I Testimoni di Geova -
      analisi critica di un culto
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Le dottrine

Brani tratti da alcune pagine del libro di Jerry Bergman
I Testimoni di Geova e la salute mentale
Edizioni Dehoniane, 1996 Roma
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CAPITOLO XIV

COME SOPRAVVIVERE QUANDO SI LASCIA IL GEOVISMO
DALL'ABBANDONO DEL MOVIMENTO AL RITORNO A UNA VITA NORMALE


Pagine 339, 340  

Il trauma che si vive quando si esce dai Testimoni viene definito dalla Noble «sindrome da post-Geovismo». Abbandonare il Movimento - ella sottolinea - significa «andare incontro a crisi di disperazione». Non è facile e, talvolta, è tanto traumatico quanto può esserlo la perdita del coniuge. Questo trauma di abbandono dipende da molti fattori, alcuni dei quali saranno descritti più avanti. È comunque così grande che centinaia di gruppi di sostegno sono sorti un po' ovunque. Come scriveva The Hull Daily Mail[1]:

Un gruppo di sostegno per ex-Testimoni di Geova è stato formato da una coppia di Hull. Essi sono convinti che i problemi per l'abbandono di questo credo sono così traumatici che si dovrebbe provvedere a una qualche forma di aiuto.  
Il signor David Wilkinson di 40 anni e sua moglie Vicky, di Annandale Road, sono stati Testimoni per diciassette anni. «Abbiamo entrambi lasciato il Movimento l'estate scorsa e da allora abbiamo incontrato parecchie persone che chiedevano informazioni e consigli su come fare per uscirne anch'esse» ha detto Wilkinson. Egli sostiene che le persone si trovano così coinvolte in questo credo che ritengono molto difficile tornare ad essere liberi. E se riescono a farlo, i Testimoni vengono istruiti a non rivolgere loro la parola e ad interrompere immediatamente amicizie di lunga data. «Quando ci Incontravano per strada facevano finta di non conoscerci... persone che prima ci adoravano. Questo tipo di trattamento può esser molto scioccante» ha detto.

L'intervallo di tempo che intercorre tra l'abbandono del Movimento e il ritorno a una vita normale dipende, in genere, dal grado del proprio coinvolgimento nel gruppo, dal tempo trascorso in esso, da quanto se ne è impiegato per uscirne, se qualcuno della famiglia o qualche amico è anch'esso coinvolto, e dal sistema di sostegno quando si esce.
Il grado di coinvolgimento personale nella Società Torre di Guardia, la struttura di sostegno e la forza personale sono, molto probabilmente, i fattori che influiscono maggiormente sul processo di guarigione. Dopo che uno ha rotto con l'Organizzazione, spesso si ritrova nella necessità di ristrutturare «ex novo» la propria vita. In parte ciò dipende dal fatto che:

L'insegnamento e le attività della Società, una volta così perfetti, ora iniziano ad incrinarsi e ad entrare in conflitto (non li avevo mai considerati in modo obiettivo prima). I potere degli «anziani» comincia presto a mostrare paralleli con quello di altri gruppi religiose a condizione umana [2].

La ristrutturazione è tale che si diventa una «nuova persona» e la vecchia personalità appare «estranea». Dopo essere usciti da diversi anni, molti Testimoni affermano che, guardando indietro alla loro passata esperienza e a «che cosa erano prima», trovano difficile credere che potessero aver «abboccato» a qualcuna di quelle «verità» insegnate dai Testimoni. La vita passata sembra loro estranea, non la ricordano più. Anche se l’abbandono è spesso traumatico, alcuni hanno meno problema di altri quando se ne vanno. […]

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 Lasciare la Società è difficile soprattutto se si ha qualche familiare o qualche caro amico che fa ancora parte dell'Organizzazione. Spesso succede, però, che dopo l'abbandono da parte di una persona, l'intera famiglia smetta di avere rapporti con quella persona (incoraggiata in questo dalla disassociazione) oppure gran parte della famiglia lascerà anch'essa l'Organizzazione. Quest'ultima possibilità si verifica nel 60% dei casi anche se può richiedere degli anni. Gloria Muscarella racconta la propria esperienza di uscita dal Movimento nella seguente intervista:

D.: Qual è stato l'aspetto più doloroso della tua uscita?
R.: Mi ha addolorato il dispiacere dei miei genitori. Sono figlia unica, e sono stati tirati in ballo nella Sala del Regno il buon nome e la dignità della mia famiglia. Nel corso delle mie ricerche avevo letto il libro Crisi di coscienza e sapevo quanto fosse dolorosa la scelta da fare. Quest'Organizzazione era veramente tutta la mia vita?

D.: Hai menzionato un funerale al quale hai assistito recentemente, cosa è accaduto in quella circostanza?
R.: Mio nonno è morto tre settimane fa. Pur avendo ereditato proprietà per 4 milioni di dollari, mia madre mi ha chiaramente detto che mi avrebbe diseredata, non avrei avuto neanche una lira. I miei familiari sono molto adirati contro di me.

D.: Come sei finita davanti a un comitato (inquirente di «anziani»)?
R.: È stata mia madre ad accusarmi di essere andata in una chiesa. Gli «anziani» (uno di loro era mio zio) mi hanno convocata e, dopo un'udienza di cinque ore, ho redatto una lettera di dissociazione che loro hanno accettato. Ero stata capace

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di mettere in discussione la loro fede ponendo una serie di domande.

D.: Qual è la tua attuale condizione?
R.: Sono ancora «convalescente», anche se Dio mi dà forza e coraggio. Tutto il mio vicinato è composto da miei familiari o da Testimoni inquilini in proprietà dei miei; sono circa quarantacinque in un solo isolato… Nessuno di loro mi rivolge la parola, compresi i miei genitori. Mi hanno fatto sapere che non sono benvenuta in casa loro[3].

Riprendersi dopo un'esperienza di adesione al Geovismo è spesso molto difficile e talvolta può richiedere anni; comporta un riorientamento nella visione del mondo e della propria vita, non è una questione da poco. Il tempo è la più efficace delle medicine fra tutti i rimedi. Durante tale periodo gli amici e la famiglia non devono far altro che sopportare, come meglio possono, la depressione e il nervosismo cui va incontro l'ex-Testimone. Per aiutare una persona a guarire dal trauma della propria fuoriuscita bisogna essere «estremamente pazienti» e tolleranti, e pensare che l'ex-Testimone è simile a chi è reduce da una seria malattia. La convalescenza può essere molto difficile e talvolta durare anni.

Essa implica un enorme riorientamento del proprio modo di guardare al mondo e alla vita, cosa per niente facile. Per fare una stima del periodo di tempo impiegato per ottenere una vera guarigione (o ciò che si potrà fare in questo senso durante la propria vita, perché probabilmente non si riesce mai a ristabilirsi del tutto), raddoppiate il numero degli anni che una persona ha passato tra i Testimoni come membro attivo e poi estraete la radice quadrata di tale prodotto.

Esempio: se uno è stato Testimone per otto anni, il tempo di riabilitazione o assestamento sarà di circa quattro anni (calcolare in questo modo: 2x8=16; radice quadrata di 16=4). Se uno è stato fra i Testimoni trentadue anni, l'intervallo sarà di otto anni.

In tal modo si può notare che, se uno è stato Testimone per un lungo periodo, per un recupero quasi completo, avrà bisogno di anni. Ho potuto verificare che l’intervallo di tempo sopra descritto è quello che si riscontra generalmente;

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ovviamente può variare a causa di diversi fattori. Il recupero maggiore avviene in un tempo minore; in genere è rappresentato dalla radice quadrata degli anni passati nell'Organizzazione. Se si è stati attivi per nove anni, il periodo peggiore corrisponde ai primi tre anni; se sono stati trentasei anni, saranno i primi sei.
Prima della defezione, il Testimone che e comincia a avere delle critiche da fare cerca per anni di «riformare» l'Organizzazione scrivendo lettere, parlando agli «anziani», sottolineando l'inopportunità, per esempio, di predire dal momento che la Società ha gia sbagliato troppe volte ne passato.

Si può leggere in La Torre di Guardia che il cuore umano è letteralmente la sede e la fonte delle emozioni umane. Poi invece uno si rende conto, leggendo di trapianti di cuore, che la personalità non cambia dopo tali riuscito interventi. Dopo aver fatto presente agli «anziani» una simile contraddizione e, nel migliore dei casi, aver incontrato la loro resistenza su questo punto, si viene generalmente messi in guardia sulla debolezza della propria fede e si subisce un'ammonizione sui pericoli connessi all'avere dei dubbi sulla Società, quindi subentra uno stato di scoraggiamento[4].

Segue poi una sempre maggiore delusione, cioè si cominciano a vedere le cose che non vanno nella Società e si inizia a guardare al mondo esterno in maniera diversa. Una volta «passato il Rubicone», la persona comincerà ad avere sempre maggiori conferme ai suoi dubbi. Da questo momento in poi, la struttura che regge il credo dei Testimoni inizierà spesso ad andare rapidamente in frantumi. Non tutti abbandonano a questo punto; alcuni continuano nonostante le crescenti amarezze […]  
Pagina 344

Quello che occorre maggiormente per guarire è l'espressione di un gran numero di sentimenti diversi: paura, rabbia, gelosia, depressione e delusione sono i più comuni. Una persona che aiuta un Testimone in questi casi, dovrebbe sempre tener presente che spesso egli è portato a dire cose di cui poi si può pentire e a cui spesso non crede neanche nel momento stesso in cui le afferma. Ciò spesso costituisce un tentativo per «mettere alla prova» la persona che sta cercando di aiutarlo per essere sicuri di un'incondizionata accettazione.

Questi Testimoni sentono molta rabbia «per tutti il anni che hanno sprecato», per gli interessi familiari che hanno trascurato aspettando Armaghedon, o per i figli che non hanno generato, o per gli studi che  non hanno condotto a termine a causa delle direttive della Società. Queste verbalizzazioni sono normali,  ma possono essere controproducenti nel senso che continuamente richiamano la propria attenzione sul problema. È necessario parlare di queste cose, ma spesso essere coinvolti in altre attività che abbiano un senso è a un diversivo necessario a far sì che il tempo - la più grande medicina - faccia il suo lavoro terapeutico. […]

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Forse il passo più importante, per le persone che lasciano l’Organizzazione, è quello di unirsi a un gruppo di sostegno di ex-Testimoni. Soltanto gli ex-Testimoni possono capire bene e gestire i problemi che sorgono quando si lascia il Geovismo. Il sostegno è molto importante in questo momento, e proprio per la loro esperienza, gli ex-Testimoni sono nella posizione migliore per aiutare. Molti di questi gruppi esprimono grande preoccupazione per le persone e spesso sono molto disponibili a passare parecchio tempo con gli ex-Testimoni, discutendo preoccupazioni comuni, e a far visita a questo e a quello per vedere se stanno bene. Ciò è molto importante perché pensieri suicidi non sono infrequenti in questo periodo. Pertanto ex-Testimoni non dovrebbero spaventarsi se tali pensieri appaiono.

Essi dovrebbero essere aiutati a capire che quello che lui o lei sta vivendo e stata l'esperienza di molti devoti ex-Testimoni quando si sono visti venir meno quel centro che serviva da sostegno alla loro vita, cioè il loro credo religioso. La maggior parte di loro sopravvive e molti sono migliori dopo questa esperienza [5]. È anche di grande aiuto, a quegli ex-Testimoni che si stanno rimettendo dal trauma, dedicare parte del loro tempo ad aiutare altri Testimoni. Aiutare gli altri è di grande beneficio anche per se stessi  nel processo di guarigione.

Cercare di fare qualcosa di completamente nuovo è un altra cosa che aiuta molto in questo momento. Fornisce grandi possibilità di progresso, cambiamento e proseguimento su questa strada. …

Note:

[1] Edizione del 24 aprile 1985, p. 11.

[2] NOBLE GAILA, Shattered Dreams and New Awakenings: A Recovery Manual for Jehovah's Witnesses; Worthville, KY, Agapes Ministries, 1983, p. 7.

[3] Betel Ministries Newletters, luglio-agosto 1989, p.9.

[4] Vedere La Torre di Guardia del l° marzo 1984, pp. 10-20.

[5] BRONNER ALFRED, «Psychotherapy whit Religious Patients, in American Journal of Psychoterapy, Vol. 18, 1964, pp. 475-487.
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È recente il tentativo di comprendere scientificamente il fenomeno dei movimenti religiosi alternativi, in particolare dei Testimoni di Geova, sia nei loro contenuti dottrinali, che sotto altri aspetti importanti: l'impatto nel sociale, la trasformazione della personalità, i cambiamenti nella famiglia, i rapporti con altri gruppi...

In questo studio si affronta un tema che è alla radice di tutti gli altri, con la serietà che il problema stesso richiede. L'Autore ha studiato in maniera ampia la "fede" geovista per oltre trent'anni, ha frequentato regolarmente le loro adunanze per quasi due decenni ed è stato attivamente impegnato in quasi tutte le fasi del Movimento.

 
   
       
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Crisi di coscienza,
Fedeltà a Dio
o alla propria religione?
Di Raymond Franz,
già membro del
Corpo Direttivo
dei Testimoni di Geova
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