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Questa è la mia vita

Testimonianza inviata nel forum il 9 febbraio 2007 (link)

Sono nata nel 1975, in una famiglia con papà anziano molto carismatico ma molto intransigente sui principi e una mamma devota alla famiglia e ai doveri teocratici. La tipica famiglia perfetta dal punto dei TdG ma, meno male, sempre molto flessibile. Non avevamo lo studio personale o familiare regolarmente però eravamo regolari sulle altre cose, adunanze e predicazione.

L'INFANZIA


Ogni bambino vive a modo suo l'impronta TdG. C'è chi ne va orgoglioso da piccolo e si crede meglio dei suoi compagni di classe perché detiene la verità, e c'è chi la vive male, come è capitato a me. Avevo vergogna di dire che ero TdG, ma tanto tutti lo sapevano perché i professori venivano messi al corrente regolarmente per non farci partecipare a preparazioni, giochi o feste "pagane" (natale, pasqua, compleanni, ricorrenze ecc). Mi sono sempre sentita:
1.inferiore ai compagni di classe, visto che non ero "normale" come loro.
2.angosciata dalla paura costante di non essere al altezza di Armaghedon che sarebbe arrivato presto. Paura di vedere Armaghedon, paura di vedere la mia migliore amica distrutta ad Armaghedon. paura del concetto dell'eternità (questa venne più tardi).

Meno male che i bei disegni nelle riviste erano sempre lì per farti immaginare il terrore di Armaghedon: gente che cade nella terra che si apre, incastrata nelle macchine che vengono inghiottire dal terremoto, palazzi che bruciano, sciacalli, ecc. magnifico.

Andavo spesso dal dottore o mia mamma mi curava con l'omeopatia per i miei sintomi di angoscia, ma erano sempre li.
Ricordo l'assemblea di distretto del 1985, ero seduta tranquilla vicino ai miei (avevo 9 anni), quando sentii l'oratore sul podio dire: «Cari fratelli, l'anno 1986 è stato dichiarato l'anno della pace e sicurezza: leggiamo 1Tessalonicesi 5:3 - allora quando diranno pace e sicurezza un improvvisa distruzione si abbatterà su di loro, blablabla.

L'orrore, io che speravo che Armaghedon venisse il più tardi possibile!!!  Mi girai, e chiesi a mia madre: "Mamma, cosa vuol dire???". Lei rispose con tono dolce: Beh che forse Armaghedon verrà l'anno prossimo!!! Io mi misi a piangere a singhiozzi durante il cantico, no, no, no, non poteva essere già qui!! e io? passerò??? e la mia amica lei no di certo!! lei sarà distrutta. No no, era insopportabile.

Piansi fino a sera facendo tenerezza a tutti, che stupidità, altro che tenerezza. Qui si parla di shock emotivi che ti modellano il carattere per tutta la vita!!!

Continuai pertanto ad impegnarmi e lo feci con il cuore perché ci credevo perché non poteva essere altrimenti. Proclamatrice a 10 anni, discorsi da schianto senza schema, brava figlia di anziano.

L'ADOLESCENZA


Ecco il momento di «sogno-rybelle». Iniziai le scuole medie, e lì un'adolescenza ribelle (ma di nascosto) perché non volevo che mio padre perdesse gli incarichi e non volevo creargli dispiacere... a lui e alla mamma. Perciò a 14 anni mi feci un fidanzatino al mese alle scuole medie... niente di molto grave ma grave agli occhi dei TdG. I miei seppero certe cose e la passai brutta.

A sedici anni frequentai sull'ambiente del lavoro un fratello amico d'infanzia. Fu una storia passionale ed esplosiva, ne combinai di tutti i colori... e mi accorsi che per finire lui era peggio dei fidanzatini del mondo (ma ora con distacco mi accorgo che è stato tutto normale per due ragazzi di quell'età che si vogliono bene). Era battezzato ed io no, avevo sensi di colpa perché avevamo commesso immoralità e lui mi ricattava: "Se mi lasci lo vado a dire ai anziani"...

Un giorno, durante una lite esplosiva (come spesso ce n'erano), mi disse che andava dagli anziani... cosicché io feci prima di lui ed andai a confessare tutto... Fu la fine del mondo... L'anziano voleva sapere come era successo.. quante volte... dove me l'aveva messo... (scusate, è crudo ma è la verità)... insomma, un'umiliazione totale...

Poi i miei che vengono a saperlo... fine del mondo a casa... dispiacere enorme, neanche avessi ammazzato qualcuno... il sentimento di colpa, di umiliazione, di sbaglio che ti senti è terribile. Poi evidentemente venne a saperlo la metà della circoscrizione. A quell'epoca (anni '90) era uno scandalo.

POST-ADOLESCENZA


Passato l'uragano, rimasi agli occhi di tutti una persona dubbiosa, ma ero la ribelle con il cerchio d'angioletto in testa.  Continuavo a persistere nella mia attitudine ribelle ma provavo a nasconderlo per non pagarne le amare conseguenze, cioè:
- mio padre rimosso
- io che non potevo vivere senza l'organizzazione, visto che era la mia unica salvezza.
E poi ogni sera chiedevo scusa a Geova con una bella preghiera, patetico...

Mi misi a rifrequentare un bravissimo ragazzo del mondo (fidanzatino delle medie), che è tuttora mio marito. Ci amavamo come dei pazzi ma dentro di me pensavo che eravamo destinati a lasciarci perché lui non voleva diventare TdG e io non potevo lasciare i TdG e non potevo tollerare di avere un marito con un altro credo. (La solita attitudine dei diciottenni testardi che sanno tutto della vita).

Cosi a forza di predicargli e a forza di integrarlo nella nostra cerchia di "cari giovani fratelli amorevoli" lui si mise a studiare e si mise contro tutta la sua famiglia. Così finalmente potemmo mostrarci a tutti.

Lì iniziarono i problemi per la nostra famiglia, perché finalmente era tutto alla luce. I figli del fratello X non sono d'esempio, fidanzata con un incredulo, gonne troppo corte e assidui frequentatori di concerti. (???)
Insomma, ogni occasione era buona per gli anziani per attaccare mio padre che ci difendeva di rado perché lui era a cavallo sui principi, uomo tutto d'un pezzo.

A 22 anni decidiamo di sposarci per avere almeno un po' di fiato e per vivere insieme. 22 anni. I matrimoni dei bambini li chiamo oggi.
Come possono due persone di quell'età assumere tutte queste responsabilità senza avere frustrazioni in seguito da adulti? Responsabilità del lavoro di entrambi, della sala, della predicazione, della casa da mantenere, della famiglia.
Ma a quell'età dovresti pensare a studiare, a viaggiare, alle tue passioni. non a rendere conti a tutti..
Insomma, non mi soffermo sul matrimonio altrimenti ci vorrebbero pagine intere per descrivervi la pressione avuta dagli anziani (il discorso in sala, se non lo fate in sala la gente crederà che avete commesso immoralità, ma se volete la sala non sappiamo se ve la diamo. Un mese prima non lo sapevamo ancora e loro indagavano, facevano durare le cose ma poi insistevano per essere invitati alla festa).

Oggi direi : Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii lo abbiamo fatto prima siiiiiiiiiiiiiiiiiiiii era bello e della vostra sala non me ne frega niente e neanche di invitare tutti voi e spendere soldi per voi e neanche di tornare mai più in sala. Ma allora non ce la facevamo, non ne avevamo il coraggio volevamo essere accettati e volevo che la mia famiglia fosse stata lasciata in pace (tra parentesi. vorrei dire che almeno l'80% dei giovani lo ha fatto prima del matrimonio ma nessuno lo dice mai. Logico, il prezzo da pagare è troppo alta in confronto al "reato" commesso).

In seguito a 23 anni decidiamo mio marito ed io di battezzarci.
Anche li fu un mobbing teocratico per non farci battezzare. Venivano a farci le domande sempre con tono sospettoso, o non venivano per niente, rimandavano al più tardi cosicché l'assemblea passasse e quindi il tempo sarebbe venuto a mancare. E nel frattempo tramavano alle nostre spalle per fare rimuovere mio padre. Insomma, ci battezzammo, grande errore. E contemporaneamente mio padre diede le dimissioni. Lui stava capendo che qualcosa non andava per il verso giusto.

LA CADUTA E LA LIBERTA'


Tornati dal assemblea mio padre ci mostrò con lettere e documenti inviati dalla betel e dal corpo degli anziani cosa si stava tramando alle nostre spalle. Una bomba atomica. Mio padre era un pezzo grosso della circoscrizione, come dicevo, carismatico e un po' anticonvenzionale, questo disturbava i più bigotti e creava gelosie. Amatissimo dai fratelli, una vita dedicata dall'infanzia ai TG.

Gli anziani con l'aiuto di sorveglianti avevano fatto un'indagine dettagliata di tutta la famiglia, rapporti scritti mandati alla betel di nascosto (meno male che le talpe ci sono anche alla betel per sapere che cosa si trama). Un'indagine tendenziosa, pettegola e calunniatrice. Dopo ciò mandarono comitati speciali ad indagare per agire da mediatori o piuttosto da giudici come in un tribunale. Vennero diverse volte a vederci, ogni membro della famiglia, a rifare le stesse domande, adunanze per ore e ore, per settimane e mesi. Un'assoluta violazione della privacy, un'assoluta pressione mentale da farti sottomettere come un cane bastonato. Non hai neanche più la dignità di chiedere di essere lasciato tranquillo o di relativizzare. Cerchi solo di giustificarti e provare che quelle persone mentono e che non sono obbiettive.

Soffri nel vedere amici e parenti guardarti diversamente, giudicare te e la tua famiglia su fatti che non li riguardano neanche, su cose che non sanno nemmeno. E li il mondo ti crolla addosso. Ma stupidamente continui a frequentare le adunanze.
Sai benissimo che c'è una specie di mafia che si comportano peggio che i farisei, che non c'è un grammo di amore, ma continui.

Tornavo dalle adunanze in lacrime, ferita da cose dette dal podio, ferita dall'ipocrisia di ciò che veniva raccontato quando sai che proprio la gente che parla ha una trave nel occhio, quando sai che sei in un posto dove l'unico interesse è giudicarti, criticare, farti sentire un buono a nulla per manipolarti meglio.

Mi ricordo cosi tante volte essermi buttata sul letto a singhiozzi tornando dalle adunanze, supplicare Geova dicendo che non ce la facevo più, che ero desolata ma che non potevo più continuare cosi. Mio marito mi asciugava le lacrime e mi metteva accanto i nostri gattini per consolarmi. Momenti di sofferenza forti...

Mio marito che si era trovato malgrado lui in quest'organizzazione mi disse che non poteva più continuare. E smise di frequentare. Io ancora non ce la facevo. Devi aspettare il "clic" per uscire. E incredibile, soffri, ci stai malissimo in sala, ma non arrivi a tagliare.

Mio padre faceva ricerche e ce le comunicava. Finalmente la liberazione venne, quando ottenni le giustificazioni che quella NON poteva essere l'organizzazione divina.

Troppo bello, ricordo quel periodo come uno dei più belli in vita mia. Euforia totale per 3-4 mesi, senza droghe, solo l'adrenalina creata da una mente libera. Persi diversi chili così senza fare niente, ridevo, cantavo con un altro suono, ero leggera, ero libera.

Accorgermi di essere stata vittima di una manipolazione fatta d'interpretazioni, che viste con occhio neutrale prendono un altro senso. Avevo finalmente la mia testa, il mio cervello. Ero fuori, fuori da ogni cosa mi potessero dire i fratelli, fuori da ogni senso di colpa, da ogni regola.


OGGI


Oggi, a distanza di 4 anni mi sveglio. Non ho più messo piede in sala da tre anni e mezzo. Non ho ancora inviato la mia lettera di dissociazione per motivi sociali. Ho la fortuna di avere tutta la mia famiglia nella mia stessa situazione, unita e forte e vera come non mai.

Ma mi sveglio da questi anni, mi sveglio da queste due fasi della mia vita, una durata 27 anni e l'altra 3-4 anni.
La prima fase: in prigione, manipolata, recitare un ruolo per piacere alla tua famiglia, e al terzo genitore: La sala del regno.
La seconda: la libertà, tipico cliché di molti TdG che escono. e che non sanno gestirla.

La libertà mi ha reso felicissima, mi ha permesso di toccare ad un sacco di cose, di sbocciare in diversi campi, cucina, pittura, moto, corsi vari, organizzazione di eventi, amici qua e là, al lavoro ho acquisito un posto ed un livello inaccessibile senza studi universitari (quasi proibiti dai TdG). MA,
evidentemente c'è il MA, mi sento che non ce la faccio ad essere serena, mi sento che devo trovarmi un equilibrio, e faccio fatica. L'ultimo anno l'ho trascorso male, terapie, momenti difficili in coppia e ora mi dico BASTA. Fermati e cerca di capire chi sei veramente.

Purtroppo questa è la triste sorte che aspetta all'uscita dei TdG: molti di noi, ci aspetta lì, in modo diverso ma ci becca tutti penso. La crisi esistenziale, la difficoltà a riequilibrare la propria vita.

Ma vorrei rassicurarvi che anche se il momento non è facile, mi sono decisa e mi sono buttata ad affrontarlo e a non nascondermi più dietro il soave velo della libertà. Ora voglio l'equilibrio di vita da acquisire per andare avanti e costruire una vita felice.

Mi guardo indietro e ho almeno la certezza che mai, mai, mai più tornerò dai TdG, che ormai dopo diverse ricerche, riflessioni, ponderazioni, oggi non credo più nella Bibbia né che Dio aiuta, giudica o giudicherà. Non credo che Gesù sia esistito come tale descritto nella Bibbia ma forse in modo diverso. Non ho altre certezze e non voglio averne altre per rimpiazzare il mio credo perso.

Voglio solo restare aperta ad ogni riflessione interessante fatta da gente diversa, analizzarla ma non voglio più farne mia nessuna. Il genere umano intero cerca di interpretare l'esistenza e la morte a sua maniera, mai nessuno potrà darci la risposta finche non la vivremo di persona secondo me.

Ecco, ringrazio chi è arrivato fino alla fine del mio lungo riassunto, mi scuso per le persone che mi conoscono e che forse rimarranno sorprese di cose mai dette, mi scuso se certi detti o pensieri avranno scosso alcuni di voi. Ringrazio tutti voi per il vostro aiuto e vorrei dire ai miei famigliari che leggeranno che li ringrazio per il sostengo e che li amo fortissimo... Che mi dispiace tanto di aver trascinato mio marito da ragazzi in questa follia, che si sia messo contro tutta la sua famiglia e che abbia abbandonato le sue passioni per gli impegni presi. Ma vorrei ringraziarlo per essere stato sempre d'appoggio e per avermi sostenuta in ogni momento con la sua forza (sarà sicuramente l'uomo più forte del mondo ai miei occhi) e il suo amore immenso.

Che sarò grata per sempre a mio papà per avermi aiutata ad uscire da qui malgrado lui e che lui e la mamma non si debbano sentire responsabili per le sofferenze della nostra
infanzia, siamo stati tutti vittime manipolate purtroppo.



Crisi di coscienza,
Fedeltà a Dio
o alla propria religione?
Di Raymond Franz,
già membro del
Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova
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