come può dunque il cristiano sincero sapere cosa evitare e cosa ritenere privo di importanza?

Certo, non si può dire che non abbia alcuna importanza quali ornamenti il cristiano ha in casa sua o sulla sua persona. ... È dunque corretto evitare ornamenti che farebbero mettere la persona in relazione con l’adorazione idolatrica.

D’altra parte, il semplice fatto che gli adoratori di idoli, in qualche tempo o in qualche luogo, usassero un certo disegno non significa automaticamente che i veri adoratori debbano sempre evitarlo. Per esempio, figure di palme, melograni e tori facevano parte del disegno del tempio di Geova a Gerusalemme. (1 Re 6:29-35; 7:15-18, 23-25) Il fatto che altre religioni usassero come simboli dell’adorazione idolatrica queste cose naturali create da Dio non rendeva errato che i veri adoratori le usassero a scopo ornamentale. Chi visitava il tempio poteva vedere che il popolo di Dio non adorava questi ornamenti né li venerava come simboli sacri.

Un altro fattore da considerare è il significato che ha un certo disegno nel luogo dove abitate.

Le cose cambiano


Molte volte il significato cambierà secondo il luogo e l’epoca. Una certa figura può avere un significato particolare per chi la vede in un certo tempo e in un certo luogo, ma un significato diverso per chi la vede in un altro posto o in un’altra epoca. ... Un simbolo può assumere un significato diverso anche in un altro senso. Un simbolo religioso pagano può perdere il suo significato religioso. ... Di che cosa deve dunque interessarsi primariamente il cristiano? Non di quello che un certo simbolo o disegno poteva significare migliaia d’anni fa o di come potrebbe essere considerato dall’altra parte del mondo, ma di ciò che significa ora per la maggioranza delle persone nel luogo dove abita.

Non si può quindi dire la stessa cosa dell'usanza dei compleanni? Chiediamo di nuovo: perché il fatto che anticamente queste celebrazioni fossero accompagnate da azioni idolatriche, dovrebbe renderle illecite oggi, quando il loro significato è completamente cambiato e anche del tutto dimenticato?

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Origene e i compleanni


In una pubblicazione della Watchtower ("Perspicacia", p. 526) si legge quanto segue:

"Origene [scrittore del III secolo E.V.] . . . insiste che ‘di tutte le sante persone menzionate nelle Scritture, non si narra di nessuna che osservasse una festa o che tenesse un grande banchetto nel suo genetliaco. Solo i peccatori (come Faraone ed Erode) si rallegrano grandemente del giorno in cui vennero in questo basso mondo’". The Catholic Encyclopedia, 1913, vol. X, p. 709.

Questa citazione, tratta dall'edizione di un'enciclopedia del 1913, sembra però priva di un pensiero essenziale per la sua corretta comprensione (si notino i puntini di sospensione). In un'edizione online di The Catholic Encyclopedia il pensiero viene espresso in questo modo:

Origen, glancing perhaps at the discreditable imperial Natalitia, asserts (in Lev. Hom. viii in Migne, P.G., XII, 495) that in the Scriptures sinners alone, not saints, celebrate their birthday (Catholic encyclopedia, alla voce Christmas: link)

Traduzione: Origene, riferendosi forse ai disdicevoli Natalitia imperiali, asserisce (in Lev. Hom. viii in Migne, P.G., XII, 495) che nelle Scritture solo i peccatori celebravano il loro compleanno, ma non i santi. (Il grassetto è aggiunto).

Innanzitutto va osservato che non tutto quello che dice Origene è vero. Inoltre, resta il fatto che il compleanno veniva contestato da qualcuno perché prevedeva cerimonie idolatriche, specie quello dell'imperatore. Finito il paganesimo, finì il divieto.

Certamente oggi nessuno mangia la torta con le candele accese per difendersi dai demoni. Il significato di tali usanze è stato completamente dimenticato da secoli. Che poi i TdG si vogliano differenziare dal resto del mondo con divieti il cui senso è sparito da centinaia di anni, questo è solamente un procedimento per affermare la propria diversità "settaria" e non un obbligo morale richiesto dalle Scritture.

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Tertulliano e le usanze pagane


Nel sottotitolo della traduzione italiana del De Idolatria di Tertulliano (Gino Mazzoni, 1934), al capitolo XV, si legge quanto segue:

Perché festa di luci e di frondi sulle facciate delle case nel giorno natalizio degli Imperatori? non è questa forse idolatria? Che ne dici dunque di questa pompa? Se è atto di onore ad un idolo, è evidente che siamo in piena colpa d'idolatria; se questo atto di ossequio si presta ad un uomo, riflettiamo che ogni specie d'idolatria risale appunto all'idea e al culto dell'uomo, perché null'altro che uomini furono gli Dei pagani; e questo è chiaro: niente pertanto importa se questi riti superstiziosi si celebrino per uomini di questa età o per appartenenti alle passate: l'idolatria non è condannata per le persone che vi possono essere implicate, ma per tutte quelle cerimonie che riguardano solo potenze demoniache.

Il discorso di Tertulliano, forse lo scrittore cristiano più intollerante, conferma quello che diceva l'enciclopedia cattolica succitata: festeggiare il compleanno dell'imperatore era considerato idolatria perché prevedeva l'onore all'imperatore in quanto divinità. Naturalmente, una volta che il culto dell'imperatore scomparve, e nessuno più credeva alle divinità pagane, anche questo divieto non aveva più senso. Inoltre, quello che scrive Tertulliano solitamente non è quello che facevano gli altri; proprio perché considerava troppo lassista la disciplina della Chiesa cartaginese, aderì all'eresia montanista.

Sono molto interessanti anche le seguenti osservazioni di Tertulliano, riportate nel De Idolatria:

Per quello che riguarda poi la frequenza delle adunanze pubbliche e private, di certe cerimonie, come quella inerente al rivestimento della toga virile o tutto quanto interessa i riti nuziali, o l'imposizione del nome, ai fanciulli io penso che non si debba affatto preoccuparsi del pericolo di cadere nella colpa d'idolatria., Bisogna considerare quale sia la causa per la quale si prende parte al compimento di tali riti: io penso che in se stesse quelle cerimonie non abbiano alcunché di peccaminoso: l'abito virile, la promessa di fede matrimoniale, colla consegna dell'anello, le nozze stesse, non sono affatto congiunti con qualcosa d'idolatria.

Quindi, per quanto intransigente, anche Tertulliano non vedeva nulla di male nell'accettare e praticare usanze e consuetudini del suo tempo, che in se stesse non avevano nulla di peccaminoso o di idolatrico. Perché quindi non si può avere la stessa attitudine nei confronti della festa del compleanno?

I TdG dovrebbero limitarsi ad esporre delle informazioni sulle origini delle varie usanze e lasciare poi alla decisione dei singoli se seguire o meno tali consuetudini, così come fanno, per esempio, con la celebrazione degli anniversari di matrimonio: questa ricorrenza viene permessa, si tratta di una decisione che deve essere presa dai singoli. Eppure non risulta che i fedeli servitori di Dio del passato celebrassero gli anniversari di matrimonio e la Bibbia non ne parla.

Si tratta evidentemente di una consuetudine sorta in tempi relativamente recenti.  Si può tuttavia osservare che se nel passato fossero esistiti gli anniversari di matrimonio e se tali ricorrenze fossero state accompagnate da atti idolatrici, i cristiani (o i fedeli vissuti prima di Cristo) avrebbero probabilmente evitato di celebrare anche gli anniversari.

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Giobbe e i compleanni


La preghiera di Giobbe
(M. Chagall)

È vero che "nelle Scritture non c'è nessuna indicazione che i fedeli servitori di Dio celebrassero i compleanni", come sostiene la WTS? Nella famiglia di Giobbe sembra che i compleanni venissero regolarmente festeggiati. Vediamo innanzitutto con quali parole in questo libro viene indicato il giorno della nascita. Cito dalla versione della CEI:

«Dopo, Giobbe aprì la bocca e maledisse il suo giorno» (Giobbe 3:1).

Cosa si intende in questo passo con "il suo giorno"? Basta leggere il versetto 3 per comprenderlo:

«Perisca il giorno in cui nacqui e la notte in cui si disse: "È stato concepito un uomo!"».

È chiaro che l'espressione "il suo giorno" si riferisce al giorno della nascita di Giobbe (si confronti il passo analogo di Ger. 20:14,15).

Troviamo la stessa espressione ("suo giorno") anche nel capitolo uno del libro di Giobbe:

«Ora i suoi figli [di Giobbe] solevano andare a fare banchetti in casa di uno di loro, ciascuno nel suo giorno, e mandavano a invitare anche le loro tre sorelle per mangiare e bere insieme».

È possibile che con l'espressione "nel suo giorno" ci si riferisca al giorno della nascita di ciascuno dei figli di Giobbe? La semplice lettura di questo passo, secondo il contesto, sembrerebbe indicarlo. Se così fosse, ecco che si avrebbe un'indicazione biblica che anche devoti servitori di Dio del passato celebravano i compleanni.

La WTS nega però tale conclusione sostenendo che l'espressione ebraica "il suo giorno" sia diversa da "giorno di compleanno". Ecco cosa si legge su ciò nel libro "Perspicacia", a p. 525:

I figli di Giobbe tenevano "un banchetto nella casa di ciascuno nel suo proprio giorno", ma non c’è ragione di supporre che celebrassero i rispettivi compleanni. (Gb 1:4) In questo caso "giorno" traduce la parola ebraica yohm e si riferisce al periodo di tempo che va dall’alba al tramonto. Invece "compleanno" corrisponde a una parola composta dai due termini ebraici yohm (giorno) e hullèdheth. Questa distinzione fra "giorno" e giorno del compleanno si può notare in Genesi 40:20, dove compaiono entrambi: "Ora avvenne che il terzo giorno [yohm] era il compleanno [lett. "il giorno (yohm) della nascita (hullèdheth)"] di Faraone".

È dunque certo che Giobbe 1:4 non si riferisce a un compleanno, com’è invece senza dubbio il caso in Genesi 40:20. Sembrerebbe che i sette figli di Giobbe tenessero una riunione di famiglia (forse una festa di primavera o della mietitura) e che nel giro di una settimana ciascun figlio tenesse un banchetto in casa sua "nel suo proprio giorno".

Come si nota, la WTS si limita ad esporre delle supposizioni sul significato di queste feste, ipotesi che non sembrano comunque confermate dal contesto. I passi di Giobbe 3:1,3 lasciano ben pochi dubbi sul significato dell'espressione "il suo giorno". Se qualcuno dice "festeggio il mio giorno" e subito dopo aggiunge "il giorno in cui sono nato", non può esserci alcun dubbio sul fatto che si sta parlando del compleanno.

Alcune fonti che dicono che in Giobbe 1:4 vi è un riferimento ai compleanni. Ecco, per esempio, come traduce questo versetto una versione inglese:

«His sons went and held a feast in the house of each one on his birthday; and they sent and called for their three sisters to eat and to drink with them» (link).

Un dizionario biblico (Smith's Bible Dictionary), alla voce Birthday, dice:

Birthday: The custom of observing birthdays is very ancient, Ge 40:20; Jer 20:15 and in Job 1:4 etc., we read that Job's sons "feasted every one his day." In Persia birthdays were celebrated with peculiar honors and banquets, and in Egypt those of the king were kept with great pomp. It is very probable that in Mt 14:6 the feast to commemorate Herod's accession is intended, for we know that such feasts were common, and were called "the day of the king." Ho 7:5 (link).

Anche un commentario biblico vede in Giobbe 1:4 la celebrazione del compleanno:

«4. every one his day - namely, the birthday (Job 3:1)...» (link).

Non si può quindi escludere, dogmaticamente, che Giobbe e la sua famiglia festeggiassero i compleanni. E di conseguenza anche le sicure affermazioni della WTS secondo cui "nelle Scritture non c'è nessuna indicazione che i fedeli servitori di Dio celebrassero i compleanni" non si basano su dati certi, dato che, invece, qualche "indicazione" nelle Scritture la si può trovare.

Crisi di coscienza,
Fedeltà a Dio
o alla propria religione?
Di Raymond Franz,
già membro del
Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova
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02/04/2021
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