I Testimoni di Geova -
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Le dottrine


"Astenetevi dal sangue": cosa significa?


Ecco come un Testimone ha risposto a delle domande in cui si rileva
la contraddittorietà scritturale della posizione dei TdG sul sangue .

Domanda: Siete sicuri che nella scrittura di Atti 15:28,29 la parola "astenersi" vada intesa come la intendete voi? Da come è stata trattata la questione delle cose sacrificate agli idoli, menzionata insieme al sangue nella scrittura di Atti (confr. Atti 15:28,29 con 1 Corinti capp. 8 e 10), pare di no.

Di seguito (scritta in corsivo) la risposta di un testimone di Geova a questa domanda, intervallata dai miei commenti (in azzurro):

Effettivamente leggendo i capitoli 8 e 10 di 1 Corinti, si comprende che San Paolo parlò del mangiare le cose sacrificate agli idoli come di una questione di coscienza, mentre nella scrittura di Atti 15:28,29 tale aspetto era incluso nelle cose dalle quali era 'necessario astenersi'. Dovrebbe questa considerazione estendere automaticamente la questione di coscienza anche all’accettare sangue?

Non ci si sofferma sulle ragioni dell’apparente contraddizione: evidentemente un’approfondita analisi potrebbe rivelarsi controproducente e mostrare che la posizione dei TdG non è biblica. Comunque, "ragionando sulle Scritture", possiamo comprendere perché venne considerata una "questione di coscienza" il mangiare dei cibi offerti agli idoli (cfr. Atti 17:2). È chiaro che questo dipendeva dal significato che si attribuiva al gesto: chi mangiava pensando di onorare l’idolo commetteva idolatria; chi considerava invece questo cibo un semplice alimento, non faceva nulla di male, a parte forse creare problemi di coscienza ad altri cristiani che avessero visto compiere tale azione senza conoscerne le intime motivazioni.

Bisogna infatti ricordare le circostanze esistenti quando gli apostoli emanarono tale "decreto": si trattava di facilitare la coesistenza tra i cristiani provenienti dal paganesimo e quelli di origine ebraica, i quali erano abituati da sempre ad ubbidire al comando di non mangiare sangue e cibi offerti agli idoli. I cristiani di origine pagana, avendo abitudini alimentari diverse, potevano causare dei problemi di coscienza ai cristiani ebrei. Per evitare di creare turbamenti era consigliabile evitare certe azioni, anche se, personalmente, si potevano considerare lecite.

Questo è il senso del ragionamento di Paolo in 1 Corinti 8 e 10. Un discorso simile si può fare a proposito del sangue: se qualcuno, deliberatamente, avesse mangiato carne non dissanguata, volendo dimostrare con tale gesto la sua mancanza di rispetto per la vita, simboleggiata dal sangue, avrebbe commesso un grave peccato; se avesse compiuto la stessa azione, invece, perché non c’era altro mezzo per evitare la morte per fame, in tal caso il suo comportamento sarebbe stato considerato per lo meno una "questione di coscienza". Erano le circostanze ed il significato attribuito al gesto che lo rendevano lecito o meno.

Ragionando in questo modo allora dovrebbe essere estesa anche alla fornicazione e sfido chiunque a menzionarmi una sola occasione nella quale un cristiano può in buona coscienza commettere volontariamente fornicazione trasgredendo a quel comando.

Si potrebbero ipotizzare situazioni estreme e drammatiche, come la "scelta" fra la morte ed il cedere alla violenza di uno stupratore... Come comportarsi in situazioni simili? Dio richiede di resistere anche a costo della vita? E se una donna cedesse alla violenza, per salvare la vita, diverrebbe in tal modo colpevole di "fornicazione"? Non intendo dire con ciò che una donna debba scendere a compromessi con il suo violentatore, ma sottolineare che esistono, anche nel caso della "fornicazione", situazioni estreme che cambiano radicalmente il significato ed il "valore" di un determinato comportamento.

Comunque, il punto in questione è se l’espressione "astenetevi dal sangue" si debba intendere in senso assoluto e da applicare sempre ed in ogni circostanza, come insegna la Società Torre di Guardia, anche quando vi è coinvolta la vita e la sopravvivenza: "La Bibbia dice di 'astenersi dal sangue'. (Atti 15:20, 29) Cosa significa questo? Se un medico vi dicesse di astenervi dall’alcool, significherebbe semplicemente che non dovete prenderlo per bocca, ma che potete trasfondervelo direttamente nelle vene? Naturalmente no! Così, ‘astenersi dal sangue’ significa non immetterlo affatto nel proprio corpo" - Libro Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca, p.216.

Il fatto che Paolo indichi che, nel caso dei cibi offerti agli idoli, era il significato che si attribuiva al gesto a renderlo accettabile o meno, dimostra che anche la proibizione del nutrirsi di sangue deve essere compresa con simile discernimento e ragionevolezza. Se l’espressione "astenersi" non deve essere intesa come un imperativo assoluto ed inderogabile nel caso degli idolotiti, è lecito chiedersi se lo stesso non si possa dire del comando "astenetevi dal sangue". Cosa determina la differenza fra il cibarsi degli idolotiti, il mangiare il sangue e il commettere fornicazione? È chiaro che le tre proibizioni non sono messe sullo stesso identico livello; in ogni caso si deve usare discernimento per comprendere come devono essere applicate.

Dunque ogni singolo aspetto della scrittura di Atti deve essere valutato singolarmente.

Esatto.

Il fatto che Paolo ebbe a fare quelle considerazioni circa il mangiare le cose sacrificate agli idoli deve essere a questo punto considerato come una prova in più del fatto che per il sangue non ci possono essere compromessi, la questione del sangue deve essere messa sullo stesso piano della fornicazione,

E chi lo dice? Con quale criterio interpretativo si giunge a questa dogmatica conclusione? Non si era appena detto che ogni singolo aspetto deve essere valutato singolarmente?

non essendoci punti nei quali la Bibbia fornisce ulteriori spiegazioni in merito.

La Bibbia fa capire chiaramente per quale motivo Dio vietò di cibarsi del sangue: il sangue era consideratosimbolo della vita. Lasciarsi morire – sacrificando così la realtà simboleggiata - per rispettare tale divieto è in contraddizione con lo scopo per cui venne dato il comando. La Bibbia "spiega" che bisogna rispettare la vita. La proibizione del sangue deve essere intesa tenendo conto del valore supremo della vita umana. Non ci sono "ulteriori spiegazioni in merito" perché la questione è ovvia per chiunque non abbia pregiudizi dettati da rigide ed estremistiche - o fanatiche - interpretazioni settarie.

Riflettiamo: se Geova avesse proprio voluto intendere astenersi dal sangue in ogni circostanza, quale espressione avrebbe dovuto utilizzare? Non credete che "astenetevi dal sangue" sarebbe stato più che sufficiente, come in effetti è per i veri cristiani e come "astenetevi dalla fornicazione" lo è nel caso appunto della fornicazione?

Riflettiamo: se Dio avesse voluto intendere "dovete morire e lasciar morire i vostri figli piuttosto che mangiare carne non dissanguata", un simile comando – estremamente difficile da comprendere ed accettare - non sarebbe stato espresso in maniera più esplicita?

Gli uomini, fatti "ad immagine di Dio", seguendo la voce della loro coscienza, respingono unanimemente come crudele ed assurdo un tale divieto. Eppure, non è la legge di Dio scritta nei cuori? (Romani 2:15) Nella Bibbia Dio dice che alcuni avrebbero fatto morire i propri figli facendo qualcosa che Lui non aveva comandato e che non aveva nemmeno pensato (Ger. 7:31). Questo è quanto accade con il rifiuto delle trasfusioni da parte dei Testimoni di Geova.

Inoltre non dobbiamo perdere di vista i profondi motivi, per i quali i veri adoratori di Dio avrebbero dovuto astenersene e dunque non si dovrebbero avere più dubbi in merito, anzi sorgono forse dubbi sul perché il Corpo Direttivo dei testimoni di Geova abbia lasciato alla coscienza del testimone, l’assumere componenti minori di cui si è parlato in precedenza.

Ecco un TdG che mostra d’essere più realista del re! Perché non scrivere addirittura al Corpo Direttivo (CD) per chiedere di annullare questa "concessione"? Il punto è che il CD legifera senza avere il sostegno delle Scritture; ecco perché sorgono questi insegnamenti contraddittori. Il Corpo Direttivo della Società Torre di Guardia trasgredisce le sue stesse leggi permettendo la trasfusione di frazioni di sangue, considerate minori, quando tutti sanno, per esempio, che una dose da 600 cc di albumina, necessaria per la cura di un poliustionato grave, viene ricavata da ben 12 litri di sangue!

Infine, dobbiamo forse credere che Geova nella Sua onniscienza e con la Sua capacità di prevedere il futuro, non sapesse che nel nostro tempo i cristiani si sarebbero venuti a trovare di fronte al problema dell’accettare o meno una trasfusione di sangue? Se era Suo volere che i cristiani accettassero tale pratica, benché in contrasto con i Suoi chiari principi, non credete che lo avrebbe espresso chiaramente nella Sua Parola con espressioni del tipo "Potete mangiare sangue solo nel caso in cui la vostra vita fosse in pericolo"?

Il Padre Eterno non lo ha fatto perché non ce n’era assolutamente bisogno: Dio ha dato agli uomini l’intelligenza, la ragione e la capacità di riflettere e di leggere la Sua Parola con discernimento (cfr. Romani 12:1 nella TNM; Filip. 4:5). Ogni persona dotata di buon senso si rende conto che la posizione dei TdG è del tutto assurda, contraria alla ragione e alla Scrittura. L’errore più grave consiste nel fatto che i TdG hanno rinunciato alla loro autonoma riflessione per ubbidire alle direttive di uomini imperfetti. E "il sonno della ragione – come si sa - partorisce mostri", di ogni genere.
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Domanda: Come mai Geova non punì con la morte i soldati del racconto di 1 Samuele cap. 14? Eppure il racconto dice che essi mangiarono la carne col sangue. Forse proprio perché era in pericolo la loro vita? (Si noti che la domanda è formulata in maniera capziosa: da nessuna parte si legge che fosse in pericolo la vita di quegli uomini).

Il racconto termina come segue (v. 33-35 nella TNM):

"33 Lo riferirono dunque a Saul, dicendo: "Ecco, il popolo pecca contro Geova mangiando insieme al sangue". A ciò egli disse: "Avete agito slealmente. Prima di tutto, rotolate verso di me una grossa pietra". 34 Dopo ciò Saul disse: "Spargetevi fra il popolo, e dovete dire loro: ’Conducetemi, ciascuno, il suo toro e, ciascuno, la sua pecora, e dovete scannare in questo luogo e mangiare, e non dovete peccare contro Geova mangiando insieme al sangue’ ". Pertanto quella notte tutto il popolo condusse ciascuno il suo toro che era nella sua mano e lì lo scannò. 35 E Saul edificava un altare a Geova. Con esso egli cominciò l’edificazione di altari a Geova." .

Risposta del TdG (in corsivo), con i miei commenti in azzurro:

Mettiamo subito in chiaro un aspetto che dalla scrittura risulta inequivocabile: i soldati avevano commesso un peccato. Per un vero cristiano dovrebbe essere sufficiente questo, per determinare che tutte le altre considerazioni non hanno alcun senso: nessun cristiano, se non per debolezza e/o umana imperfezione, commetterebbe un peccato sapendo che è tale.

Come si può affermare così decisamente che cercare di ragionare sulle Scritture significa fare considerazioni senza alcun senso? Vediamo invece di capire in cosa consisteva tale peccato. Come si legge nella Bibbia, il popolo era stanco ed affamato: "31 E quel giorno continuarono ad abbattere i filistei da Micmas ad Aialon, e il popolo era molto stanco. 32 E il popolo si lanciava avidamente sulle spoglie e prendeva pecore e bovini e vitelli e li scannava per terra, e il popolo si mise a mangiare insieme al sangue". Il popolo scannò gli animali "per terra" e questo impedì al sangue di fuoriuscire dovutamente. Avrebbero dovuto aspettare ed agire con meno precipitazione. Furono avidi ed intemperanti e peccati di gola ed intemperanza sono peccati contro Dio, essendo una trasgressione che non «è in armonia con la personalità, le norme, le vie e la volontà di Dio» (Perspicacia, p.511). Peccarono perché non stavano certo morendo di fame: bastava pazientare un po’ e si sarebbero saziati. Quindi agirono per debolezza umana.

Il fatto che non siano stati messi a morte per quel peccato non dovrebbe assumere un’importanza tale da far pensare che le leggi di Dio si potessero in qualche modo scavalcare. Si può spiegare in molti modi; per esempio, qualcuno ha avanzato l’ipotesi che i soldati, più che non scolare affatto gli animali, li avessero semplicemente non scolati a sufficienza;

Esatto. Rispettarono il principio della legge, che imponeva di versare il sangue, riconoscendo con tale gesto che la vita della creatura apparteneva a Dio. Non furono scrupolosi invece nell’osservare la lettera della legge, scolando debitamente tutto il sangue che poteva uscire dagli animali. Questo evidentemente influì sulla gravità del loro errore e ne attenuò la colpa.

un’altra ipotesi più plausibile, considerando ciò che il re impose loro di fare a seguito di quel peccato, che spiegherebbe perché Dio non li ha puniti con la morte, è che essi non fossero pienamente a conoscenza della legge di Dio sul sangue.

Questa ipotesi è davvero inverosimile! Il comando di non mangiare sangue era stato dato a Noè secoli prima ed era universalmente noto agli ebrei i quali conoscevano pienamente la Legge. Tutti gli ebrei ubbidivano alla Legge di Mosè, nella quale era anche impartita questa esortazione: "Queste parole che oggi ti comando devono essere nel tuo cuore; e le devi inculcare a tuo figlio e parlarne quando siedi nella tua casa e quando cammini per la strada e quando giaci e quando ti levi" (Deuteronomio 6:6,7). La Legge forniva varie occasioni, come la Pasqua, in cui i genitori ebrei impartivano istruzione ai loro figli. La Legge veniva pubblicamente letta anche in occasione delle assemblee e delle feste annuali, alle quali tutti gli israeliti partecipavano. (Deut.31:9-13) È impossibile che degli ebrei non conoscessero il comando che proibiva di mangiare sangue!

Infatti, da come il re Saul spiegò loro il punto, sembra davvero che non sapessero alcunché riguardo al sangue, non tutti infatti potevano studiare la legge, [questo non è assolutamente vero, come detto sopra. Si noti poi che questi israeliti scannarono gli animali (v32) e ne scolarono, almeno in parte, il sangue: se sapevano che gli animali andavano scannati significa che avevano conoscenza della legge.] non bisogna prendere per scontato che gli israeliti fossero tutti egualmente informati e istruiti, anzi la Bibbia ammette più volte che si trattava di un popolo poco incline alla giustizia, un "popolo dal collo duro" (Esodo 32:9; 33:3,4; 34:9; Deuteronomio 9:6,13; 31:27) [Erano inclini a disubbidire alla Legge, che però conoscevano!].

Inoltre, quanto sopra è in armonia con ciò che la legge mosaica stabiliva per i peccatori involontari; confrontate infatti i versetti di 1 Samuele citati sopra, con i seguenti:
(Levitico 5:17-19) 17 "E se un’anima pecca in quanto fa davvero una di tutte le cose che Geova comanda di non fare, benché‚ essa non lo sapesse, è divenuta colpevole e deve rispondere del suo errore. 18 E dal gregge deve portare un montone [il maschio della pecora] sano secondo il valore stimato, come offerta per la colpa, al sacerdote; e il sacerdote deve fare espiazione per lei per lo sbaglio che ha commesso senza intenzione, benché‚ essa stessa non lo sapesse, e le deve dunque essere perdonato. 19 E’ un’offerta per la colpa. È divenuta positivamente colpevole contro Geova".

Dio era indulgente con i peccatori involontari e questo è in armonia con il fatto che Egli è clemente e misericordioso. Nel caso di 1 Sam.14 tuttavia non si trattò di un peccato causato dall’ignoranza, ma di avidità ed intemperanza, dato che sicuramente il popolo sapeva che era proibito mangiare il sangue. Non vennero puniti con la morte perché, come abbiamo detto, rispettarono almeno parzialmente la legge; inoltre erano stanchi ed affamanti. Tali circostanze furono delle attenuanti. La loro non fu una sfacciata mancanza di riguardo per la santità del sangue, per la vita che esso simboleggiava. Non fu un comportamento dettato da indifferenza e superficialità.

Si comprende da ciò che è importante valutare le motivazioni e le circostanze di una certa condotta per determinarne la gravità. Questa gente era solo affamata e stanca, mangiò sangue senza trovarsi in pericolo di vita e venne tuttavia trattata con comprensione.

Dovremmo pensare quindi che Dio condannerebbe un genitore che acconsentisse ad un’indispensabile trasfusione di sangue per il proprio figlio morente? Sono situazioni estremamente diverse, sia per le modalità (mangiare sangue e trasfonderlo sono azioni completamente diverse), sia per le circostanze (nel primo caso gli ebrei erano solo affamati; nel secondo è in pericolo la vita). Ricordiamo ancora una volta che la proibizione del sangue come alimento voleva inculcare il rispetto per la vita:

il sangue era un simbolo della vita: ragionando su questo fatto si comprende chiaramente che è assurdo rispettare - con un timore che si potrebbe definire "superstizioso" - a tal punto un simbolo da giungere al punto di sacrificare la realtà che esso rappresenta. Certamente questo significherebbe seguire ciecamente la lettera di un precetto, stravolgendone completamente lo spirito. "La lettera uccide ma lo spirito dà la vita", dice la Bibbia, e questo avviene letteralmente nel caso del rifiuto di una indispensabile trasfusione (2Cor.3:6).

Noi però sappiamo bene cosa richiede Geova circa il sangue e non possiamo ignorare i suoi chiari comandi o peggio ancora, pensare di poterli scavalcare in qualche modo.

Non si tratta di scavalcare o ignorare i comandi divini, ma di comprenderne il reale significato.

Considerando inoltre, per l’ennesima volta, i profondi motivi alla base del divieto divino dell’assumere sangue, a meno che nella Bibbia non si trovino indicazioni precise del tipo "Nel caso in cui foste in pericolo di vita, potete assumere sangue" (e tali indicazioni non esistono), si può escludere qualsiasi altra argomentazione per la quale Dio in qualche circostanza permetterebbe ad un cristiano di assumere qualsiasi sorta di sangue.

Il dogmatismo di tali conclusioni non ha il sostegno della Scrittura. Si "ragiona" in tal modo solo perché non è permesso discutere minimamente ciò che legifera il Corpo direttivo, anche se è ovvio che la sua interpretazione è sbagliata. Bisogna accettare queste opinioni umane, per non essere espulsi per "apostasia", anche se magari se ne rileva, intimamente, l’incongruenza.
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Obiezione: Notate cosa ebbe a dire Gesù ai farisei riguardo al violare il sabato nella scrittura di Matteo 12:1-8 e in altre simili: non significa questo che si è scusati se si viola la legge di Dio quando è in gioco la propria vita?

Abbiamo già discusso ampiamente, rispondendo alla prima obiezione, su quanto sia importante, anzi necessario, per un cristiano mettere al primo posto i pensieri di Dio rispetto a quelli umani o alla propria vita stessa.

Come abbiamo visto, i "pensieri di Dio" sono in realtà le interpretazioni del CD. Si noti che tali "pensieri" dovrebbero essere anteposti alla vita stessa.

[Apro qui una parentesi. Quasi tutti i TdG non sanno che prima del 1961 non era prevista la disassociazione per chi accettava le trasfusioni di sangue. Fu in quell’anno, infatti, che La Torre di Guardia (del 15 luglio) affermò che chi accettava una trasfusione doveva essere espulso. Nella Torre di Guardia del 15 luglio 1959, p.447, si leggeva invece quanto segue (la sottolineatura e il grassetto sono miei):

Domande dai lettori:


Una testimone di Geova che asserisce di essere dell’unto rimanente è di recente andata all’ospedale ed ha ricevuto volontariamente una trasfusione di sangue. Le si dovrebbe permettere di prendere gli emblemi del pane e del vino durante la Commemorazione? - R.j., Stati Uniti.

Noi, naturalmente, deploriamo con voi che questa sorella abbia volontariamente ricevuto una trasfusione di sangue durante la sua degenza in ospedale. Crediamo che ella abbia fatto una cosa sbagliata, contraria alla volontà di Dio. Tuttavia, le congregazioni non hanno mai ricevuto istruzione di disassociare coloro che ricevono volontariamente trasfusioni di sangue o che le approvano. Lasciamo a Geova, il Giudice Supremo, il giudizio di tali violatori della legge di Dio concernente la santità del sangue. L’unica cosa che si può fare qualora vi siano individui del genere è di considerarli immaturi e perciò incapaci di assumere certe responsabilità, rifiutando quindi di affidare loro certi incarichi di servizio.

Dato che non si disassocia un individuo per aver volontariamente ricevuto una trasfusione di sangue o per aver approvato che una persona cara accettasse una trasfusione di sangue, non avete il diritto di escludere questa sorella dalla celebrazione del pasto serale del Signore. Quale membro dell’unto corpo di Cristo ella è sotto gli ordini e il comando di Cristo di partecipare.

Se ella sia infedele a ciò che professa di essere prendendo gli emblemi del corpo e del sangue del Signore è qualcosa che Geova stesso deve determinare. Il suo giudizio comincia dalla casa di Dio. Non sta a voi o a chiunque serva gli emblemi della Commemorazione di agire da giudici, ma lasciate che gli emblemi siano presentati a tutti i presenti, mentre vengono passati nel modo normale, dando ad ognuno la possibilità di parteciparvi.

Accettare una trasfusione di sangue quindi, fino al 15 luglio 1961, pur essendo considerato un segno di immaturità ed una violazione della legge di Dio, era un’azione per la quale non si veniva disassociati. Il giudizio era lasciato a Dio e ogni singolo TdG avrebbe dovuto comportarsi responsabilmente in merito. Non essendovi la minaccia dell’espulsione si può ragionevolmente presumere che, in circostanze estreme, alcuni avranno preferito affidarsi al misericordioso "giudizio di Dio", acconsentendo alle indispensabili trasfusioni, piuttosto che morire. Dal 1961, invece, il CD si è assunto direttamente la responsabilità di giudicare i "trasgressori", espellendoli dal gruppo. Evidentemente il giudizio di Dio non era più sufficiente... (Per quanto riguarda l’attuale veduta della Watch Tower si veda questa pagina)].

Tuttavia notate quanto segue in risposta alla questione specifica sollevata dall’obiezione poc’anzi citata:

È lecito violare la legge di Dio per salvare una vita, come alcuni credono di poter dedurre da Matteo 12:1-8?

Risposta tratta dalla Torre di Guardia del 1° Gennaio 1983 - Domande dai lettori (i miei commenti in azzurro):

Sebbene alcuni la pensino così e citino a sostegno Matteo 12:1-8, un attento esame delle Scritture mostra che tale deduzione è errata. Mentre attraversavano un campo di grano, i discepoli di Gesù raccolsero qualche spiga, come permetteva la Legge. (Levitico 19:9, 10; Deuteronomio 24:19-21) I farisei li criticarono per aver fatto questo di sabato. Quei capi religiosi avevano aggiunto alla Legge molte loro interpretazioni, specialmente su ciò che costituiva "lavoro" illecito in giorno di sabato.

Secondo quelle regole umane e la mentalità legalistica [si noti questa osservazione sulla mentalità legalistica; ritorneremo in seguito su questo punto. Val la pena di osservare comunque, sin da ora, che una mentalità del genere esiste senz’altro anche fra i TdG: l’osservanza scrupolosa ed estremistica delle regole ha un ruolo predominante nel loro modo di leggere e comprendere la Scrittura] da cui erano scaturite, i discepoli, con ciò che avevano fatto, erano colpevoli di aver svolto due tipi di lavoro: mietitura ("cogliere spighe") e trebbiatura ('stritolarle'). (Matteo 12:1; Luca 6:1) Infatti l’episodio si svolse come segue: (Matteo 12:1-8) In quel tempo Gesù passò di sabato per i campi di grano. I suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere spighe e a mangiarle. 2 Vedendo ciò, i farisei gli dissero: "Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo ciò che non è lecito fare di sabato". 3 Egli disse loro: "Non avete letto ciò che fece Davide quando lui e gli uomini che erano con lui ebbero fame? 4 Come entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani di presentazione, che non era lecito mangiare ne‚ a lui ne‚ a quelli che erano con lui, ma solo ai sacerdoti? 5 O non avete letto nella Legge che di sabato i sacerdoti non considerano sacro il sabato nel tempio, e rimangono senza colpa? 6 Ma io vi dico che qui c’è qualcosa di più grande del tempio. 7 Comunque, se aveste compreso che significa questo: ’Voglio misericordia, e non sacrificio’, non avreste condannato i senza colpa. 8 poiché‚ il Figlio dell’uomo è Signore del sabato".

Cristo si riferiva all’episodio di Davide e dei suoi uomini che, sfuggendo al re Saul che voleva ucciderli, erano andati dal sommo sacerdote Ahimelec a Nob. Davide disse di essere impegnato in una missione segreta da parte del re e chiese del pane. "Non ho sotto mano pane comune", gli rispose Ahimelec, "ma c’è pane santo; purché‚ i giovani si siano almeno astenuti dalle donne".

Egli si riferiva ai pani di presentazione, che consistevano in dodici ciambelle senza lievito che venivano messe settimanalmente su un tavolo nel Santo del tabernacolo. Quando ogni sabato si presentavano le ciambelle fresche, le precedenti venivano tolte e 'divenivano di Aaronne e dei suoi figli, che dovevano mangiarle in luogo santo'. Davide spiegò che i suoi uomini erano cerimonialmente puri, e lasciò intendere che in un certo senso erano santi, in quanto impegnati in una missione comandata dall’unto re di Geova. Perciò Ahimelec "gli diede ciò che era santo, . . . il pane di presentazione, che era stato rimosso d’innanzi a Geova". - I Samuele 21:1-6; Levitico 24:5-9. Alla luce di tutto questo, che dire dell’opinione secondo cui si può non tener conto dei comandi di Dio 'se è in gioco la vita'?

Questi episodi non sono pertinenti alla domanda e all’argomento. Non si sta parlando di una situazione di vita e di morte, ma di fatti completamente diversi: si trattava di casi in cui non era coinvolta la vita e la sopravvivenza, ma solo il bisogno di mangiare e procurarsi dei viveri.

Alcuni fanno questo ragionamento: 'Dio passò sopra alla violazione di un serio comando commessa da Davide quando era in pericolo di vita; anche Gesù condonò la violazione del sabato e disse che si può fare del bene e salvare un’anima di sabato'. (Luca 6:9; Matteo 12:11, 12) Ma questo ragionamento si rivela ingannevole e contrario alla Bibbia. Per esempio, questo ragionamento presuppone che Davide e i discepoli di Gesù si trovassero davanti a una questione 'di vita o di morte'.

Ma è così? La Bibbia non dice che Davide e i suoi uomini stessero per morire di fame perché‚ non potevano trovare nessun altro alimento. In effetti, secondo gli studiosi, Nob era geograficamente situata a nord del Monte degli Ulivi, a pochi chilometri da Gerusalemme e da vari centri abitati. Leggendo direttamente il racconto si può concludere che Davide e i suoi uomini avevano semplicemente fame e volevano procurarsi un pasto da qualcuno di cui potessero fidarsi. Similmente la Bibbia dice che quando i discepoli di Gesù "ebbero fame" di sabato, raccolsero delle spighe e mangiarono il grano. Il giorno prima avevano senz’altro mangiato, e il giorno successivo al sabato avrebbero potuto comprare del cibo nei villaggi vicini. (Giovanni 4:8; Matteo 14:15) Perciò chi vuole strumentalizzare questi episodi per dimostrare che in certe circostanze si possono violare le leggi di Dio, deve quindi dire che in qualsiasi momento uno 'abbia fame' può violare impunemente i comandi di Geova. Ma è ovvio che questa conclusione è sbagliata.

Dobbiamo ancora vedere, però, qual è il senso di Matteo 12:1-8. Gesù stava condannando la mentalità ristretta e legalistica dei farisei. Possiamo comprenderlo meglio riflettendo sullo scopo del sabato ed esaminando bene la spiegazione di Gesù.

Perché‚ gli israeliti non dovevano lavorare di sabato? Lo scopo era semplicemente quello di vietare il lavoro? No. Era affinché‚ le attività secolari, come quella di lavorare per procurarsi il cibo e il vestiario, non assorbissero tutto il loro tempo e la loro attenzione. La disposizione del sabato promuoveva la vera adorazione facendo sì che le persone avessero il tempo di dedicarsi ad essa senza essere distolte dal normale lavoro. (Esodo 20:8-11; Isaia 58:13) Gesù incoraggiò a vedere la cosa da questo punto di vista, anziché‚ da quello ristretto dei farisei.

Egli disse che anche i sacerdoti che prestavano servizio nel tempio avrebbero potuto essere accusati di 'non considerare sacro il sabato' e quindi di violare la Legge. Perché? I sacerdoti lavoravano sodo di sabato per macellare gli animali da sacrificare. Erano dunque violatori della Legge? Gesù disse che quei sacerdoti 'rimanevano senza colpa'. Le loro fatiche nel tempio, lungi dall’essere d’intralcio all’adorazione, contribuivano a promuoverla. Nell’accompagnare Gesù (che era "più grande del tempio" e che avrebbe offerto il sacrificio definitivo), i suoi discepoli insegnavano la Parola di Dio e quindi promuovevano la vera adorazione. Pertanto, spigolando un po’, non violavano il sabato e, come spiegò Gesù, non sarebbe stato contrario allo spirito della legge sul sabato nemmeno 'salvare un’anima' tirando fuori una pecora caduta in un pozzo, anche se il sabato era un giorno dedicato all’adorazione. - Matteo 12:5, 11; Luca 6:9.

In altre parole, non venne violata la legge sul Sabato, che non richiedeva un’assoluta astinenza da qualsiasi "lavoro" - queste erano le interpretazioni legalistiche dei Farisei -, ma si agì secondo lo spirito di tale legge, che era stata data per il bene dell’uomo, come ogni altro comandamento di Dio (cfr. Marco 2: 27,28).

È interessante l’osservazione sul fatto di 'salvare un’anima' in giorno di sabato: anche secondo i Farisei, in tale giorno era consentito tirare fuori da un pozzo una pecora, un toro od una persona che vi fossero caduti. Eppure questo avrebbe davvero significato, secondo la lettera della legge, compiere un faticoso lavoro - immaginate la fatica e le persone necessarie per sollevare un toro! -, mentre la Legge imponeva di non fare "nessun lavoro" durante il sabato (Esodo 20:10). L’interpretazione farisaica, ben attestata fin dall’epoca maccabaica (cfr. 1 Mac. 2:39-41), stabiliva chiaramente che, ogni qualvolta fosse in pericolo, la vita doveva avere la precedenza sul sabato (Joma’ VIII, 6).

È interessante anche notare che un’altra corrente del giudaismo contemporaneo a Gesù, quella degli esseni, non ammetteva neppure che si salvassero delle vite di sabato: «Ogni uomo vivo che di sabato cade in un buco pieno d’acqua o in qualche altro posto, non si può farlo risalire con una scala, con una corda o un altro oggetto» (Documento di Damasco XI, 16 ss.). In Luca 14:5 tuttavia si legge: «Chi di voi, se suo figlio o il toro cade in un pozzo, non lo tira immediatamente fuori in giorno di sabato?» Nessuno obiettò alla domanda di Gesù in merito all’opportunità di agire in questo modo, evidentemente perché questa era la prassi comunemente seguita, anche da coloro che accettavano le rigide ed estremistiche interpretazioni farisaiche (più moderate comunque di quelle degli esseni).

Si trattava di salvare la vita di una persona o di un animale (cfr.Deut.22:4). Questo particolare aiuta a comprendere ancora meglio la questione: i Farisei criticarono gli apostoli perché avevano raccolto delle spighe di sabato, facendo quello che essi consideravano "lavoro", perché con tale azione essi volevano semplicemente mangiare. Nel caso di un animale o di una persona in pericolo di vita, nemmeno questi intransigenti "interpreti" della Legge avevano qualcosa da ridire se si agiva per salvarli, anche se questo avesse significato lavorare (nel pieno senso del termine) di sabato, violando quindi la lettera del comandamento. È evidente che lo stesso modo di comportarsi va seguito nel caso del sangue. Come abbiamo detto più volte, il comando di non mangiare sangue serviva ad inculcare il rispetto per la vita.

È quindi del tutto contrario allo spirito di tale comando "astenersi dal sangue" fino al punto da rinunciare alla vita, la realtà da esso simboleggiata! Un esempio: l’anello matrimoniale è un simbolo del matrimonio; sarebbe ragionevole avere per tale simbolo un rispetto tale che, messi di fronte alla scelta tra il sacrificare la vera nuziale e la propria moglie, si avesse un rispetto tale per l’anello al punto da preferirlo al coniuge? (Esempio tratto dal libro Alla ricerca della libertà cristiana, di R. Franz, ex membro del CD, p. 386, nota 23).

Strettamente parlando, 'non sarebbe stato lecito a Davide mangiare' il pane di presentazione, perché‚ la Legge diceva che esso era riservato ai sacerdoti. Eppure il sommo sacerdote di Geova glielo diede. Su quale base? Le ciambelle tolte dalla tavola del pane di presentazione erano 'sante', cioè non dovevano essere trattate come pane qualsiasi, per esempio dandole a un comune lavoratore o usandole in una gita di piacere. Dovevano essere usate come cibo per i sacerdoti, uomini impegnati nel servizio di Dio. Così quando arrivò Davide, in quella che sembrava una missione speciale affidatagli dall’unto re di Dio, e il sommo sacerdote si fu accertato che gli uomini erano cerimonialmente puri, non fu sbagliato condividere con loro il pane di presentazione. Ciò era in armonia con l’uso fondamentale al quale Dio lo aveva destinato.

La Società Torre di Guardia riconosce quindi che Dio non richiedeva un’ubbidienza assoluta e letterale a questi comandi, specialmente se questo avesse comportato sofferenza e difficoltà per i suoi servitori. Se qualcuno avesse mangiato i "pani di presentazione" per mera curiosità o ingordigia, avrebbe commesso un sacrilegio, meritevole di punizione.

Nel caso summenzionato, esistevano seri e validi motivi - pur non essendo in pericolo la vita di nessuno - e non si seguì letteralmente e legalisticamente il comando che prescriveva che tali pani dovevano essere mangiarti solo dai sacerdoti (Lev. 25:9). Il Signore Gesù, Davide, Ahimelec e altri, comprendevano lo spirito della Legge ed agirono in armonia con lo scopo per cui essa venne data, che era fondamentalmente quello di promuovere il bene dell’uomo. Infatti Gesù non conclude che è consentito violare il sabato solo quando è coinvolta la sopravvivenza, ma dice che è lecito farlo se questo significa semplicemente "fare del bene", qualcosa cioè di molto più ampio e generale che salvare una vita in pericolo (Matteo 12:12).

Si noti il contrasto fra questo episodio e quello dei soldati israeliti dell’esercito di Saul che violarono la legge di Dio sul sangue, come narra I Samuele 14:32-35.Avevano combattuto contro i filistei, nemici del popolo di Geova. Stanchi e affamati per la battaglia, alcuni israeliti scannarono degli animali e 'si misero a mangiare carne insieme al sangue'. Sia che si sostenga che si trattava di saziare una fame incontenibile o che fosse una situazione di emergenza, la violazione della legge sul sangue non era scusabile. Significò "peccare contro Geova" e richiese speciali sacrifici a favore di coloro che 'avevano peccato contro Geova mangiando insieme al sangue'. Era peccato perché, nel dare la legge sul sangue, Dio aveva detto che gli uomini, pur potendo mangiare carne animale per sostenersi, non dovevano nutrirsi di sangue. (Genesi 9:3, 4)

Non aveva fatto nessuna concessione che permettesse di infrangere quella legge qualora sembrasse 'essere in gioco la vita'. Il Creatore decretò che il sangue era sacro. Salvare la vita mediante il sangue non doveva avvenire introducendolo in qualche modo nel corpo. La vita eterna sarebbe stata invece possibile mediante il versamento del sangue di Cristo in sacrificio. - Efesini 1:7.

Abbiamo già parlato sopra di questo episodio. Qui la Società scrive esplicitamente che il popolo violò la legge di Dio sul sangue e, ciò nonostante, nessuno venne messo a morte come avrebbe dovuto avvenire se si fosse seguito alla lettera ciò che era scritto (cfr. Lev. 17:10, 14). Non vennero puniti perché si tenne conto delle particolari circostanze in cui si verificò l’episodio. Ricordiamo ancora che, anche in quel caso, non era coinvolta la vita di nessuno.

Le dogmatiche conclusioni della Società non hanno quindi il sostegno della Scrittura e dello spirito della Legge. Questo è lo stesso modo legalistico di ragionare dei Farisei e che la Società deplora nella sua risposta (cfr. Matteo 7:3). Il legalismo del CD tuttavia è ben più grave perché coinvolge la vita e la sopravvivenza di moltissime persone le quali, credendo di ubbidire a Dio, seguono le estremistiche interpretazioni di uomini.

La storia dei primi cristiani che venivano messi alla prova dalle autorità romane lo conferma, e fa capire che non bisogna pensare che si possa violare la legge di Dio in una situazione 'di vita o di morte'. Nel loro caso la prova consisteva a volte nella scelta fra mangiare salsicce di sangue e morire nell’arena. I cristiani avrebbero violato la legge di Dio sul sangue e rinunciato alla loro relazione con lui? Incitati a bruciare un pizzico di incenso in onore dell’imperatore divinizzato, avrebbero violato il comando di Dio contro l’idolatria? La storia rivela che i cristiani fedeli rifiutarono di infrangere i comandi di Dio anche quando era in gioco la loro vita attuale. Pur perdendo la vita per ubbidire alla legge di Geova, avevano la certezza della vita eterna. - Matteo 16:25, 26.

Anche qui si "dimentica" di precisare le motivazioni di questo comportamento e il significato che tali azioni avevano in quelle particolari situazioni. Mangiare sangue o bruciare incenso voleva dire - in quelle circostanze - rinnegare Cristo e la fede. In condizioni diverse tali gesti potevano essere compiuti, riconoscendo che "l’idolo non è nulla" (1 Cor. 8:4) e che il simbolo del sangue è meno importante della realtà che esso rappresenta (la vita). Un esempio per illustrare il punto: un TdG potrebbe bruciare qualche libro della Società, perché magari è vecchio e logoro. Se gli venisse chiesto, di fronte a delle Autorità ostili, di bruciare il libro per dare dimostrazione pubblica che ha rinnegato gli insegnamenti della Watch Tower, lo stesso gesto assumerebbe un significato radicalmente diverso e i fedeli TdG probabilmente preferirebbero morire piuttosto che compierlo.

Per concludere quindi vogliamo ribadire l’importanza di comprendere qualsiasi comando divino secondo lo spirito per cui venne dato. Dio ci insegna per il nostro bene e il rispetto della vita è senz’altro da considerare per comprendere come applicare ed intendere ciò che è scritto nella Bibbia. Parafrasando le parole di Cristo in Marco 2:27,28 - "E proseguì, dicendo loro: "Il sabato venne all’esistenza a causa dell’uomo, e non l’uomo a causa del sabato; quindi il Figlio dell’uomo è Signore anche del sabato" - non è l’uomo ad essere stato creato appositamente per ubbidire alla "legge", ma è la "legge" che è venuta all’esistenza per il bene dell’uomo. Chi "usa" la Bibbia in maniera tale da causare - anche indirettamente, con le sue "spiegazioni" - la sofferenza e la morte di qualcuno, sicuramente non ha capito nulla.

Forse un giorno il CD cambierà la sua posizione sul sangue, rimettendo la questione alla coscienza dei singoli. Allora i TdG si adegueranno lietamente al "nuovo intendimento", trovandolo logico, ragionevole e scritturalmente fondato. Questo è avvenuto in molte occasioni, come nel caso dei trapianti, del servizio civile, del significato del termine "generazione", delle date della fine che non è arrivata, ecc., ecc. … Peccato (nel senso biblico del termine) che la vita di molti nel frattempo sia stata irrimediabilmente stravolta - e che alcuni siano morti - per ubbidire alla mutevole ed imperfetta volontà degli uomini.

Riflettete, cari TdG, anche se è difficile farlo, avendo sempre accettato acriticamente tutto quello che proviene dalla Società. Mi auguro che quanto scritto sopra possa aiutare qualcuno a considerare con mente aperta la questione del sangue e a rivedere, alla luce di quanto esposto, le sue convinzioni; nella speranza che tutto questo possa anche impedire che qualche vita venga inutilmente sacrificata.
Achille Lorenzi
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«Dio non ha mai giustificato determinazioni che proibiscono l'uso del sangue. È un'invenzione degli uomini che, come i farisei, non prendevano in considerazione la misericordia e l'amore di Geova. Servire Geova con tutta la nostra mente significa non escludere il nostro intendimento, specialmente se si tratta di una vita». — Consolazione (ed. olandese) del 1/9/1945, p.29.

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Comprendete cosa significa: "Voglio misericordia, e non sacrificio". — Matteo 12:7


 
   
       
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Crisi di coscienza,
Fedeltà a Dio
o alla propria religione?
Di Raymond Franz,
già membro del
Corpo Direttivo
dei Testimoni di Geova
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