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Il giudizio dei Testimoni di Geova

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Il giudizio dei Testimoni di Geova


I contraddittori insegnamenti della Watchtower
in merito alla questione del "giudizio universale"



Il giudizio universale (particolare)
Michelangelo, Cappella Sistina

«Infatti chi è morto, è ormai libero dal peccato» (Romani 6:7, CEI).

Secondo i Testimoni di Geova i morti non verranno giudicati in base alla opere che hanno compiuto durante la vita, così come è sempre stato insegnato dalle chiese cristiane. Secondo loro, infatti, con la morte tutti i peccati vengono cancellati e i peccatori sarebbero così completamente assolti dalle loro colpe, per quanto gravi possano essere state. Ecco infatti come commenta il succitato passo di Romani 6:7 il libro "Perspicacia", p. 1131:

I risuscitati non saranno giudicati in base alle opere compiute nella vita precedente, poiché la regola di Romani 6:7 dice: "Colui che è morto è stato assolto dal suo peccato".

Ma è realmente questo ciò che scrive Paolo nella sua lettera, cioè che la morte fisica assolve i peccati compiuti da tutti gli uomini, così che nel "giorno del giudizio" non si terrà conto degli errori commessi nell'attuale esistenza? Ecco come viene spiegato questo passo nelle note in calce di alcune Bibbie:

Rm 6,7 è ormai libero dal peccato. Perché, purificato nel battesimo (che ha cancellato il “corpo del peccato”, v. 6), è stato anche “giustificato” (il verbo usato qui, infatti e dikaioo). - Il Nuovo Testamento, Lettere e Apocalisse, Ed. Paoline.

Secondo questo commento, Paolo sta qui parlando dei credenti, che vengono giustificati per fede e resi liberi dal peccato.

z) Lett. È giustificato dal peccato. Versetto difficile. E’ giustificato o significa è prosciolto, e sarebbe un assioma giuridico di valore generale: con la morte si ha l’estinzione dell’azione penale; oppure, e meglio, conservando al verbo il senso che altrove ha sempre in Paolo: colui che è morto (con Cristo, v. 8, cf v. 5) è liberato dal peccato che dominava il vecchio uomo: è stato reso giusto. - Bibbia TOB, Ed LDC.

Si enuncerebbe quindi un principio generale, preso dalla realtà giuridica, principio secondo il quale quando qualcuno muore non può più essere accusato e condannato. Tale principio tuttavia non può essere assolutizzato ed esteso al giudizio finale che riguarderà tutte le persone, e non solo quindi i credenti. Intendere il versetto in tal modo significherebbe far dire all'apostolo molto di più di quello che si legge nella sua lettera, andando quindi "oltre ciò che è scritto".

7. Enuncia un principio giuridico generico: quando un imputato muore durante lo svolgimento del processo, la sua imputazione si estingue. Di questo principio Paolo lascia far l’applicazione al cristiano: morto nel battesimo l'uomo vecchio, l’imputazione del suo antico peccato è estinta; ma da questa applicazione scaturisce anche la conseguenza pratica, accennata nei verss. seguenti, che il cristiano oramai deve vivere con Cristo e per Cristo. - Giuseppe Ricciotti, “Atti degli Apostoli, Lettere di san Paolo”, Ed. Mondadori.

Anche per questo illustre studioso Paolo enuncia un principio giuridico generico e non una verità universale che riguarda tutti gli essere umani. Tale principio giuridico viene preso come esempio per illustrare la mutata condizione di chi diviene credente; non si applica quindi a tutta l'umanità che dovrà essere giudicata.

Si potrebbe anche aggiungere che quando qualcuno è morto non è più soggetto al peccato dato che non è più nella condizione di peccare. Anche in questo senso quindi la morte libera dal peccato, e solo in questo senso le parole di Paolo potrebbero essere applicate a tutti gli esseri umani.

Anche nel passo di Romani 6:23 - "Perché il salario del peccato è la morte; ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore" -, non si dice che la morte cancelli il peccato ma semplicemente che il peccato conduce alla morte. In questo versetto il peccato viene personificato e si dice che esso provvede un salario o ricompensa ai chi si rende suo servo. Tale ricompensa è la morte. Anche il passo di Romani 6:23 quindi, letto nel suo contesto, non dice quindi che la morte cancella (od assolve) i peccati commessi.

Leggendo l'intero capitolo 6 della lettera ai Romani si può comprendere con chiarezza che Paolo non stava dicendo che i peccati di tutti gli uomini vengano annullati semplicemente con la morte.

Il capitolo 6 della lettera ai Romani


1 Che diremo dunque? Continuiamo a restare nel peccato perché abbondi la grazia? 2 È assurdo! Noi che già siamo morti al peccato, come potremo ancora vivere nel peccato? 3 O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? 4 Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. 5 Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione. 6 Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. 7 Infatti chi è morto, è ormai libero dal peccato.

8 Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, 9 sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui. 10 Per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio. 11 Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.
12 Non regni più dunque il peccato nel vostro corpo mortale, sì da sottomettervi ai suoi desideri; 13 non offrite le vostre membra come strumenti di ingiustizia al peccato, ma offrite voi stessi a Dio come vivi tornati dai morti e le vostre membra come strumenti di giustizia per Dio. 14

Il peccato infatti non dominerà più su di voi poiché non siete più sotto la legge, ma sotto la grazia.
15 Che dunque? Dobbiamo commettere peccati perché non siamo più sotto la legge, ma sotto la grazia? È assurdo! 16 Non sapete voi che, se vi mettete a servizio di qualcuno come schiavi per obbedirgli, siete schiavi di colui al quale servite: sia del peccato che porta alla morte, sia dell'obbedienza che conduce alla giustizia? 17 Rendiamo grazie a Dio, perché voi eravate schiavi del peccato, ma avete obbedito di cuore a quell'insegnamento che vi è stato trasmesso 18 e così, liberati dal peccato, siete diventati servi della giustizia.

19 Parlo con esempi umani, a causa della debolezza della vostra carne. Come avete messo le vostre membra a servizio dell'impurità e dell'iniquità a pro dell'iniquità, così ora mettete le vostre membra a servizio della giustizia per la vostra santificazione.

20 Quando infatti eravate sotto la schiavitù del peccato, eravate liberi nei riguardi della giustizia. 21 Ma quale frutto raccoglievate allora da cose di cui ora vi vergognate? Infatti il loro destino è la morte. 22 Ora invece, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, voi raccogliete il frutto che vi porta alla santificazione e come destino avete la vita eterna. 23 Perché il salario del peccato è la morte; ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore.

Non si possono quindi usare questi versetti per sostenere, come fanno i TdG, che alla loro morte tutti i peccati di tutti gli uomini vengono cancellati (assolti), così che al momento del giudizio finale non si terrà conto delle azioni compiute in questa attuale vita.

Nel vangelo di Giovanni Gesù dice che i morti verranno giudicati in base alle azioni compiute in questa vita:

«Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna» (Giov. 5:28, 29, CEI).

È chiarissimo che Gesù sta parlando della azioni compiute dai risorti nel passato, nella loro vita precedente alla resurrezione. Questo significa che nel "giorno del giudizio" renderemo conto di meriti e virtù, errori ed infamie della nostra attuale vita. I TdG invece, non volendo accettare quello che è chiaramente e semplicemente scritto, danno la seguente "spiegazione" delle succitate parole:

«Sia quelli che fecero cose buone che quelli che fecero cose cattive saranno "giudicati individualmente secondo le loro opere".
Quali opere? Pensare che le persone saranno condannate in base alle opere compiute nella loro vita precedente non sarebbe coerente con Romani 6:7, che dice: "Colui che è morto è stato assolto dal suo peccato". Sarebbe anche irragionevole risuscitare qualcuno solo per distruggerlo. Perciò in Giovanni 5:28, 29a Gesù parla della risurrezione futura; poi, nella seconda parte del versetto 29, si riferisce all'esito che si avrà dopo che i risuscitati saranno stati elevati alla perfezione umana e sottoposti al giudizio» ("Ragioniamo", p. 316, il grassetto è mio).

Come abbiamo visto, Romani 6:7 non insegna che la morte letterale cancelli i peccati. Inoltre in Giov. 5 si parla di azioni passate. Se fosse vero quello che sostengono i TdG si dovrebbe leggere: «Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: quanti faranno il bene per una risurrezione di vita e quanti faranno il male per una risurrezione di condanna». Invece Gesù si esprime al passato.

Notate che per i TdG "sarebbe anche irragionevole resuscitare qualcuno solo per distruggerlo". Quindi non si può, secondo loro, accettare quello che è scritto, perché sarebbe contrario alla ragione. Anziché chiedersi se non siano le loro interpretazioni ad essere in contrasto con la Scrittura, si giunge al punto di insinuare che sia Dio a mancare di ragionevolezza se facesse una cosa del genere! In realtà il criterio, per un credente, per definire ragionevoli o meno determinati insegnamenti dovrebbe essere la loro fondatezza ed origine nella Scrittura e non le personali opinioni in merito a ciò che può essere ritenuto ragionevole.

Fra l'altro i TdG dimenticano in questo caso che i pensieri di Dio non sono i nostri pensieri (cfr. Isaia 55:9) e che non si possono quindi giudicare le azioni di Dio in base al criterio della "ragionevolezza" umana. D'altro canto la teologia cristiana tradizionale ha formulato delle spiegazioni in merito alla resurrezione di coloro che riceveranno un giudizio di condanna che permettono di conciliare Scrittura e ragione, anche in questo caso.

La concezione del "Giudizio Universale", così come è stata compresa dai cristiani di tutti i tempi, in armonia con quanto si legge nella Scrittura, è che si verrà giudicati in base alle azioni compiute in questa vita, checché ne dicano gli attuali 'intendimenti' del Corpo Direttivo (CD). Questo viene confermato da diversi altri passi:

2 Corinti 5:10


In questo versetto, parlando del giudizio che attendeva i primi cristiani, Paolo scrive:

«Poiché dobbiamo tutti essere resi manifesti dinanzi al tribunale del Cristo, affinché ciascuno riceva il suo giudizio per le cose fatte mediante il corpo, secondo le cose che ha praticato, sia cosa buona che vile» (TNM).

È evidente che qui si sta parlando delle azioni che i cristiani hanno compiuto durante la loro vita e non certo dopo la resurrezione. È lo stesso pensiero espresso da Gesù in Giov. 5:28,29. Nel caso qualcuno abbia 'praticato cose buone' riceverà un giudizio favorevole; mentre se avrà 'praticato cose vili', il giudizio sarà sfavorevole. E in che consiste il giudizio sfavorevole? Semplicemente nella morte eterna? Sembra che questo concetto di "retribuzione" delle azioni vili, così come viene inteso dai TdG, trascuri il concetto basilare di giustizia: se qualcuno, per esempio, ha ucciso milioni di persone riceverà la stessa punizione di chi ha "semplicemente" rubato, fornicato o bestemmiato?...

I TdG dicono che punire per tutta l'eternità qualcuno che ha sbagliato per un'intera vita non sia un modo equilibrato ed amorevole di concepire la giustizia. Però anche sostenere che tutti riceveranno la stessa punizione, indipendentemente dalle azioni commesse, non è certamente  un concetto di giustizia corretto ed equilibrato. Nel vangelo, infatti, si legge che la punizione per degli errori deve essere proporzionata all'errore e alla consapevolezza dell'errore stesso:

«Quindi quello schiavo che ha capito la volontà del suo signore ma non si è preparato o non ha fatto secondo la sua volontà sarà battuto con molti colpi. Ma chi non ha capito e ha fatto quindi cose meritevoli di battiture sarà battuto con pochi colpi» (Luca 12:47-48, TNM).

Per i TdG invece i "colpi" saranno gli stessi per tutti i "malvagi": la morte eterna, e basta.

Secondo la Watchtower (WTS) in 2 Corinti 5:10 Paolo parlava della resurrezione degli "unti", cioè di coloro che dovranno andare in cielo, che sarebbero, secondo i TdG, soltanto 144.000 (si veda questa pagina). Nel caso di questa resurrezione alla vita celeste anche la WTS non può che insegnare che sono le opere compiute nella vita attuale da questi cosiddetti unti che determineranno la loro sorte eterna: solo se saranno stati giudicati fedeli verranno risorti e potranno stare in cielo con Dio. Se invece non saranno ritenuti fedeli, secondo i TdG non verranno resuscitati.

Secondo la WTS esisterebbero così due tipologie di giudizio:

- gli "unti", che vengono giudicati in base alle opere compiute in questa vita;
- il resto dei risorti, che saranno giudicati in base a quello che faranno dopo la resurrezione.

Ma dove è scritto tutto questo?

Nel caso degli "unti", o essi sono assolutamente approvati e fedeli, oppure sono assolutamente disapprovati ed infedeli. Non ci sono vie di mezzo. O la vita immortale o la morte eterna. Russell era più equilibrato sotto questo aspetto, infatti egli pensava che oltre ai 144.000 vi sarebbe stata anche una "grande moltitudine" di persone che avrebbero ricevuto la vita celeste. Questa "seconda classe celeste" sarebbe stata composta da cristiani fedeli, ma però meno fedeli dei 144.000, e così la loro posizione in cielo sarebbe stata ad un livello meno elevato di quella dei 144.000. Ecco come la WTS ha spiegato la cosa:

«Secondo l’interpretazione di alcuni commentatori del mondo, questa grande folla sarebbe formata dai non giudei convertiti al cristianesimo o dai martiri cristiani diretti in cielo. Nel passato anche gli Studenti Biblici pensavano che si trattasse di una classe celeste secondaria, come si legge nel volume I degli Studi sulle Scritture, intitolato Il Divin Piano delle Età (pubblicato in inglese nel 1886; ed. italiana del 1904): “[Questa classe] perde il premio del trono e della natura divina, ma perverrà finalmente al nascimento dell’essere spirituale d’un ordine inferiore alla natura divina. Vero è che sono dei credenti consacrati, ma essi sono a tal segno invasi dallo spirito mondano che si scordano di dare la loro vita in sacrifizio”. E ancora nel 1930, nel libro Luce, volume I, veniva espresso questo pensiero: “Coloro che formano la grande folla non rispondono all’invito di diventar zelanti testimoni del Signore”. Erano descritti come un gruppo che si autogiustificava, il quale aveva una certa conoscenza della verità, ma faceva poco per predicarla. Dovevano andare in cielo come classe secondaria che non avrebbe regnato insieme a Cristo» (Rivelazione: il suo grande culmine è vicino!, p.120).

Tornando comunque al giudizio di cui parla Paolo in 2 Corinti 5:10 - "Poiché dobbiamo tutti essere resi manifesti dinanzi al tribunale del Cristo, affinché ciascuno riceva il suo giudizio per le cose fatte mediante il corpo, secondo le cose che ha praticato, sia cosa buona che vile" - si deve quindi concludere che i cosiddetti unti (144.000) vengono "resi manifesti" dinanzi al Giudice celeste nel momento in cui Dio decide se risuscitarli o meno.

Quindi la loro possibilità di ricevere o la vita immortale o la morte eterna si decide adesso, nella loro vita attuale. Non vi sarà nessuna ulteriore possibilità di avere un altro giudizio. Invece, per quanto riguarda le "altre pecore", cioè coloro che secondo i TdG dovranno vivere sulla terra, il loro giudizio si baserà non su quello che hanno fatto nell'attuale vita ma su quello che faranno dopo la resurrezione. Come dicevo però, non c'è nessuna indicazione nella Bibbia che vi debbano essere due tipologie di giudizio, una che tiene conto esclusivamente delle azioni compiute nella vita attuale ed un'altra che terrà conto di quello che si farà dopo la resurrezione.

Ecco come la WTS spiega la questione, parlando di quello che avverrà nel "giorno del giudizio":

Contrariamente all’opinione comune, egli non giudicherà le persone in base ai loro peccati passati, molti dei quali commessi forse per ignoranza. La Bibbia spiega che alla morte l’individuo è prosciolto o assolto da tutti i peccati commessi. Essa dice: "Colui che è morto è stato assolto dal suo peccato". (Romani 6:7) Questo significa che i risuscitati saranno giudicati in base a quello che faranno durante il Giorno del Giudizio, non a quello che hanno fatto prima di morire». (pe cap. 21 p. 175).

Abbiamo però visto che Romani 6:7 non insegna affatto che la morte assolve dai peccati. Di conseguenza la conclusione della WTS che il giudizio si baserà su quello che verrà fatto dopo la resurrezione è completamente priva di fondamento nella Scrittura.

Ecco altri passi in cui si afferma che sono le opere attuali che determineranno l'esito del nostro giudizio:

- Giov. 5:28, 29 Non vi meravigliate di questo, perché l’ora viene in cui tutti quelli che sono nelle tombe commemorative udranno la sua voce e ne verranno fuori, quelli che hanno fatto cose buone a una risurrezione di vita, quelli che hanno praticato cose vili a una risurrezione di giudizio.

- Matteo 16:27: Perché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo l'opera sua.

- Romani 2:6-10: Egli renderà a ciascuno secondo le sue opere: vita eterna a quelli che con perseveranza nel fare il bene cercano gloria, onore e immortalità; ma ira e indignazione a quelli che, per spirito di contesa, invece di ubbidire alla verità ubbidiscono all'ingiustizia. Tribolazione e angoscia sopra ogni uomo che fa il male; sul Giudeo prima e poi sul Greco; ma gloria, onore e pace a chiunque opera bene; al Giudeo prima e poi al Greco.

- Romani 14:10-12 Ma tu, perché giudichi tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi tuo fratello? Poiché tutti compariremo davanti al tribunale di Dio; infatti sta scritto: «Come è vero che vivo», dice il Signore, «ogni ginocchio si piegherà davanti a me, e ogni lingua darà gloria a Dio». Quindi ciascuno di noi renderà conto di sé stesso a Dio.

- Apocalisse 2:23 Metterò anche a morte i suoi figli; e tutte le chiese conosceranno che io sono colui che scruta le reni e i cuori, e darò a ciascuno di voi secondo le sue opere.

- Apocalisse 22:12 Ecco, sto per venire e con me avrò la ricompensa da dare a ciascuno secondo le sue opere.


"E dei rotoli furono aperti"


Che dire quindi delle seguenti parole della WTS?

Nella sua visione Giovanni vide come saranno giudicati. "E dei rotoli furono aperti", scrisse. "E i morti furono giudicati dalle cose scritte nei rotoli secondo le loro opere. E il mare diede i morti che erano in esso, e la morte e l’Ades diedero i morti che erano in essi, e furono giudicati individualmente secondo le loro opere". — Rivelazione 20:12, 13. 17 Cosa sono i "rotoli" che vengono aperti e in base ai quali sono giudicati sia i "morti" che i "vivi"? Evidentemente saranno qualcosa in aggiunta all’attuale Sacra Bibbia.

Saranno scritti o libri ispirati contenenti leggi e istruzioni di Geova. Leggendoli, tutti gli abitanti della terra potranno conoscere la volontà di Dio. Quindi sulla terra ognuno sarà giudicato in base alle leggi e alle istruzioni contenute in questi "rotoli". Chi ubbidirà alle cose in essi scritte riceverà i benefici del sacrificio di riscatto di Cristo e progredirà gradualmente fino alla perfezione umana. (pe cap. 21 p. 181).

Quell'"evidentemente" fa comprendere quanto deboli siano le argomentazioni del CD. Ma dove è scritto che i "rotoli" saranno dei nuovi libri che verranno aggiunti all'attuale Bibbia? I TdG spesso usano l'espressione "nuovi rotoli", tuttavia la Bibbia parla semplicemente di "rotoli" (o libri), senza dire che si tratta di nuovi scritti:

Poi vidi un grande trono bianco e colui che vi sedeva sopra. La terra e il cielo fuggirono dalla sua presenza e non ci fu più posto per loro. E vidi i morti, grandi e piccoli, in piedi davanti al trono. I libri furono aperti, e fu aperto anche un altro libro che è il libro della vita; e i morti furono giudicati dalle cose scritte nei libri, secondo le loro opere. Il mare restituì i morti che erano in esso; la morte e l'Ades restituirono i loro morti; ed essi furono giudicati, ciascuno secondo le sue opere. Poi la morte e l'Ades furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la morte seconda, cioè lo stagno di fuoco. E se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco. (Apoc. 20:11-15, CEI).

In questo brano si parla del "libro della vita". Ci sono altri passi nelle Scritture in cui si menziona questo simbolico libro che rappresenta il giudizio favorevole di Dio:

- Salmi 69:28 Siano cancellati dal libro della vita e non siano iscritti fra i giusti.

- Daniele 12:1 In quel tempo sorgerà Michele, il grande capo, il difensore dei figli del tuo popolo; vi sarà un tempo di angoscia, come non ce ne fu mai da quando sorsero le nazioni fino a quel tempo; e in quel tempo, il tuo popolo sarà salvato; cioè, tutti quelli che saranno trovati iscritti nel libro.

- Filippesi 4:3 Sì, prego pure te, mio fedele collaboratore, vieni in aiuto a queste donne, che hanno lottato per il vangelo insieme a me, a Clemente e agli altri miei collaboratori i cui nomi sono nel libro della vita.

Che cosa sono invece i rotoli (o libri) che vengono aperti durante il "giorno del giudizio"? La semplice lettura del brano lascia chiaramente intendere che si tratta di "libri" in cui sono registrate le opere compiute dai risuscitati durante la loro vita. "I morti furono giudicati dalle cose scritte nei libri, secondo le loro opere".

Se accostiamo queste parole a quelle di Gesù in Giov. 5:28, 29, tale conclusione appare ancora più chiara: «Tutti quelli che sono nelle tombe commemorative udranno la sua voce e ne verranno fuori, quelli che hanno fatto cose buone a una risurrezione di vita, quelli che hanno praticato cose vili a una risurrezione di giudizio».

Verremo quindi giudicati in base alle azioni che compiamo ora, azioni che vengono simbolicamente scritte in quei "rotoli" o libri che saranno aperti durante il giorno del giudizio.

In Daniele cap. 7 viene descritto un giudizio in termini molto simili a quello di Apocalisse 20. Cito dalla versione della CEI:

9 Io continuavo a guardare,
quand'ecco furono collocati troni
e un vegliardo si assise.
La sua veste era candida come la neve
e i capelli del suo capo erano candidi come la lana;
il suo trono era come vampe di fuoco
con le ruote come fuoco ardente.
10 Un fiume di fuoco scendeva dinanzi a lui,
mille migliaia lo servivano
e diecimila miriadi lo assistevano.
La corte sedette e i libri furono aperti.
11 Continuai a guardare a causa delle parole superbe che quel corno proferiva, e vidi che la bestia fu uccisa e il suo corpo distrutto e gettato a bruciare sul fuoco.
12 Alle altre bestie fu tolto il potere e fu loro concesso di prolungare la vita fino a un termine stabilito di tempo.

In Apocalisse 20 si legge:

11 Vidi poi un grande trono bianco e Colui che sedeva su di esso. Dalla sua presenza erano scomparsi la terra e il cielo senza lasciar traccia di sé. 12 Poi vidi i morti, grandi e piccoli, ritti davanti al trono. Furono aperti dei libri. Fu aperto anche un altro libro, quello della vita. I morti vennero giudicati in base a ciò che era scritto in quei libri, ciascuno secondo le sue opere. 13 Il mare restituì i morti che esso custodiva e la morte e gli inferi resero i morti da loro custoditi e ciascuno venne giudicato secondo le sue opere. 14 Poi la morte e gli inferi furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la seconda morte, lo stagno di fuoco. 15 E chi non era scritto nel libro della vita fu gettato nello stagno di fuoco.

Anche qui si parla di un trono; di Dio seduto sul trono per giudicare; e di giudizio eseguito tramite il fuoco. E si menzionano dei libri (o rotoli) che vengono aperti.

Il giudizio di Dio viene quindi paragonato a quello di una Corte Suprema: «La corte sedette e i libri furono aperti» (Dan. 7:10). Il giudizio contro la "bestia" ed il suo "corno" - che simboleggiano governanti e nazioni - viene emesso in base all'esame di ciò che è riportato in quei "libri".

Notate come spiega la WTS il vs. 10 di Dan. 7:

«Dopo aver descritto le quattro bestie, Daniele volge lo sguardo dalla quarta bestia a una scena in cielo. Vede l’Antico di Giorni sedersi come Giudice sul suo splendente trono. L’Antico di Giorni altri non è che Geova Dio. (Salmo 90:2) Mentre la Corte celeste prende posto, Daniele vede ‘aprire dei libri’. (Daniele 7:9, 10) Dal momento che la sua esistenza si estende all’infinito nel passato, Geova conosce tutta la storia umana come se fosse scritta in un libro. Ha osservato tutte e quattro le bestie simboliche e può emettere un giudizio su di esse per conoscenza diretta». (dp cap. 9 p. 144).

Quindi i libri che vengono aperti contengono la storia umana, la storia passata, che Dio conosce come se fosse scritta in un libro.

E la stessa cosa si può dire dei "rotoli" o libri di cui si parla in Apocalisse 20:12: quei "libri" contengono la storia passata di tutti coloro che sono vissuti, i quali verranno quindi giudicati secondo le opere compiute durante la loro attuale vita.

L'idea che i "rotoli" contengano rivelazioni future, nuove leggi, in base alla quali i risorti saranno giudicati, è quindi estranea sia all'immediato contesto, sia a quello che si legge in altri punti della Scrittura, come il passo di Daniele che abbiamo considerato.

Qui si nota in maniera molto evidente la "disinvoltura" esegetica della WTS: in un caso i "libri" si riferiscono alla storia passata; in un altro, molto simile sia nel linguaggio che nel contesto, si attribuisce a questi "libri" il significato di rivelazioni future, contraddicendo e stravolgendo completamente il concetto stesso di "Giudizio Universale", così come è stato inteso dai cristiani di tutti i tempi.


Pecore e capri


- Matteo 25:31-46: Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti gli angeli, prenderà posto sul suo trono glorioso. E tutte le genti saranno riunite davanti a lui ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri; e metterà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli della sua destra: "Venite, voi, i benedetti del Padre mio; ereditate il regno che v'è stato preparato fin dalla fondazione del mondo. Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste; fui nudo e mi vestiste; fui ammalato e mi visitaste; fui in prigione e veniste a trovarmi". Allora i giusti gli risponderanno: "Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? O assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto? O nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto ammalato o in prigione e siamo venuti a trovarti?" E il re risponderà loro: "In verità vi dico che in quanto lo avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l'avete fatto a me". Allora dirà anche a quelli della sua sinistra: "Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli! Perché ebbi fame e non mi deste da mangiare; ebbi sete e non mi deste da bere; fui straniero e non m'accoglieste; nudo e non mi vestiste; malato e in prigione, e non mi visitaste". Allora anche questi gli risponderanno, dicendo: "Signore, quando ti abbiamo visto aver fame, o sete, o essere straniero, o nudo, o ammalato, o in prigione, e non ti abbiamo assistito?" Allora risponderà loro: "In verità vi dico che in quanto non l'avete fatto a uno di questi minimi, non l'avete fatto neppure a me". Questi se ne andranno a punizione eterna; ma i giusti a vita eterna.

I TdG hanno spiegato per molti anni che questa parabola si sarebbe adempiuta dopo il 1914. A partire da quell'anno, il Signore Gesù avrebbe separato le persone in due classi: le pecore ed i capri.

Ecco alcune citazioni da pubblicazioni della WTS che riportavano questo 'intendimento':

kc cap. 16 pp. 153-154 "Una grande folla" acclama il Re


Che le "altre pecore" siano prevalenti al "termine del sistema di cose" è mostrato dall’illustrazione con cui Gesù conclude la sua profezia sul "segno" della sua presenza. (Matteo 24:3) Egli dice:

"Quando il Figlio dell’uomo sarà venuto nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, sederà quindi sul suo glorioso trono. E tutte le nazioni saranno radunate dinanzi a lui, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri. E metterà le pecore alla sua destra, ma i capri alla sua sinistra". (Matteo 25:31-33).

Poiché il glorioso Re e i suoi angeli sono invisibili agli occhi umani, in che modo adempie egli l’opera di separazione? ... Il Re giudica le persone secondo come rispondono ai suoi "fratelli" e al messaggio del regno che proclamano. Ciò che essi fanno ai suoi "fratelli" lo considera come fatto a lui stesso. Quelli che ricevono i "fratelli" del Re in maniera ospitale hanno la prospettiva di ottenere una benedizione. Sei uno di questi? Certo, devi tenere una condotta coerente, accettando il messaggio del regno con tutto il cuore e divenendo un servitore di Geova dedicato e battezzato...

w84 15/5 pp. 26-27 Abbondate nella speranza!


Il "segno" profetico di cui Gesù parlò al termine del suo ministero terreno si adempie ora in modo rimarchevole. Gesù siede sul suo glorioso trono celeste, da dove giudica le nazioni della terra e separa le persone "come un pastore separa le pecore dai capri". Questo avviene in base a come esse reagiscono al messaggio del Regno proclamato dai "fratelli" di Cristo, gli unti testimoni di Geova che ancora servono Dio qui sulla terra. (Matt. 24:3-14; 25:31-40, 46).

I TdG quindi credevano di essere gli strumenti visibili per mezzo dei quali il Signore, "venuto nella sua gloria" nel 1914, separava l'umanità in due classi.

Ci sarebbe quindi stato un "giudizio" preliminare ad Armaghedon, prima del "giudizio universale" di cui parla Apocalisse cap. 20. Le persone sarebbero state giudicate in base a come trattavano i testimoni di Geova: se accettavano il loro messaggio, sarebbero diventati "pecore". Rifiutandolo si sarebbero dimostrati "capri". Ecco come la cosa veniva spiegata nel libro "Potete vivere" (ed 1982), p. 183:

L’ATTUALE GIORNO DI GIUDIZIO


La Bibbia ci dà quindi informazioni su quanto accadrà da qui a mille anni. E mostra che non c’è alcuna ragione di temere il futuro. Ma la domanda è: Ci sarete per godere le buone cose che Geova Dio ha in serbo per voi? Questo dipenderà dal sopravvivere a un precedente giorno di giudizio, l’attuale "giorno del giudizio e della distruzione degli uomini empi". — 2 Pietro 3:7.

Sì, da che Cristo è tornato e si è seduto sul suo trono celeste, tutta l’umanità è sotto giudizio. L’attuale ‘giorno di giudizio’ precede il millenario Giorno del Giudizio. Nel giudizio in corso le persone vengono divise in "capri" alla sinistra di Cristo e in "pecore" alla sua destra. I "capri" saranno distrutti per non aver aiutato gli unti "fratelli" di Cristo nel loro servizio a Dio. Col tempo questi "capri" si dimostrano peccatori impenitenti, malvagi, incalliti nelle loro ingiuste vie. Le "pecore", invece, saranno benedette con la vita sotto il dominio del Regno per aver sostenuto in ogni senso i "fratelli" di Cristo. — Matteo 25:31-46.

Quindi il giudizio descritto in Matteo 25:31-36 era considerato diverso dal giudizio menzionato in Apocalisse 20. Poi, per l'ennesima volta, l'intendimento del Corpo Direttivo cambiò. Ecco, infatti, cosa venne scritto nella Torre di Guardia del 15/10/95, pp. 22-23 (il grassetto è mio):

Questa parabola si riferisce forse a quando Gesù si sedette col potere regale nel 1914, come abbiamo pensato per molto tempo? ... La parabola descrive invece il tempo in cui Gesù giudicherà le persone di "tutte le nazioni" che saranno allora in vita e sulle quali la sua sentenza verrà eseguita. In altre parole, la parabola addita il tempo futuro in cui il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria. Egli si sederà per giudicare le persone allora in vita. ...

Perciò questo significa che quanto si legge in Matteo 25:31 circa il fatto che Gesù ‘si sederà sul suo glorioso trono’ per giudicare si riferisce al tempo futuro in cui questo Re potente si sederà per pronunciare ed eseguire il giudizio sulle nazioni. Sì, la scena del giudizio da parte di Gesù descritta in Matteo 25:31-33, 46 è rapportabile a quella di Daniele capitolo 7, dove il Re regnante, l’Antico di Giorni, si sedette per agire in qualità di Giudice. Questo intendimento della parabola delle pecore e dei capri indica che il giudizio delle pecore e dei capri è futuro. Avrà luogo dopo che "la tribolazione" menzionata in Matteo 24:29, 30 sarà scoppiata e il Figlio dell’uomo ‘sarà arrivato nella sua gloria’. (Confronta Marco 13:24-26). Allora, con l’intero sistema malvagio giunto alla sua fine, Gesù terrà udienza, emetterà il giudizio e lo eseguirà. — Giovanni 5:30; 2 Tessalonicesi 1:7-10.

Naturalmente se qualcuno avesse osato mettere in dubbio il precedente 'intendimento' sarebbe stato disassociato per apostasia. Eppure non ci voleva una grande perspicacia per rendersi conto che nel 1914 non c'era stato alcun ritorno glorioso di Cristo accompagnato dai suoi angeli per giudicare il mondo. E non ci voleva molta perspicacia per rendersi conto anche dell'enorme presunzione insita nell'idea che Cristo separasse le persone in pecore e capri a seconda di come reagivano alla predicazione compiuta dai TdG.

Notate comunque come nel recente nuovo intendimento il giudizio di Matteo 25 venga messo in relazione a quello di Daniele cap. 7: «Sì, la scena del giudizio da parte di Gesù descritta in Matteo 25:31-33, 46 è rapportabile a quella di Daniele capitolo 7, dove il Re regnante, l’Antico di Giorni, si sedette per agire in qualità di Giudice».

E perché non dovrebbe essere rapportabile anche con quello di Apocalisse 20, che è molto simile nei termini e nelle immagini usate? In entrambi i brani si parla del Giudizio di Dio. E la stessa cosa si può dire del giudizio descritto in Matteo 25. Non c'è nessun "attuale giorno del giudizio", distinto da un altro "giorno del giudizio" futuro. Da nessuna parte nella Scrittura di parla di due "giorni del giudizio".

In base a che cosa Gesù quindi giudicherà il mondo? In base alle azioni future (come insegna la WTS), o a quelle passate, come hanno sempre creduto i cristiani di tutti i tempi? La parabola di Matteo 25 è estremamente chiara: sarà in base alle azioni passate (il fatto che abbiano fatto o meno del bene) che verrà decisa la sorte eterna di coloro che saranno giudicati da Cristo.

Anche questo brano quindi si collega al resto delle Scritture che mostrano come le persone saranno giudicate in base alle opere compiute nell'attuale vita e non, come insegna la WTS, in base a quello che faranno dopo essere state risuscitate.
Gli attuali intendimenti della WTS quindi, oltre a non essere in armonia con la Scrittura, sono in contrasto anche con ciò che i cristiani di tutti i tempi hanno creduto in merito al "Giudizio Universale".


Crisi di coscienza,
Fedeltà a Dio
o alla propria religione?
Di Raymond Franz,
già membro del
Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova
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02/04/2021
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