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La mia esperienza alla Betel, il paradiso in tempi moderni


Il racconto di una persona che ha trascorso un periodo di tempo
come volontario nella sede italiana dei Testimoni di Geova (Betel)



Depliant che viene dato ai visitatori della "Betel"

Il paradiso in tempi moderni, un luogo sacro dove lo Spirito Santo è presente in forma eccezionale, un’oasi in una società umana corrotta. Lavorare e vivere a contatto di soli servitori di Dio, niente persone disoneste, niente invidie tra colleghi, niente persone immorali ma solamente uomini e donne particolarmente spirituali.

Questo è il quadro che ogni Testimone di Geova ha di quel luogo che è chiamato Betel. Non esiste Testimone di Geova che non ammiri in modo particolare chi lavora in questo luogo. Le congregazioni che ospitano qualche Betelita si sentono particolarmente privilegiate.

Ricordo che da ragazzino (12-13 anni) dicevo spesso che da maggiorenne sarei andato a lavorare alla Betel, e come me anche molti dei miei amici avevano questa idea – in realtà inculcata dai sorveglianti viaggianti e dai vari oratori che parlavano alle assemblee –. Poi con il passare degli anni questo desiderio passò e la mia vita prese un’altra direzione. All’età di 27 anni (1997) però, un “fratello” della mia congregazione mi propose di andare a lavorare alla Betel come “volontario temporaneo”. Il volontario temporaneo lavora alla Betel per un limitato periodo di tempo – minimo una settimana – partecipando di fatto in tutto e per tutto alla vita della Betel.

Tornando alla proposta di lavoro temporaneo da Betelita, il fratello della mia congregazione mi disse che avevano urgente bisogno – alla Betel – di un esperto di elettronica e di auto, e visto che questo era il mio lavoro, cercò di convincermi ad accettare. E ci riuscì! Partii da Milano e mi presentai in “via della Bufalotta” con un certo timore,ero convinto di essere entrato in luogo per persone sante. Mi fecero firmare un modulo dove dichiaravo di assumermi ogni tipo di responsabilità nel caso in cui mi fossi fatto male nello svolgere le mie mansioni e dove mi impegnavo a non richiedere nessun tipo di contributo per le mie prestazioni. A questo punto mi consegnarono un prontuario – che devo avere ancora da qualche parte - dove erano elencati tutti i miei doveri e mi diedero una chiave che apriva tutti i cancelli e i portoni degli edifici della Betel. Ovviamente avrei dovuto restituire il prontuario e la chiave nel momento in cui avrei lasciato la Betel.

Nel prontuario era descritto cosa ci si aspetta da chi lavora alla Betel, come per esempio il modo di rifare il letto, come riporre i vestiti e gli oggetti sugli scaffali o sul comodino. Ricordo che una volta avevo lasciato un libro sul comodino e non lo avevo riposto “in piedi” sullo scaffale, e la sorella che si occupava delle pulizie mi lasciò un biglietto dove mi invitava a seguire le disposizioni e a riporre i libri sullo scaffale. Un’altra volta mi lasciò un biglietto perché non avevo rifatto correttamente il letto – questa volta lasciai un bel biglietto di risposta -.

Tornando all’elenco del prontuario, era evidenziato che quando si usava il lavandino era necessario asciugarlo prima di lasciare la stanza da bagno, veniva “consigliato” di fare la doccia tutti i giorni, di presenziare alla colazione alle 7:00 e alla preparazione dello studio "Torre di Guardia" il lunedì sera. Il rientro dalle uscite serali era stabilito che fosse entro le ore 00:00, pena una tirata d’orecchi.

La Betel di Roma, per chi non lo sapesse, è composta dall’edificio principale in via della Bufalotta 1281, dove ci sono gli Uffici, le stamperie, le officine meccaniche, la falegnameria, la vecchia “casa missionaria”, la biblioteca, la Sala del Regno, una sala musicale, la “grande sala da pranzo”, la lavanderia, le cucine principali, Lo studio medico e dentistico, un magazzino ricambi, un certo numero di alloggi che di solito sono ad appannaggio dei veterani, dei frutteti ed un campo da calcio ben curato. Spero di non aver dimenticato nulla.

Più avanti, proseguendo per 3/400 metri in via della Bufalotta, lasciando il 1281 a sinistra, troviamo la cosiddetta Betel Due che è composta da alcuni capannoni industriali riconvertiti ad uso alloggi, magazzini della carta da stampa ed infine un’officina meccanica riservata ai mezzi pesanti. Ricordo che rimasi impressionato dal magazzino della carta. Un magazzino di diverse centinaia di metri quadrati, colmo di bobine gigantesche di carta da stampa.

Mi venne spiegato che, in previsione di eventuali difficoltà (persecuzione o crisi economiche), erano sempre accantonate scorte di carta da stampa sufficienti per almeno sei mesi di autonomia. Considerando che le stamperie spesso funzionano 24 ore su 24 e che una bobina dura, se non ricordo male, meno di 10 minuti, il numero di bobine necessarie per 6 mesi è a dir poco impressionante. Per non parlare del fatto che le bobine usate erano due per volta (almeno nel periodo della mia presenza era così).

Ho sempre alloggiato a Betel Due. tranne una volta, l’ultima, quando venni assegnato alla “casa missionaria”. Betel Due è il luogo d’alloggio preferito dai più giovani, e vi spiego il perché. Al “1281”, l’edificio principale, c’è sempre un Testimone di Geova di “turno” che vigila su chi entra e chi esce (qualcuno lo chiamava "Lo Spione"), a qualsiasi ora. Come ho precedentemente accennato, i Beteliti, qualsiasi sia la loro età, sono vivamente invitati a rientrare “in sede” entro la mezzanotte.

Se un Betelita rientra oltre tale orario viene ripreso, in particolar modo se il suo rientro avviene ben oltre la mezzanotte, oppure se rientra spesso “sul filo di lana”.

Ho sentito racconti di anziani di congregazione Beteliti, di 45/50 anni, che sono stati richiamati perché sono rientrati all’una e trenta di notte. Quindi Betel Due, dove in realtà non c’è un guardiano notturno e dove un po’ tutti si “coprono” a vicenda con i rientri, concede un po’ più di libertà! Ricordo che una sera, parlando con i miei due compagni di stanza, entrambi narravano di come si sentissero osservati e controllati, e uno dei due disse: “Qui ti controllano anche quando vai in bagno, non mi stupirei se a qualcuno venisse in mente di nascondere delle telecamere nelle docce!”Forse la battuta fa sorridere, ma è significativo lo stato d’animo che rivela.

Rimanendo in tema di controlli, l’ultimo compagno di stanza che ho avuto (alla casa missionaria) lavorava nel reparto informatico e mi raccontava che esisteva un progetto (era il 2001) atto a fornire tutti i Beteliti di tessera magnetica “personale” ed eliminare le chiavi tradizionali. In questo modo sarebbe stato possibile registrare sia “in entrata” che “in uscita” tutti i movimenti di ogni Betelita. Ovviamente, diceva il mio giovane compagno di stanza, tale progetto era mezzo boicottato da tutto il reparto informatico.

Ma continuiamo con il nostro viaggio attraverso gli edifici della Betel di Roma. Tornando sulla Bufalotta incontriamo diverse Ville immerse nel verde, molte delle quali sono state acquistate dalla “Congregazione” ed utilizzate come alloggi. In fondo a via della Bufalotta ci si trova ad un bivio dal quale si possono raggiungere i poderi e la splendida “Villa Uno”. Non dimenticherò mai questa villa, acquistata diversi anni or sono per essere utilizzata come alloggi, anche se tale scopo suscitò in me qualche perplessità. Arrivando davanti al cancello di Villa Uno quasi non si capisce cosa si trova al di la di quello sbarramento “scorrevole”, l’unica cosa che si nota è una casa che sorge di fianco al cancello.

Appena si apre il cancello (questa Villa non viene fatta visitare a chi và in visita alla Betel, chissà perché’…) vedo a sinistra una villettina, ma il Betelita che mi accompagna mi spiega che è solo la depandance della villa. Da lì parte un sinuoso vialetto, in leggera pendenza (la villa è in una zona collinare), contornato da alberi e piante e dei bellissimi giardini sia a destra che sinistra. Arrivati in cima al vialetto ci si trova davanti alla villa e sono subito colpito dalla veranda contornata da autentiche colonne Romane (a Roma, in edilizia, in tempi passati, si è molto usato depredare resti dell’ Antica Roma per costruire case ed edifici).

A destra della villa una bellissima Piscina e dall’altro lato della villa, salendo una rampa, si arriva ad un campo da Tennis. A sinistra del vialetto che porta alla villa si trova una grotta scavata nella collina dove è stato ricavato un locale all’aperto con barbecue. Vedendo tanto lusso mi chiesi che senso aveva comprare una villa come questa per farci dormire solo una quindicina di persone, quando con lo stesso denaro potevano acquistare una palazzina appena dentro Roma ed ospitare decine di Beteliti.

Ma in un quadro più ampio non è difficile capire che questa villa acquistata per pochi soldi (si fa per dire, e comunque relativamente al prezzo di mercato al tempo dell’acquisto) fu un perfetto investimento in una zona di Roma che era già da tempo sorvegliata dal “ministero dei beni culturali” e dove era ed è vietato costruire. Di recente, infatti, da una trasmissione televisiva si è appreso che la zona della Bufalotta è stata rivalutata oltre misura in termini immobiliari.
I poderi

Usciamo da Villa Uno e andiamo verso i poderi. Arriviamo davanti ad un cancello che una volta aperto da via libera in un vialetto, in mezzo agli alberi, di qualche centinaio di metri, che porta ai poderi. A destra e a sinistra, a perdita d’occhio, tutto quello che si arriva a vedere è di proprietà della Società Torre di Guardia.
Qui si coltiva tutta la frutta e la verdura che si mangia a pranzo, cena e colazione.
Ci sono le stalle con bovini, ovini, suini. Ci sono galline e polli. Si produce in proprio latte, burro, formaggio, salumi, si macellano gli animali allevati. Non si compera nulla tranne il pesce, anche se sò per certo che di recente è cambiato qualcosa.

Era estate e mi ricordo che alle nove di sera c’erano ancora fratelli che lavoravano nei campi. Il mio “Tutor” mi diceva che il lavoro ai poderi era talmente impegnativo che chi vi era assegnato, nel periodo primaverile-estivo,non andava all’adunanza per diversi mesi di seguito, a causa del lavoro. Io ovviamente obiettai: “ Come..., non capisco...., un Betelita che non frequenta le adunanze?” la risposta fu: “E’ meglio produrre il cibo che sfama chi stampa le riviste e tutto il “cibo spirituale” che viene distribuito in predicazione, non credi?”
Perplesso ero e perplesso rimasi. Scoprii poi che la maggior parte di questi Beteliti erano pionieri regolari ma di fatto facevano si e no un paio (2) ore di servizio al mese.

Questo aspetto mi fece subito pensare a quelle esperienze raccontate alle assemblee, che servivano a stimolare i Testimoni di Geova presenti a fare di più nella predicazione e che di fatto ti facevano sentire in colpa, dove venivano intervistati Beteliti che raccontavano il loro “duro lavoro” alla Betel e come, nonostante tutto, riuscivano a fare i pionieri regolari. Niente di più falso, la maggior parte dei Beteliti svolge poco o pochissimo “servizio di predicazione”, molti addirittura non fanno nemmeno un’ora al mese! – pionieri compresi, e trovai conferma di questo quando anni dopo lessi "Crisi di Coscienza" di R. Franz, che raccontava episodi simili della sede NewYorkese -.

Questo concetto lo imparò subito il fratello della mia congregazione che venne con me alla Betel la prima volta. Infatti mi disse chiaramente che Lui segnava “servizio” tutte le ore passate a lavorare alla Betel, infatti in quel mese faceva il pioniere!

La sveglia della mattina suonava, nel corridoio, alle 6,30 (sig!). La prima mattina mi svegliai di soprassalto credendo di essere in carcere, a Peschiera del Garda, dove scontai il mio rifiuto militare. Odiavo quella campanella che suonava in carcere ed ora la ritrovavo alla Betel! La campanella suonava nuovamente alle 6,55, avvisava che mancavano 5 minuti alla colazione, che era programmata dalle ore 7,00 alle ore 7,30. Vi chiederete perché la campanella doveva suonare 5 minuti prima delle 7. Avvisa i Beteliti che mancano 5 minuti e che bisogna essere puntuali, entro le 7, in sala pranzo. La mezz'ora della colazione non è un lasso di tempo entro il quale è possibile fare colazione, come per esempio negli alberghi, ma una specie di piccola adunanza nella quale si fa (anche) il primo pasto della giornata.

Alle 7,00 tutte le sedi distaccate, ossia Betel Due, le ville, i poderi, ect, sono collegate con la sala da pranzo principale, situata al "1281", dalla quale in genere viene presieduta la mezz'ora della colazione. Si legge la scrittura del giorno e sono preposti un paio di commenti, da fratelli scelti anticipatamente, che solitamente durano quanto un “piccolo discorsetto”.

Dopo la scrittura del giorno si procede alla lettura dell’Annuario o eccezionalmente alla narrazione di qualche esperienza (era compito di fratelli preposti, ai quali era stata assegnata anticipatamente “la parte”, un po’ come per i discorsi della scuola di ministero teocratico). Nel frattempo tutti gli altri consumano la colazione che è sempre abbondante: latte, cereali, caffè, tè, miele, marmellata, burro, biscotti, pane tostato, formaggio, uova, ect… Era divertente osservare i “pastrugni” di cibo che alcuni facevano. Ovviamente la maggior parte dei fratelli, e delle sorelle, si trascinavano e si vedevano più musi allungati dal sonno che altro.
La sala da pranzo

Durante la mia permanenza alla Betel, che durava al massimo due settimane per volta, notai che la colazione era solitamente una mezza sofferenza. Gente che si alzava dal letto all’ultimo secondo, gente che correva per arrivare in tempo, gente che mangiava ma che pensava al “cuscino”, ect. Non che fosse chissà cosa, ma tutte le mattine alle 7, tranne la domenica, senza mai sgarrare, non deve essere una situazione semplice da gestire. E se sgrarravi?

Se l’episodio era sporadico niente di che, ma se la cosa era ripetuta o avveniva più che raramente, “il responsabile” di turno faceva rapporto. Un giovane che non si presentava a colazione indicava che la sera precedente aveva fatto tardi, e di conseguenza avrebbe reso poco nella giornata lavorativa. Tutti erano osservati, da questo punto di vista, e la presenza a colazione o meno contribuiva a valutare un fratello per assegnare eventuali privilegi. In poche parole, un fratello che non manca mai a colazione è spirituale, chi la salta spesso… bè, a “buon intenditor poche parole!”(anche perchè, il mancare a colazione, è considerato come se si mancasse ad un'adunanza!)

Dopo la colazione si ha qualche minuto prima di iniziare la giornata lavorativa che generalmente inizia alle 8,00 (non ricordo più se era differente l’orario estivo da quello invernale). Sembra di essere in una grande fabbrica. Tante formiche che corrono al loro posto di lavoro. Nelle stamperie si lavora alacremente, anche perché bisogna stare al passo con le macchine da stampa e di rilegatura. In molti altri reparti, invece, sembra di essere in un’azienda statale dove si fa di tutto per lavorare il meno possibile, o perlomeno con tutta la calma necessaria.

Tornando allo spirito che anima i Beteliti, rimasi sorpreso del clima che si respirava all’interno di questa realtà, che solitamente è dipinta come l’applicazione odierna del paradiso in terra! Alcuni “anziani di Betel”(un’ulteriore incarico che hanno gli anziani alla Betel, ossia i più qualificati vengono nominati “anziani di Betel”) non persero tempo nel mettermi in guardia. Nessuno sembrava avere parole buone per la dirigenza, la maggioranza dei quali erano additati come dittatori ed arroganti.

Mi viene in mente un’ episodio dove l’ argomento di conversazione era “il dentista” della Betel. Ovviamente tutti i Beteliti, per risparmiare denaro si avvalgono di questo servizio. Il problema è che le attese sono lunghissime, addirittura diversi mesi. Ebbene, un’ anziano mi disse: “Se noi poveri mortali abbiamo bisogno del dentista dobbiamo aspettare anche quattro mesi, mentre invece Xxxxx Xxxxxx (uno dei Boss), se vuole fare la pulizia dei denti tutte le settimane, la fa!”

Gelosie ed invidie sembravano essere all’ordine del giorno per svariati motivi. Per l’assegnazione di un certo alloggio, per aver ricevuto un’ incarico o una certa mansione, per essere stato assegnato ad una congregazione vicina o meno (tutti i Beteliti, tranne coloro che sono assegnati alla congregazione interna, sono assegnati alle varie congregazioni di Roma), ect. Tutti, dico tutti, ambiscono a fare carriera all’interno della struttura, come avviene in qualsiasi azienda. I novelli vengono messi a svolgere i compiti più umili o quelli che fanno storcere il naso e man mano che si sale di anzianità (e spiritualità!!) si possono ottenere mansioni più ambite.

***************

Nella parte iniziale del racconto avevo accennato ad un campo da calcio che si trovava presso l’edificio principale della Bufalotta (al 1281). Si trova – credo ci sia ancora - in fondo ad una discesa, dopo le stamperie. Devo ammettere che non mi scandalizzai alla vista del campo da calcio, anche se rimasi non poco perplesso da ciò che sentii in merito all’uso del campo stesso.

Ovviamente, da amante del gioco “calcio”, chiesi subito quando si sarebbero riuniti per giocare. Il fratello che mi accompagnava in quel momento, un “anziano” relativamente giovane, mi disse che molti giovani avevano rinunciato a giocare a calcio. Perché?, Chiesi al fratello. Lui rispose: “Qui alla Betel, abbiamo a disposizione un certo numero di giorni da utilizzare come “ferie” (se non ricordo male erano una ventina o giù di lì) e se capita che giocando a calcio ti infortuni e poi, a causa dell’infortunio, non vai a lavorare per uno o più giorni, questi ultimi ti vengono sottratti dalle tue spettanze per le ferie. Così che i fratelli preferiscono tenersi i giorni di ferie piuttosto che rischiare di perderne qualcuno per una partita di calcio.”

Questa risposta non mi diede la sensazione di trovarmi in un luogo dove concetti come “misericordia, amore e altruismo” avrebbero dovuto regnare sovrani. Non capivo! Come?! Giovani che davano la loro vita, che erano in quel luogo a lavorare gratis, non avevano, di fatto, la libertà di svagarsi con il gioco che più attira i maschietti! O perlomeno, gli viene fatto credere che possono farlo ma in realtà la “contropartita è tale che desistere dal giuoco sembra essere più saggio”.

I giorni di “ferie” erano tanto preziosi per i giovani che nei loro discorsi traspariva spesso l’aspettazione per il prossimo week-end da passare a casa. Questo, probabilmente, era accentuato dal fatto che i giovani Beteliti non avevano grandi risorse da usare per gli svaghi extra-Betel. Il “dono” (una specie di piccolo salario) che ricevono è talmente inconsistente che dopo aver tolto le spese (benzina per l’auto, bollo, assicurazione, ect) per recarsi alla congregazione di appartenenza alla quale sono stati assegnati, rimane ben poco denaro da usare per andare semplicemente al cinema o in pizzeria. Di conseguenza, quindi, il “miraggio” di un week-end a casa era davvero visto come un’oasi in mezzo al deserto, reso ancor più desiderato dal fatto che molte volte vi rinunciavano (ad andare a casa per qualche giorno) perchè mancava il denaro!

Vi assicuro che l’aria respirata non era per niente diversa da quella che respira un militare durante il servizio di leva.

Questo celato malessere tra i giovani ha portato molti di loro ad abbandonare la vita da Betelita, infatti alcuni, in modo esplicito, dicevano che presto la Betel sarebbe rimasta senza giovani, se le cose non fossero cambiate.
Negli ultimi dieci anni, il numero di Beteliti giovani - 18-25 anni - è diminuito così sensibilmente da indurre la “dirigenza” a cambiare le regole. Fino al 2005, per essere accettato al “1281” un giovane doveva aver compiuto almeno 18 anni ed essere legalmente maggiorenne. Nel 2005, appunto, il cambiamento. In tutte le congregazioni d’ Italia arrivò comunicazione che di fatto permetteva ai minorenni di essere “arruolati” come Beteliti – ovviamente previa autorizzazione dei genitori, compreso uno scarico di responsabilità nei confronti della congregazione-

La mancanza di giovani disponibili credo sia diventato un grave problema per la dirigenza dei Testimoni di Geova, e questo per dei motivi molto semplici.

  • Il primo, è che è relativamente semplice controllare dei giovani che sostanzialmente soffrono di sudditanza psicologica nei confronti della dirigenza.

  • Secondo, i giovani, spesso, hanno molti sensi di colpa per ciò che non riescono a fare (gli standards per i giovani TDG sono talmente elevati che risulta quasi impossibile adempierli pienamente), di conseguenza sono inconsciamente disponibili a sopportare atteggiamenti di superiorità che gli adulti, spesso, non tollerano.

  • Terzo, la dedizione di un “giovane volontario”, motivato e caricato come “una molla”, è incomparabile a qualsiasi altra categoria di persone.

  • In ultimo, i giovani non conoscono retroscena passati, spesso scomodi, che tolgono motivazione ai veterani, che difficilmente dimenticano “cose storte” e scorrettezze!


A parte chi lavorava ai poderi, a mezzodì tutti i Beteliti si ritrovavano nella grande sala da pranzo situata nell’edificio principale. All’entrata della sala, il caposala, indica ai visitatori, che spesso possono pranzare insieme agli altri, dove si possono accomodare. Di solito, ad ogni tavolo c’è qualche posto libero che viene utilizzato per i "temporanei" e i singoli visitatori. I tavoli sono rettangolari e possono ospitare una dozzina (più o meno) di persone. Da un lato del tavolo c’è sempre “un’anziano” che funge da capotavola.

Dopo la preghiera, il cibo arriva al capotavola. Tutti i piatti vengono passati al capotavola che a sua volta li riempie e li passa ai fratelli del tavolo. Se qualcuno desidera un’altra porzione passa nuovamente il piatto al capotavola e così via. La prima volta, notai una certa frenesia nel mangiare. Tutti, chi più chi meno, chiacchieravano ma nel contempo mangiavano piuttosto velocemente. Ovviamente io ero "il temporaneo" di turno, e tutti più o meno mi facevano domande di ogni tipo.

Ad un certo punto feci un sobbalzo, perché di colpo tutti, al sentire una voce maschile si alzarono improvvisamente in piedi. Il fratello al mio fianco mi prese per il gomito per farmi alzare, visto che la cosa mi prese di soppiatto. Cos’era? La preghiera finale! E sì, preghiera prima di pranzare, e preghiera alla fine, il pranzo era finito!(sig!) Il fratello capotavola, sorridendo mi disse: “Non preoccuparti, qui non siamo in Inghilterra, se non hai finito puoi sederti e terminare il tuo pranzo! Meno male!!! A quanto pare, alla Betel britannica, dopo la preghiera finale non è possibile finire di pranzare, invece a Roma (da bravi romani!) si era un po’ più elastici.

Nel mio lavoro avevo imparato ad osservare tutto ciò che mi sta intorno: cose, persone, espressioni del viso, atteggiamenti strani, colori, ect.. Non mancai di notare una cosa strana. I giovani erano di solito le persone più semplici, anche nel vestire, mentre spesso gli “anziani” spesso avevano bei vestiti e non mancavano mai di mostrare la propria spiritualità - ora la chiamo santocchieria -. Notai spesso negli “anziani capotavola” orologi di un certo valore, occhiali firmati, ect. Non era certo una regola, ma mi sembrò strano vedere ai polsi di persone che avevano vissuto una vita alla Betel, orologi da 7/8 mila euro e quant’altro.

La spiegazione che sentii più di una volta fu: “Ma sì, ma lui era ricco di famiglia”! Vabbè, prendiamola per buona come spiegazione, comunque questi “ricchi di famiglia” mi sembrano un po’ troppi, dissi tra me e me! Questa faccenda mi sarebbe poi tornata in mente successivamente a causa di altri aspetti. Dopo il pranzo, molti prendevano dei sacchetti e li riempivano di cibo da consumare per la cena, anche se quest’ultima era disponibile self-service la sera stessa, subito dopo l’orario di lavoro.

Durante l’orario di lavoro ebbi l’occasione di conoscere bene diversi Beteliti, con molti dei quali strinsi un buon rapporto d’amicizia. Molti di loro, anziani, mi raccontarono diversi aneddoti, anche relativi ai loro viaggi! Una volta, mentre mi raccontavano di un viaggio in Egitto, da buona faccia tosta che sono, chiesi: “Scusa, ma con che denaro sei andato in Egitto?” La risposta? “Qui alla Betel se hai una certa anzianità hai diritto ad un viaggio, di tanto in tanto, (ho poi scoperto che qualcuno ne faceva uno all’anno)!

"E dove prendono il denaro per tutti questi viaggi?", chiesi ancora. Il fratello disse:"Hai presente i Tour che spesso vengono proposti in congregazione? Bè, la Congregazione funge da venditore per l’agenzia di viaggio organizzatrice e quest’ultima in cambio di un considerevole numero di adesioni (quasi a prezzo pieno) regala alla Betel un certo numero di viaggi! In quell’occasione capii come mai "i tour" che spesso venivano proposti in Sala erano sempre più cari di quanto non lo fossero quelli reperibili in una qualsiasi agenzia di viaggio.- Le motivazioni additate spesso erano alberghi di categoria superiore, ect. -.

Poi scoprii anche, che chi si occupava degli acquisti nei vari reparti (per i comitati di costruzione, acquisti per la stessa Betel, ect) riceveva favori e regali vari dai fornitori. Questo spiegava molte incoerenze che notavo da anni, per esempio nei comitati di costruzione delle Sale del Regno. Facevo parte, nella congregazione di Segrate (Mi), del “Comitato di Manutenzione” e spesso mi recavo nelle congregazioni vicine per risolvere problemi di “acustica”. Non capivo perché la Betel forniva alle congregazioni materiali di scarsa qualità a prezzi indicibili. Eppure, secondo le comunicazioni che arrivavano da Roma, le congregazioni che acquistavano il materiale tramite la Betel ottenevano degli ottimi sconti, perché la sede centrale acquistava grosse quantità di materiale (?). Di fatto però, si spendeva meno acquistando il materiale altrove, e soprattutto la qualità era decisamente superiore.

Più di una volta vidi impianti acustici comperati tramite la Betel, costati 10/15.000 Euro, completamente da rifare con apparecchiature diverse a causa della scarsa qualità. Le congregazioni, poi, si stupivano nell’apprendere che il nuovo impianto, perfettamente funzionante costava decisamente meno di quanto avevano già speso per quello fornito dalla Betel stessa. Al riguardo, mi viene in mente un episodio di 5/6 anni fa, riferito all’acquisto di tre (3) proiettori per la sala delle assemblee di Cameri. Insieme ad altri 4 fratelli andammo a Cameri per testare i nuovi proiettori dal costo di circa 9 mila euro l’uno (se non ricordo male) a confronto con dei proiettori che avrebbe procurato un fratello elettricista e che costavano meno della metà di quelli del comitato.

Fummo decisamente sorpresi nel vedere che i proiettori proposti dal fratello elettricista avevano una resa visiva esattamente doppia a quelli proposti dall’ufficio acquisti della Betel! Cosa si fece?
Facemmo vedere la differenza tra i due proiettori al responsabile di Cameri, XXXXXX, che di fronte alle nostre insistenze ci disse un po’ stizzito: “Dobbiamo assolutamente montare i proiettori che ci hanno mandato dalla Betel, perché li hanno acquistati per tutte le sale assemblee!”

Quindi, non poco delusi, montammo delle schifezze per la modica cifra di “quasi” 30 mila euro, quando invece ne potevamo spendere solo 14 mila! Alla fine quei proiettori vennero sostituiti pochi anni dopo perché inefficienti.

Perché alla Betel, in un ufficio (acquisti) dove l’ unico compito da espletare è quello di acquistare le migliori apparecchiature al minor costo possibile, ci sono persone che di fatto acquistano apparecchiature di scarsa qualità a prezzi indicibili? Mettendo insieme il puzzle, che ora avevo completo, capii cosa succedeva in quell’ufficio!

*********

Avete mai sentito parlare un Sorvegliante mentre descrive la vita alla Betel? Avete mai letto, in qualche Torre di Guardia o nel libro “Proclamatori” delle attività svolte alla Betel? Una di queste attività è la preparazione dello studio Torre di Guardia. Tante volte avevo sentito dire: “Dovremmo imitare i Beteliti, che nella giornata di lunedì si preparano insieme lo “studio” Torre di Guardia!” Infatti, appena arrivai a Roma una delle “raccomandazioni” fu quella di presenziare alla preparazione dello “studio” Torre di Guardia, che si svolgeva nella sala del regno al “1281”.
La Sala del Regno

Mi chiedevo come si svolgesse! Arrivò il Lunedì sera (mi pare alle 19.00) e mi presentai in Sala del Regno. Erano tutti vestiti come si usa essere “addobbati” per una delle tradizionali adunanze. Un usciere mi invita a sedermi in uno dei posti liberi all’estrema destra della Sala del Regno. E adesso? A me sembrava un’adunanza più che una preparazione! Il conduttore sale sul podio (come all'adunanza) insieme al lettore di turno. Non ricordo se si iniziava con un cantico, ma certamente la preghiera iniziale e quella finale non mancavano.

Il lettore legge il primo paragrafo e il conduttore fa la domanda. Fui sorpreso dal fatto che rispondevano solamente i fratelli seduti nelle prime file; poi mi spiegarono che erano già preparati e che solo loro potevano rispondere. Quindi, di fatto, si assisteva ad un’adunanza vera e propria che era il “doppione” dell’ adunanza che si sarebbe tenuta la domenica seguente. In realtà non era una preparazione, perché si svolgeva come un’adunanza vera e propria e i fratelli che erano nelle file anteriori della sala erano già preparati. Così accade che per lo studio della Torre di Guardia molti utilizzano almeno 2 ore alla settimana (una il lunedì sera ed una alla domenica per l’adunanza) e probabilmente un’altra ora per la preparazione personale, che deve avvenire ovviamente prima del lunedì sera.

Ora, col senno di poi, capisco il motivo per il quale la “società” insiste sullo studio della Torre di Guardia, costringendo di fatto i Beteliti ad assistere a questa adunanza almeno due volte la settimana. Nelle pagine della Torre di Guardia è espresso il volere del Corpo Direttivo, e la dirigenza vuole essere sicura che i pensieri esposti nella Torre di Guardia vengano recepiti in modo totale dai singoli Testimoni di Geova ed in particolar modo dai Beteliti.

Ovviamente qualcuno, di tanto in tanto saltava l’appuntamento, ma era bene farsi vedere perché, come ho evidenziato all’inizio di questa storia, tutti sono osservati e i “privilegi” ai Beteliti risultano essere un’ambizione. Anzi, per molti la priorità è quella di rendersi quasi indispensabili per non rischiare di essere mandati via.

Molti Beteliti lavorano al “1281” sin da giovanissimi (18-20 anni) e alcuni, a 40 anni suonati, sono ancora celibi. Quindi si può dire che questi fratelli hanno passato l’intera “vita lavorativa” all’interno dei cancelli della Betel e che non hanno mai conosciuto “il lavoro nel mondo”, e soprattutto, non hanno mai provato le responsabilità da assolvere derivanti dal dover vivere all’interno della società umana che per loro (i Beteliti) è satanica. Da aggiungere anche il fatto, a mio avviso grave, che a nessun Betelita viene versato alcun contributo previdenziale, quindi se un’ individuo che ha lavorato alla Betel per 30 anni viene mandato via, si ritrova senza un lavoro, senza una casa, senza un curriculum e soprattutto senza una pensione per affrontare la vecchiaia.

A fronte di ciò, i quarantenni prima menzionati stanno ben attenti a come si muovono. Ho sentito più di un fratello dire: “Se mi sposo mi manderebbero via, perché la moglie non sarebbe accettata, a meno che non svolga una professione che interessa loro….di sorelle che fanno le pulizie e che stirano ce ne sono anche troppe!”Parlando, diverso tempo dopo l’ultimo mio periodo da temporaneo alla Betel (2001), con uno di loro che era in procinto di sposarsi, notai una certa preoccupazione. Le sue parole furono: “Ho cinquant'anni, come faccio ad andare a lavorare in un’ azienda del mondo? Come faccio a vivere con mille euro al mese? Non ho una casa e la mia auto cade a pezzi, ne dovrei comprare un’altra! Gabriele, non ho voglia di andare a lavorare alla mia età, speriamo mi permettano di andare a servire in qualche sala delle assemblee come custode.”

Di fatto in questo luogo (la Betel) è in vigore lo stesso status-quo che esiste a Cuba. Ti danno vitto e alloggio, tu produci per loro senza stipendio e senza previdenza sociale, senza che tu possa produrre della ricchezza da accantonare per il tuo futuro. Dipendi in tutto e per tutto da loro e più il tempo passa e più tale dipendenza diventa quasi indispensabile. Per contro, se per qualche motivo, esci da questo “circolo” sei in guai seri, per non parlare dei danni emotivi!

Questo stato di fatto produceva, e credo lo faccia ancora, una certa omertà. E’ innegabile che dove c’è l’uomo esiste la disonestà, esiste la corruzione, esistono le ingiustizie. Tutto questo esiste anche alla Betel e nella mia breve carriera da temporaneo non potei non rendermi conto che quel luogo non era diverso da tutte le altre realtà lavorative “del mondo”. Qualche volta, vedendo una delle cose che parrebbero, ad ogni persona di buon senso, essere una vera e propria ingiustizia, chiesi ad un anziano: “Ma possibile che nessuno dice niente?” Mi rispose: “L’ ultima volta che ho aperto bocca mi hanno spedito in stamperia, e mi è andata bene, pensa se mi mandavano via a 48 anni! Credimi, è meglio star zitti”! Suppongo che fosse superfluo ribattere ad un’ affermazione di questo tipo.

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Andando verso la conclusione, per non tediarvi oltre, vorrei parlarvi un po’ della biblioteca. Si trova (penso ancora adesso) nella palazzina principale del “1281”, dove è situata anche la Sala del Regno, la sala da pranzo e gli alloggi. Mi colpirono i libri “antichi” della “Società”. Sugli scaffali si potevano ammirare gli Studi sulle Scritturedel pastore Russell (sette, sei più uno) e tutti i libri che la WTS aveva stampato nella sua storia. Mi venne detto che potevo consultarli in biblioteca, ma che non potevo portarli via. Qualche anno dopo, mentre cominciavo a fare qualche approfondimento sulla “Società”, mi ricordai della biblioteca della Betel. Mi serviva assolutamente verificare il contenuto del libro “Il mistero è compiuto", che era il settimo volume degli studi sulle scritture stampato nella sua prima versione nel 1916.

Telefonai ad uno dei miei amici Beteliti e gli chiesi se poteva andare in biblioteca e fotocopiarmi delle pagine. Disse di sì e mi promise di chiamarmi il giorno seguente. Quando mi richiamò rimasi esterrefatto dalle sue parole: “ Gabriè, non posso fare nessuna fotocopia, in biblioteca non ci sono più i libri vecchi, li hanno tolti!”. “Come li hanno tolti”, gli dissi, “fattelo dare da chi di dovere e fai le fotocopie” aggiunsi. “Ho già chiesto, ma mi hanno risposto che i libri tolti dalla biblioteca sono solo per uso interno del reparto degli scrittori e che non si possono fare fotocopie”!
E’ inutile dire quanto rimasi deluso. Ma la faccenda non faceva che confermare quello che sospettavo. Mentivano (la WTS) sul proprio passato e togliendo le vecchie pubblicazioni eliminavano le prove del loro inganno.
La biblioteca

In definitiva, dopo la mia esperienza alla Betel, posso dire al di là di ogni ragionevole dubbio, che in quel luogo non c’è nulla di particolarmente divino, come d’altra parte non c’è nulla di satanico come qualcuno, esagerando, ha affermato. E’ solo un luogo come un altro, è solo una grande azienda, dove ho conosciuto persone buone e gentili e dove ho visto altri che di arroganza e doppiezza ne avevano da vendere. Ho visto espresso il ricatto morale nei confronti di individui che sono consapevoli di dipendere in tutto e per tutto da quella realtà. Ho visto pionieri regolari non fare nemmeno un’ora di servizio al mese, salvo poi andare alle assemblee a raccontare esperienze dal podio per far credere di essere Beteliti e pionieri allo stesso tempo (sig!).

Più di una volta, alle prove delle assemblee, ho visto i sorveglianti chiedere agli intervistati di “colorire” un po’ l’esperienza per renderla più interessante; a casa mia questo si chiama mentire, ma a quanto pare questa è regolare prassi alle assemblee!; ho visto proprietà che non hanno nulla a che vedere con lo “spirito di semplicità” che la “Società Torre di Guardia” pretende dai singoli Testimoni di Geova. Ho visto un luogo dove ho avuto l’ impressione che il fine ultimo è quello di stampare più pubblicazioni possibili, e poco importava che chi faceva i doppi turni non andava nemmeno alle adunanze. Ho visto persone felici e convinte di quello che facevano, ma ho visto molti visi tristi e spenti.

Insomma, ancora una volta, questa organizzazione mi ha dato conferma di essere doppia di parola e di fatti, idealizzando i propri fedeli con metodi alquanto discutibili, mentendo e creando nell’ immaginario degli ignari Testimoni di Geova delle realtà che assolutamente non solo non esistono, ma che sono ben lontane dall’essere il paradiso spirituale tanto propagandato.

Gabriele Traggiai





Crisi di coscienza,
Fedeltà a Dio
o alla propria religione?
Di Raymond Franz,
già membro del
Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova
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