I Testimoni di Geova -
      analisi critica di un culto
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Etica e società

Mia ultima replica


12 ottobre 1997

Cari fratelli,
Ho riflettuto a lungo prima di rispondere alla vostra lettera sulla pena di morte, del 28 agosto 1997. Volevo rivolgermi agli anziani della Congregazione , come da voi suggerito, ma – con tutto il rispetto per il loro incarico – penso non abbiano nulla di nuovo da aggiungere a quanto da voi scritto e pubblicato.

Questo argomento merita di sicuro ulteriori approfondimenti da parte della Congregazione Centrale, come è indicato anche dalla vostra risposta. Una frase in particolare suscita in me delle perplessità. In relazione a quello che ‘avrebbe fatto Gesù’, voi dite che ciò «non ha niente a che vedere con l’argomento della pena capitale, perché né La Torre di Guardia del 15 giugno 1997 né altre nostre pubblicazioni intimano ai cristiani di fungere da boia e di eseguire sentenze capitali.

La Torre di Guardia prende semplicemente in considerazione che cosa Geova permette in relazione alle ‘autorità superiori’».
I Testimoni di Geova non sostengono che i concetti di giustizia e moralità siano relativi o applicabili a seconda delle circostanze. Se si afferma che le "autorità superiori" – costituite pur sempre da uomini imperfetti – possono lecitamente uccidere altri esseri umani, si introduce un precedente che può portare a conclusioni molto discutibili.

Mi chiedo infatti come potrebbe un cristiano motivare validamente il suo rifiuto di agire in qualità di boia. Se l’uccisione dei criminali è giusta e lecita per le "autorità" – e i concetti di giustizia e liceità, come dicevo, non sono relativi – come può divenire sbagliata e illecita per i cristiani? (Confronta Num. 15:15, Prov. 20:20)

Vorrei illustrare il punto con un esempio: se, per qualche particolare motivo (un naufragio, qualche calamità naturale, ecc.), un gruppo di Testimoni venisse a trovarsi per molto tempo isolato dal resto dell’umanità e si dovesse organizzare come comunità sociale, come agirebbe nei confronti degli assassini? Non essendoci altre "autorità" a cui delegare il compito, non dovrebbero i Testimoni stessi ‘giustiziare’ i colpevoli? A questo punto però io mi chiedo: Cristo agirebbe così? Il mio ragionamento è quindi estremamente pertinente.

Nella vostra risposta dite che "quella della pena capitale" è una questione "controversa". Mi chiedo cosa intendete con queste parole. La Domanda dai lettori del 15 giugno 1997 dice che "nella sua parola scritta Dio non indica che la pena capitale sia sbagliata". Ancora, più avanti si legge "…né Paolo né Pietro" sostennero "che la pena capitale fosse intrinsecamente immorale".

Queste sono parole molto chiare che non lasciano spazio ad altre opinioni o ad incertezze. E’ vero che La Torre di Guardiaesordisce riconoscendo che è "comprensibile che ognuno di noi abbia le proprie idee personali", però continua affermando che ‘dovremmo conformarci al pensiero di Dio sull’argomento’. "Il pensiero di Dio" sarebbe quindi che uccidere gli assassini e altri criminali sia una cosa giusta e moralmente corretta. La Torre di Guardia non esprime dubbi in merito e quindi non mi pare il caso che si parli – almeno nell’ambito della Congregazione – di "questione controversa": non c’è nessuna controversia: i Testimoni di Geova sono chiaramente e decisamente favorevoli alla pena capitale.

La Torre di Guardia, citando Genesi 9:5,6, dice che con queste parole "Geova autorizzò la pena capitale nel caso degli assassini". (Mi chiedo però se – anche in questo caso, come nel caso della schiavitù – non si debba distinguere tra il permettere e l’approvare). Mi sembra strano citare leggi risalenti a migliaia di anni prima di Cristo per sostenere e giustificare azioni che Gesù non avrebbe né compiuto né approvato (Giovanni 8:7*).

Si potrebbe far notare che, oltre al passo di Genesi 9, nella stessa Genesi troviamo le parole che Dio stesso pronunciò in relazione al primo (e quindi al più grave) assassinio. Parlando del fratricida Caino, in Genesi 4:15b, si legge che "Geova pose un segno per Caino perché nessuno, trovandolo, lo colpisse a morte". All’inizio della storia umana, quindi, Dio proibì la pena capitale. Perché non dare maggior risalto a queste parole quando si parla della pena di morte? – Confronta Matteo 19:8.

Penso che ci sia molto da dire e da aggiungere su questo argomento. Non si tratta di polemizzare ma di evitare semplificazioni pericolose. Si discute infatti della vita di altri esseri umani e io credo che qualsiasi voce e opinione – per quanto ci si appelli alla "neutralità" – possa influenzare la società nel suo insieme.

I pregiudizi (di cui la mia mente sarebbe ingombra), si possono manifestare anche attenendosi in modo acritico e letterale – oggi è comune dire fondamentalista – a testi "sacri" giungendo così a conclusioni contrastanti con lo spirito di Cristo. Parafrasando Gesù, si potrebbe dire che ‘la Bibbia è venuta all’esistenza causa dell’uomo e non l’uomo a causa della Bibbia’, per cui qualsiasi lettura di un libro che non porta a privilegiare l’uomo è dannosa e allontana dalla Verità. Credo che questa riflessione riguardi anche il ritenere lecita la pena capitale. – Confronta marco 2:27.

Concludo ringraziandovi per l’interesse e la premura che avete mostrato nel rispondermi. Con l’occasione porgo a tutti voi un cordiale saluto.

Fraternamente
Achille Lorenzi

* E' vero che questo passo non compare nei manoscritti più autorevoli, ma è certamente in armonia con lo spirito di Gesù. Si potrebbe dire, per assurdo, che se l'episodio non fosse vero, bisognerebbe inventarlo. Le parole di Giov. 8:6 sono certamente in accordo con altri episodi in cui Cristo ha privilegiato il rispetto per gli esseri umani, contro qualsiasi regola, legalismo o interpretazione di legge.


 
   
       
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Crisi di coscienza,
Fedeltà a Dio
o alla propria religione?
Di Raymond Franz,
già membro del
Corpo Direttivo
dei Testimoni di Geova
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