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Testimonianza di un anziano

"La verità rende liberi"

"Conoscerete la verità e la verità vi renderà liberi"! Con queste parole che troviamo in Giovanni 8:32, Gesù informò i suoi seguaci della gioia che avrebbe recato la verità alla vita delle persone, "la verità" dice, "vi renderà liberi"! L'insegnamento cristiano quindi ha come base la libertà e di conseguenza è scevro da ogni tipo di schiavitù.

Solo questa scrittura sarebbe già sufficiente per far comprendere a tutti coloro che abbracciano una qualsivoglia religione cristiana, che la libertà sarebbe stata l'unità di misura per trovare la "verità"! L'esperienza che mi accingo a raccontare è incentrata sul racconto dei miei sentimenti più intimi e di come le dottrine del culto geovista hanno influito sulla mia mente in modo quasi indelebile, forgiando la personalità e il carattere. Ho vissuto oltre quarantasette anni in questo culto, perché ho creduto che fosse quella verità che mi avrebbe reso libero, ma nello stesso tempo continua a tenermi prigioniero, in una prigione che non ha né sbarre né mura e dalla quale non posso uscire.

Premetto, a beneficio di chi non si fida di chi come me "non ha il coraggio" di firmarsi, che Dio solo sa quanto desidererei concludere questo scritto con il mio vero nome e uscire dall'anonimato, ma le cose che dirò di seguito - tranne alcuni particolari volutamente alterati per evitare di essere riconosciuto - vi faranno capire perché in conclusione troverete la "firma": In fede "Blauauge1".

Sono nato nella periferia di una grande città del sud Italia. La mia famiglia era povera, mio padre un umile operaio che si alzava alle cinque di mattina per portare a casa pochi soldi per tirare avanti onestamente. Mia madre era una donna molto credente, cattolica e devota del santo patrono della città in cui vivevamo. La situazione economica non era delle migliori e mia madre non si rassegnava alla perdita di suo padre. Era la metà degli anni 60 e fu in questo contesto che un testimone di Geova iniziò a parlare a mio padre di un nuovo mondo. Da quel momento in poi la loro vita cambiò e divennero Testimoni di Geova!

Tutta la famiglia, sulle onde della zelante predicazione di mia madre, in poco tempo abbracciò con entusiasmo il nuovo credo: la nonna e gli zii erano felici di sapere che avrebbero potuto riabbracciare il nonno, morto di cancro poco tempo prima. Sembravano tutti molto affascinati dalle dottrine geoviste, però le bellissime giornate che trascorrevamo tutti insieme in allegria come durante le feste di Natale e del Capodanno, di cui ho ancora dei ricordi bellissimi, non le abbiamo mai più rivissute perché si aveva paura di trasgredire ad un comando di Dio. Così la mia infanzia è stata il susseguirsi di divieti per evitare di farmi cadere nel disfavore divino. Un fatto che ha segnato il resto della mia vita geovista accadde nell'autunno del 1975, quando mio padre con il suo linguaggio da terza elementare disse: "Da domani mettiamoci paura perché entriamo nel periodo di Harmaghedon".

Io che ero un ragazzino, la paura della distruzione l'avevo per davvero, perché per ogni marachella che combinavo mi veniva detto che Geova non mi avrebbe fatto entrare nel paradiso e di conseguenza sarei stato "distrutto ad Harmaghedon" e non avrei rivisto il nonno! Ricordo, nel periodo in cui iniziavo a provare i primi impulsi sessuali, che sperimentai per la prima volta l'autoerotismo, lo scoprii per caso sotto la doccia, ma il libro "Giovinezza" edito dai testimoni di Geova, diceva che era peccato e che faceva cadere nel disfavore divino e quindi temevo di essere distrutto ad Harmaghedon.

La sera poi, appena diventava buio, subentrava un'altra paura, quella dei demoni. Siccome alcuni fratelli si cimentavano in racconti dove i protagonisti erano gli angeli ribelli di Satana, era affascinante ascoltarne le storie, ma poi, nel buio della mia stanza, avevo paura di essere molestato anch'io di notte dai demoni, che cercano proprio i Testimoni come loro vittime e la suggestione non mi faceva dormire. Avevo anche la tremenda paura di aver peccato contro lo spirito santo, perché non potevo fare a meno di guardare i cartoni animati giapponesi che erano in voga all'epoca, ma per il fatto che a detta di alcuni anziani erano violenti e Geova non amava la violenza, di conseguenza io comprendevo che Dio non mi approvava e poiché desideravo guardarli, peccavo volontariamente e quindi contro lo spirito santo, dove non c'è possibilità di perdono.

Sono comunque convinto che il principale responsabile della condizione di quel bambino così disagiato, è senz'altro da ricondurre al bigottismo fanatico dei miei genitori e alla loro profonda ignoranza, ma gli insegnamenti del geovismo e gli anziani fanatici che avevo in congregazione ebbero comunque una parte molto rilevante sulla mente chiusa e bigotta dei miei genitori, che non si accorgevano che stavano violentando il periodo più bello del ciclo della vita di un uomo, la mia infanzia. Non posso dire di aver un buon ricordo della mia fanciullezza , in quanto è stato solo un periodo fatto di profonde e inquietanti quanto inutili paure.

Anche l'adolescenza è proseguita sulla falsa riga dell'infanzia. Mi piaceva molto il mondo fuori la sala del regno e adoravo quel vivo ardore che iniziai a provare appena poggiavo la mia mano su una spalla compiacente di qualche compagna di scuola, ma poi mi ritrovavo ad implorare Dio di perdonarmi non appena di sera appoggiavo la testa sul cuscino. Mio padre morì che ero adolescente, non ho mai avuto un buon rapporto con mia madre che per ogni situazione giudicava ed eseguiva la condanna. Così di conseguenza mi sono sempre chiuso in me stesso e non ho mai confidato le mie paure a nessuno. In pratica, ogni sera che andavo a letto promettevo a Geova di migliorare, pur sapendo che il giorno dopo non avrei saputo resistere alla tentazione di desiderare sessualmente una ragazza, guardare un film immorale, dire parolacce, guardare i cartoni animati, giocare a pallone con i miei amici del mondo, in pratica, avevo sempre sentimenti di indegnità!

Passa il tempo, arriviamo al 1982 (l'anno in cui l'Italia vinse i mondiali) e io sull'impeto di tutti i miei cugini e delle continue pressioni degli anziani della congregazione, udite udite: mi battezzo! Prometto a Dio che tutto quello di sbagliato che ho fatto fino a quel momento non l'avrei più rifatto, se Lui avesse perdonato e dimenticato i miei sbagli precedenti, una sorta di rito di purificazione autoindotto. Naturalmente mi sbagliavo e in coscienza sapevo che non era così e che comunque continuavo a sentirmi disapprovato.

Passa un po' di tempo e, com'è consuetudine di molti testimoni di Geova che non riescono a contenere l'impulso sessuale, mi fidanzo giovane e inesperto, con una brava sorella, pioniera regolare. E' stato il primo amore, con lei provai l'emozione del primo bacio, lo ricordo ancora mentre scrivo: è stata una delle sensazioni più intense e belle che abbia mai provato in vita mia. Ma i sentimenti e le sensazioni del primo bacio furono distrutte dalla domanda: sarà peccato? Anche lei aveva le mie stesse "fisime" in quanto era cresciuta come me nelle file dei Testimoni e questo ci causò forti tensioni a livello emotivo e di coscienza, perché gli insegnamenti del geovismo ci inducevano a pensare che Dio ci avrebbe distrutti a motivo della nostra concupiscenza.

Dopo alcuni anni ci lasciammo: io non trovavo lavoro e lei si voleva sposare; disse che aveva paura di commettere immoralità prima del matrimonio, ma il fidanzamento andava troppo per le lunghe e io non ero in grado di mantenere una famiglia perché mi ero diplomato da poco, così convenimmo insieme che era meglio lasciarci! Soffrii molto, era il mio primo amore e a distanza di trenta anni non l'ho ancora dimenticata. Ho saputo che si è sposata dopo diversi anni con il figlio di un anziano.
Io emigrai, mi trasferii in "Canada" dove iniziai una nuova vita. Qualcuno forse si chiederà: "Ma perché non te ne sei uscito dal geovismo?". Il fatto è che ci credevo, perciò stavo male e per questo continuavo a pregare Dio di perdonarmi, nutrendo la speranza che avrebbe avuto compassione di me ad Harmaghedon e mi avrebbe alla fine salvato…. Forse!

In Canada ho conosciuto altre sorelle con una mi sono spinto oltre, davvero oltre, e alla tenera età di ventiquattro anni ho conosciuto le gioie del sesso ma contemporaneamente anche quelle del comitato giudiziario! Non l'avevo mai vissuto sulla mia pelle e ricordo che provavo solo tanta vergogna, mi fecero domandi imbarazzanti, mi dissero cose brutte che mi facevano sentire indegno e avevo solo tanta paura di quello che mi sarebbe successo. I giorni che precedettero il comitato furono molto intensi, avevo tanta paura del mio futuro geovista, temevo la famigerata "riprensione pubblica" in caso che mi avessero giudicato come pentito, ma poi mi avrebbero svergognato con un discorso dal podio che avrebbe raccontato alla congregazione quello che avevo fatto. Avevo soprattutto l'orrore della disassociazione, perché la mia famiglia è tutta geovista e mia madre, i nonni, gli zii, ne avrebbero sicuramente sofferto molto e avrebbero versato molte lacrime per me e questo pensiero mi tormentava moltissimo.

Feci ricerche nel libro "Perspicacia" e le risposte che diedi alle domande del comitato erano in armonia con quanto avevo studiato alla voce "Pentimento", ma erano solo di circostanza, per evitare la disassociazione e sperare di non essere ripreso pubblicamente e così me la cavai, non fui disassociato e non fui ripreso pubblicamente. Il libro "Perspicacia" mi aveva consigliato bene, mentre la "Lei canadese" che invece aveva confessato la nostra fornicazione, non mostrò pentimento, cioè non disse le cose che gli anziani si aspettavano dicesse e così fu disassociata, evidentemente perché non aveva letto il "Perspicacia". Non mi sono comportato bene con quella ragazza, avevo solo voglia di soddisfare le mie passioni, ma non l'amavo e solo per quello meritavo sicuramente una dura lezione, ma la mia scaltrezza nella conoscenza delle fredde regole geoviste mi ha permesso di non essere punito, ma in coscienza mi sentivo davvero molto male: ero stato un codardo, la paura della punizione geovista imposta dal comitato influì sul mio modo egoistico di comportarmi.

Mi sono sempre chiesto: dove è scritto che se si commette uno sbaglio, bisogna affrontare un comitato giudiziario? Dove è scritto che per dimostrare pentimento devo sottopormi a restrizioni che mi impediscono di commentare o di pronunciare discorsetti? Accettai comunque tutto quello che decisero solo perché ritenevo che i TdG avessero la "verità", ma quella stessa verità continuava a farmi sentire continuamente indegno per qualunque azione compissi e mi privava della gioia dei vent'anni, così come mi aveva privato precedentemente della gioia di essere bambino e poi adolescente. Non vi annoio oltre, perché la mia vita fino al matrimonio è un susseguirsi di continue turbe emotive dovute agli insegnamenti geovisti che mi facevano sentire perennemente impuro, indegno e condannato.

Dopo il matrimonio, con una brava sorella con cui condividevamo la stessa fede e gli stessi obbiettivi, inizio ad essere un po' più equilibrato, anche se le fisime legate al sesso si sono perpetrate anche nel talamo matrimoniale, a motivo delle restrizioni imposte dai testimoni di Geova circa determinati tipi di rapporti, e per questo ci sono state non poche tensioni con mia moglie. Passano gli anni e Dio mi benedice con un figlio poi con un secondo e infine con un terzo. Arrivano le nomine, la prima a servitore di ministero è stata molto travagliata.

Durante la mia gavetta di proclamatore, due anziani di congregazione mi affidavano compiti di responsabilità , parti dal podio a motivo di una buona arte oratoria, ma non mi raccomandavano mai come servitore e si lamentavano che in congregazione nessuno fosse idoneo per la nomina e tutto dipendeva da loro due, ma nello stesso tempo mi affidavano la gestione della contabilità, della letteratura, la pulizia, mi facevano pronunciare discorsi alla scuola e all'adunanza di servizio, ma nonostante ciò continuavo a non essere idoneo e la nomina non arrivava mai. Poi ho saputo il motivo: una volta parlando con il sorvegliante di circoscrizione, mi disse che in Canada molti emigrati italiani tra cui i due anziani della mia ex congregazione, erano persone di umili origini e non istruite, sempre sfruttati nel mondo lavorativo e che vedevano la nomina come unico riconoscimento ricevuto nella vita, una specie di trofeo da custodire gelosamente e mi disse, che anche tra il popolo di Geova esiste la gelosia per chi è più dotato sotto il profilo dell'istruzione e "alcuni anziani" erano gelosi a motivo delle capacità di alcuni fratelli e temevano di perdere prestigio in congregazione, per questo alcuni non venivano mai raccomandati.
Non volendo sembrare sarcastico al sorvegliante, pensai tra me: "Ma le nomine non vengono dallo spirito santo? Come mai alcuni anziani gelosi che detengono il potere impediscono allo spirito di Dio agire?".

La nomina di anziano, che ricevetti otto anni dopo non fu solo travagliata ma mi fece rendere conto che non c'è nulla di divino nelle raccomandazioni ma solo il pensiero degli uomini. Venni a sapere che gli anziani, pur di non nominarmi, mi calunniarono inventandosi di sana pianta delle accuse su mia moglie che mi squalificavano dall'essere nominato; secondo la loro mente contorta, non sapevo dirigere la casa in maniera eccellente. Siccome le adunanze per le raccomandazioni di nuovi anziani sono segrete e nessuno conosce l'ordine del giorno se non gli stessi anziani e il sorvegliante, non seppi mai i motivi per cui passavano gli anni ma non diventavo mai un anziano. In tutto quel tempo in cui aspiravo a diventare un nominato in congregazione mi sentivo come un lavoratore precario, che è disposto a qualsiasi sacrificio per essere assunto dall'azienda e ricevere l'agognato contratto a tempo indeterminato, ma poi si deve sempre accontentare di un rinnovo di sei mesi, che lo lascia sempre con l'amaro in bocca e l'impressione solo di essere sfruttato. Fu solo in seguito ad un'ingenuità di un anziano che venni a sapere per caso delle continue accuse che alcuni membri del corpo degli anziani muovevano a mia moglie durante le loro adunanze e per questo non ero idoneo per servire da anziano.

Rimasi profondamente turbato perché a tutti i testimoni di Geova è detto che la calunnia è un peccato che nuoce alla reputazione dei fratelli, ma gli anziani, con la protezione della segretezza delle loro adunanze, potevano tranquillamente spettegolare e parlar male di tutti, senza che nessuno fosse in grado di difendersi perché non era presente.
Ci sono voluti tre anni affinché io potessi discolparmi e ricevere la tanto sospirata nomina di anziano. Eravamo una famiglia esemplare, con i figli esemplari, casa esemplare, auto esemplare, lavoro esemplare, vestiti esemplari, ci mancava solo l'aureola in testa, ma ho ottenuto la nomina solo dopo una serie di scontri con i sorveglianti, anziani, fratelli, un pandemonio durato tre anni e che mi ha causato moltissime notti insonni, stress emotivo, difficoltà sul lavoro e tensioni con mia moglie. Ho combattuto per ottenere la nomina, manco fosse stata una carica politica che ti garantisce una pensione d'oro.

Una volta nominato ho avuto modo di conoscere molto più a fondo le congregazioni e ho partecipato a moltissimi comitati giudiziari, uno dei quali lo avevo già sperimentato anni prima sulla mia pelle. Per la prima volta in vita mia mi sono reso conto che tra le file dei testimoni di Geova non ero il solo ad avere paura di essere distrutto, ma anche gli altri fratelli che si presentavano davanti al comitato, quasi sempre per loro stessa confessione, avevano le mie stesse fisime, sentimenti di indegnità e paura di essere distrutti nel veniente e prossimo alle porte Harmaghedon.

Ricordo di un fratello che fu disassociato e che era cresciuto come testimone di Geova. In pratica si trovò dall'oggi al domani completamente solo, senza amici e senza nessun familiare a cui rivolgersi. Fu riassociato dopo un anno circa, ma il solo motivo del suo ritorno fu la solitudine e l'allontanamento dalla famiglia e dai suoi amici, che rigorosamente ubbidirono al credo geovista di applicare l'ostracismo a chi viene espulso. Fu disassociato nuovamente, dopo poco tempo fu scoperto a praticare lo stesso peccato che l'aveva portato all'espulsione l'anno prima. La storia con lui si è ripetuta per dieci anni, ha subito almeno sette disassociazioni, ma continua a ritornare, sempre e solo per lo stesso motivo: la solitudine!

Trascorsi diversi anni dalla mia nomina, una mattina, mentre ero in servizio, incontro una persona che mi rivolge alcune domande alle quali non so rispondere. Mi mostra alcune traduzioni della Bibbia e le confronta con la Bibbia geovista, che io avevo sempre ritenuta affidabile, "chiara, moderna e comprensibile", così come recita il libro "Ragioniamo", e mi chiede come mai quelle differenze! Strano, ma nonostante fossi molto versato nella dottrina geovista, nonostante avessi letto diverse volte tutta la Bibbia, non sapevo rispondere! Mi resi conto che per tutta la vita avevo assorbito passivamente tutto ciò che mi veniva detto annullando completamente la capacità di critica.

Avevo sempre accettato tutto senza mai sincerarmi se le cose stavano realmente così e ora stavo facendo la figura dell'asino, tipo quello che firma un documento senza prima averlo letto. Così, senza che nessuno se ne accorgesse, tramite internet, sono venuto a contatto con diversi siti dove ho scoperto molte altre machiavelliche imprese della Società Torre di Guardia che non mi sarei mai immaginato. Venni a sapere che un ex membro del Corpo Direttivo aveva scritto un libro dove spiegava molti aspetti sconosciuti dei testimoni di Geova. Così mi procurai quel libro e lo lessi avidamente. Dopo questa mia ricerca, mi sentii confuso, disorientato, stordito, come quando si riceve un forte colpo in testa, ma nello stesso tempo ho provato una sensazione mai provata prima, per la prima volta ero padrone di me stesso e non avevo più paura del dio geovista, che per tutta la vita mi ha perseguitato, fatto sentire indegno, condannato tutte le notti e che mi ha distrutto almeno un migliaio di volte nei miei incubi notturni.

Sentivo di dover condividere con qualcuno le cose che avevo appreso, così appena mi si presentò l'occasione , accennai la cosa a mia moglie, le rivolsi alcune domande, le mostrai le differenze nella Bibbia geovista con il testo originale, ma lei ad un certo punto mi fermò e mi chiese se fossi venuto a contatto con materiale apostata. Perché quella domanda? Perché invece non rispondeva ai miei dubbi e alle mie perplessità? Semplice, perché la sua mente è stata plagiata a non leggere nulla che pari contro la Società Torre di Guardia! Non continuai l'argomento, ogni mio tentativo sortiva un effetto mai percepito in mia moglie, era come se mi ripudiasse ad ogni mia parola, come se le stessi confessando un adulterio, mi rendevo conto che lei mi considerava disapprovato, mi giudicava sulla base del niente come apostata.

Mi disse che non ne voleva sapere di queste cose, che avrei dovuto pensare a lei e a crescere i nostri figli senza che nulla pregiudicasse il nostro rapporto con l'organizzazione.
Non ho più provato a parlare con lei perché visto come si era messa la conversazione, il nostro rapporto si sarebbe degenerato e avrebbe causato una insanabile rottura. Da allora mi sono chiuso in me stesso e non ho mai avuto il coraggio né di dimettermi da anziano, perché mia moglie mangerebbe la foglia e capirebbe che l'ho fatto perché non ci credo più, né di lasciare ufficialmente il credo geovista, perché farei star male tantissime persone, i miei figli, mia moglie e tutta la nostra famiglia.

Così mi sono rassegnato almeno per il momento a fingere di essere testimone di Geova per non pregiudicare la pace delle persone che mi vogliono bene, cerco di usare la mia nomina di anziano per aiutare gli altri ad alleviare i loro sensi di colpa se fanno poco in predicazione e cerco di rassicurarli quando hanno comitati giudiziari, ma per il resto, non vado in servizio, segno solo un rapporto di servizio di campo fittizio e le parti che svolgo dal podio, sono solo atte ad incoraggiare le persone ad avvicinarsi a Dio. La verità sui testimoni di Geova mi ha reso sereno e libero, non sono più prigioniero di paure di distruzione e di condanne da parte di Dio, soffro per il momento solo a motivo del fatto che non posso uscire dall'organizzazione e vivere la mia vita come meglio credo, perché subirei l'ostracismo da parte di tutti e resterei completamente solo, recando infelicità sulle persone che mi vogliono bene.

Mi chiedo e non so darmi pace: quante persone come me ci sono nelle file dei Testimoni, che restano tali solo per non subire l'ostracismo? Ma è libertà questa? Non è invece un ricatto morale che fa leva sui sentimenti e sugli affetti più cari dell'uomo? Quanti Testimoni resterebbero ancora tali se il geovismo eliminasse l'ostracismo per diversità ideologica? Beh, è evidente che ai testimoni di Geova non interessa, a loro interessano solo i numeri di coloro che sono annoverati come loro adepti, poi se si sentono costretti dall'ostracismo e rimangono per paura, ciò non è rilevante.

La verità deve renderci liberi e fin quando non ci sentiremo liberi nessun culto ha il diritto di pretendere di avere la verità. Spero che ciò che ho scritto sia d' incoraggiamento a qualcuno e possa far aprire gli occhi a quanti come me, hanno sofferto e perso gli attimi più belli della vita per la paura di un Dio vendicativo e giustiziere. Possa l'amore di Dio illuminare la mente di tutti coloro che Lo cercano.
In fede

Blauauge1


Crisi di coscienza,
Fedeltà a Dio
o alla propria religione?
Di Raymond Franz,
già membro del
Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova
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24/04/2021
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