Testimoni di Geova
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La storia di un giovane ex


Mi chiamo Alessio, ho attualmente quasi 22 anni e la mia esperienza all'interno dei TdG va dai 6 anni ai 16 anni circa, un decennio che abbraccia infanzia e buona parte dell'adolescenza, anni cruciali, soprattutto gli ultimi, di cui spesso si hanno poche testimonianze da parte di chi li ha vissuti all'interno dell'organizzazione.

Com'è facile immaginare, il mio primo contatto con la realtà geovista non è avvenuto per adesione volontaria, ma per cause di forza maggiore: mia madre aveva da poco iniziato a studiare con i TdG e, noncurante dei tentativi di dissuasione della famiglia, cadde presto vittima della setta e, ovviamente, da brava adepta che deve "inculcare la verità nei figli", cercò di trascinare nel baratro anche me.

Ero un bambino particolarmente vivace e brioso (per i TdG un bambino che disturba) e detestai ben presto le adunanze: per me era una tortura stare zitto e ingessato su una sedia per ore facendo finta di ascoltare, di capire e persino di trovare "edificante" un eloquio fastidioso dai toni autoritari/fanatici/intimidatori o pacati/buonisti/patetici, pena gli sguardi severi di tanti adulti sconosciuti, le minacce verbali di punizioni varie e, se non bastava, le classiche sculacciate in bagno, perché è giusto picchiare i propri figli per "disciplinarli" ma non è bello farlo davanti agli altri...

Le persone di quell'ambiente mi sembravano "strane", irreali, in qualche modo insane, con una sorta di alone nero intorno e diverse da tutte quelle conosciute in famiglia, a scuola o in qualunque altro posto. Col passare del tempo e il definitivo battesimo di mia madre, crebbero inevitabilmente le note dolenti... Il disagio non era più circoscritto alle ore di adunanza, ma si estendeva al mondo reale, ben oltre i confini della sala del regno. Un bravo TdG dev'essere tale 24 ore su 24 e mia madre si aspettava che io mi comportassi sempre concordemente con il volere di Geova, poco importava se non ero d'accordo.

Ma io volevo semplicemente essere un bambino normale, fare quello che facevano i miei coetanei, i miei amici "del mondo"... le persone normali.  E mi ribellavo a mia madre e per questo venivo trattato come un figlio "cattivo", che non vuole che gli si insegni "la differenza tra il bene e il male" e che non vuole "crescere secondo la verità", cosa che comportava inevitabilmente punizioni e botte per costringermi ad obbedire (non ero un cliente facile).

Cercavo di restare sempre attaccato con i denti alla vita vera, quella nel mondo reale, per me l'ambiente geovista era solo una spiacevole parentesi con cui dovevo interagire mio malgrado. Così per vergogna (e per dignità) cercavo di nascondere al resto del mondo il coinvolgimento mio e di mia madre coi TdG, cosa che portava a dover mentire continuamente per dare spiegazioni ad amici e compagni di classe, per giustificare il fatto che non prendevo parte all'ora di religione, o non andavo ai compleanni (né festeggiavo il mio!), o al carnevale, a dovermi autoescludere da recite natalizie e in generale da tutti quegli eventi a cui un bambino non vede l'ora di partecipare, ritagliandomi il ruolo della pecora nera. E ci tengo a sottolineare come tutto questo avvenisse nonostante io dicessi a mia madre quanto la cosa mi desse noia e come per un TdG l'obbedienza alla propria setta venga prima del bene dei propri figli e del loro diritto di crescere e svilupparsi in maniera sana ed equilibrata all'interno del gruppo dei propri coetanei.

Ma, come dicevo, nonostante le forzature, ebbi sempre la tenacia di respingere i tentativi, spesso subdoli, di assoggettarmi al loro culto. Alle volte certi conduttori di studio di libro o di Torre di Guardia mi prendevano da una parte prima dell'adunanza e con tono suadente o autoritario mi dicevano: "Caro Alessio, oggi quando farò la tale domanda, vorrei che tu alzassi la mano e rispondessi, leggendo dal tale rigo al tale rigo", nella speranza che dopo averlo fatto qualche volta "in automatico" avrei poi continuato a farlo di mia iniziativa, come un bravo animale da circo che si fa ammaestrare. Peccato che quando vedevo avvicinarsi il paragrafo con la domanda "concordata" mi dileguavo con una scusa e tanti saluti, salvo poi dovermi subire il rimprovero a sfondo denigratorio a fine adunanza: "Alessio, non hai risposto! Ma guarda, ha risposto persino il figlio di Tizio che ha 5 anni... non dirmi che non riesci a fare una cosa che sa fare persino un bambino?"

Un'altra volta mi rifiutai categoricamente di fare il mio primo discorso quando un anziano, dopo miei ripetuti dinieghi, mi iscrisse ugualmente di SUA iniziativa alla scuola di ministero e mi assegnò un discorso, senza che né io né mia madre glielo avessimo mai chiesto, forse credendo di fregarmi mettendomi davanti al fatto compiuto, o forse perché è proprio nel DNA di questo culto seguire le regole imposte ignorando l'opinione dell'individuo.

Declinavo tutti gli inviti ad andare in servizio con altri "fratelli" o "sorelle", o a casa loro, o a pranzo insieme, o a frequentarli in qualunque modo al di fuori degli orari delle adunanze... e poche furono le volte in cui accettai di unirmi a loro, ma di queste poche vale la pena ricordarne una. Una volta fu organizzata una "festa", che tra l'altro si teneva a casa di una ragazza mia coetanea molto attraente (e infatti spesso il tempo alle adunanze lo passavo a guardare lei ^_^)

Ricordo che ci andai più che volentieri fiducioso che sarebbe stata l'occasione giusta per trovarli un po' più simpatici, visto che per una volta sembravano volersi comportare da persone normali e sensate... ma tra i TdG niente è normale e sensato... e così una volta sul posto... sorpresa! tutto era stato organizzato a puntino: al posto della musica c'erano le melodie dei cantici, era stata già programmata a tavolino una precisa sequenza di giochi da festa sì, ma completamente riadattati a sfondo geovista, quindi una semplice caccia al tesoro doveva avere per forza indizi biblici, un quiz a premi verteva su domande che riguardavano dottrine, credenze e ideologie geoviste... insomma non una festa per ragazzi e bambini ma un mero pretesto per una grande messa in scena a scopo manipolatorio in cui avveduti adulti tramite il gioco cercavano d'installare o rafforzare le proprie credenze religiose nelle menti dei più giovani, mettendoli in competizione l'un con l'altro, premiando chi si dimostrava più indottrinato e dando discredito a chi invece non sapeva o non voleva fare altrettanto. Un vero schifo! Una cosa offensiva e squallida.

E così passavano gli anni, tra adunanze a cui andavo sempre più di malumore (ma che non serviva a scoraggiare nessuno dalla fanatica missione di indottrinarmi) e sofferte rinunce alla vita vera, perché ora che l'adolescenza si affacciava non si trattava più di dire di no a compleanni e festività per bambini, ma si trattava di vedersi passare davanti le occasioni di formarsi e affermarsi con una propria personalità nel mondo adulto e di fare preziose esperienze formative con i propri coetanei. E con la sofferenza della rinuncia e del rimpianto cresceva l'odio per i TdG e la consapevolezza dell'assurdità, dell'autolesionismo, della negatività delle loro dottrine.

Tuttavia non avevo ancora il coraggio di darci un taglio netto: temevo la reazione di mia madre, le implicazioni che avrebbe avuto il mio rifiuto sulla già precaria situazione famigliare. Ma l'occasione giusta arrivò neanche a farlo apposta proprio grazie a una questione d'amore, altra esperienza rigorosamente proibita ai giovani TdG (e non solo!). Avevo conosciuto una ragazza meravigliosa (naturalmente "del mondo") e così una bella domenica pomeriggio dissi a mia madre che non sarei andato all'adunanza, ma al cinema con lei e dissi che avrei continuato così per sempre, senza rimettere più piede alla sala del regno... Detto fatto... quel pomeriggio (e innumerevoli altri a seguire) lo passai con una delle persone che abbia amato di più in vita mia e che pur senza saperlo mi ha dato il necessario sostegno affettivo a superare quel momento delicato.

Col tempo mia madre prese quasi con rassegnazione il mio distacco dalla setta, "renderai conto a Dio" mi disse, ma mai si è sentita in colpa per quello che mi ha fatto passare, l'unico errore che ha riconosciuto di aver fatto semmai è stato quello di essere stata troppo permissiva nei miei confronti e che se potesse tornare indietro sarebbe ancora più repressiva.

Ora sono passati quasi 7 anni da quando ho smesso di frequentare i TdG, finalmente sto bene, sono felice, mi sono rifatto una vita vera, quella che volevo. Ho cercato Dio e l'ho trovato, l'ho trovato nella maniera più diretta e spontanea possibile: per conto mio, senza che nessuno me Lo presentasse, pregando e aprendogli il mio cuore e davvero tante volte ho visto la Sua mano intervenire concretamente nelle mie vicende personali. Vedo tutto con più chiarezza, ho perdonato mia madre, che però è ancora dentro, in quel carcere mentale che è la Torre di Guardia, confido nel fatto che presto possa venirne fuori e se posso fare qualcosa per darle il mio aiuto la farò.

Saluti a tutti e che Dio sia con ognuno di voi

Alessio
e-mail: als20@email.it



Crisi di coscienza,
Fedeltà a Dio
o alla propria religione?
Di Raymond Franz,
già membro del
Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova
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