I Testimoni di Geova -
      analisi critica di un culto
I Testimoni di Geova -
      analisi critica di un culto
I Testimoni di Geova -
      analisi critica di un culto
I Testimoni di Geova -
      analisi critica di un culto
Vai ai contenuti

Le dottrine


I TESTIMONI DI GEOVA ed IL SANGUE


La dottrina dei Testimoni di Geova sicuramente più conosciuta, è quella del rifiuto delle trasfusioni, in quanto, essi dicono, la legge di Dio non le permette. Spiegano inoltre che le trasfusioni sono pericolose e quindi il loro rifiuto è ragionevole anche dal punto di vista medico.

Distinguiamo l’aspetto medico da quello biblico che, come ammettono gli stessi TdG, è il più importante.

Dal punto di vista medico, indubbiamente le trasfusioni non sono esenti da rischi, anche se attualmente i rischi sono veramente minimi, sia perché, grazie al progresso delle tecniche chirurgiche si fa sempre meno ricorso alle trasfusioni, sia perché il sangue è sottoposto a controlli sempre più accurati e a tecniche che inattivano eventuali virus che fossero "sfuggiti" ai controlli.

Pertanto, in quei casi in cui il ricorso alla trasfusione diventa necessario, o quantomeno è il metodo che garantisce le maggiori probabilità di guarigione, un eventuale rifiuto espone a rischi molto maggiori che non la trasfusione stessa. Sicuramente sono morte molte più persone (TdG) per aver rifiutato le trasfusioni che non per averle ricevute!

Tuttavia, poiché i TdG sostengono che il problema principale è il rispetto della "legge di Dio", esamineremo ora la questione dal punto di vista biblico:

Benché la Torre di Guardia del 1/2/73 a pag. 86, spieghi che fin dagli anni ’40 Dio rivelò la sua volontà riguardo l’uso del sangue, in realtà questa "volontà" divenne "legge" per tutti i TdG solo a partire dal 1961 (Torre di Guardia del 15/7/61). Da allora, chi si sottoponeva volontariamente ad una trasfusione, veniva disassociato.

Le principale scrittura biblica che i TdG portano a sostegno della loro posizione è la seguente:

ATTI 15:28-29 "...che vi asteniate dalle cose sacrificate agli idoli (più precisamente "dalla carne sacrificata agli idoli"), dal sangue, dagli animali strangolati e dalla fornicazione"

Se valutiamo questa scrittura alla luce del contesto, come dovrebbe essere sempre fatto da chi intende studiare seriamente la Parola di Dio, anzitutto vediamo che questa decisione fu presa dal "Concilio di Gerusalemme" radunatosi per risolvere il problema che era sorto tra i Giudei ed i Gentili divenuti cristiani: provenendo da due culture profondamente diverse, pur essendo divenuti cristiani, essi avevano ancora una sensibilità troppo diversa ed erano ancora spiritualmente immaturi; ad esempio i farisei convertiti al Cristianesimo si turbavano perché i pagani convertiti non osservavano le leggi di Mosè (vedi versetto 5).

Nel tentativo di trovare un compromesso, che rispettasse la sensibilità di tutti, si arrivo a questo accordo: i pagani convertiti dovevano almeno attenersi ad evitare le pratiche del versetto 29, ma non di più, per non turbare la loro sensibilità (ATTI 15:19 "Perciò io ritengo che non si debba turbare gli stranieri che si convertono a Dio"). Tali disposizioni quindi non hanno un valore "legalistico" ed universale per tutti i cristiani anche quelli di oggi, come intendono superficialmente i TdG, ma vanno valutate alla luce di quanto spiegò Paolo ai Corinti in particolare nel Capitolo 8: infatti uno dei "divieti" riportato in ATTI 15:29 era quello di "astenersi dalla carne sacrificata agli idoli", ma Paolo spiega che i Cristiani dovevano evitare di mangiare queste cose solo se poteva offendere la sensibilità di quelli che erano ancora troppo condizionati dalla Legge Mosaica (vedi anche Romani 14:15).

Ma in realtà per i Cristiani non vi è alcun obbligo assoluto di attenersi a tali prescrizioni! Paolo infatti NON si attiene rigidamente al decreto di Gerusalemme proprio perché quelle erano disposizioni provvisorie legate a quel particolare momento. Questo è confermato ulteriormente dal fatto che Paolo, pur di evitare di turbare le coscienze dei Farisei convertiti, compì un rito di purificazione nel tempio. (ATTI 21:20-26) La sottomissione di Paolo a quel rito, ormai inutile per i Cristiani, è messa in relazione al "decreto di Gerusalemme", e fa capire ancora meglio i veri motivi per cui gli apostoli e gli anziani presero quella decisione. Paolo offre infatti ancora una volta, con il suo comportamento, un esempio di comprensione e di tolleranza (e quindi di amore per il prossimo), che è l’unica "legge", non scritta sulla carta ma nei cuori, che deve seguire il vero Cristiano.

Paolo, e gli anziani di Gerusalemme, fanno vedere chiaramente la necessità di dimostrare empatia verso i Giudei che erroneamente erano ancora attaccati alla legge mosaica, e che non avevano ancora raggiunto la maturità spirituale per comprendere il valore dell’insegnamento che Paolo aveva dato ai Corinti.

I testimoni di Geova, con la loro visione dogmatica e legalistica della religione e di questi principi, dimostrano di trovarsi ancora nella posizione dei farisei prima della conversione, cioè all’opposto del vero messaggio e dell’insegnamento cristiano.
Quanto sopra esposto sarebbe più che sufficiente per dimostrare che il rifiuto delle trasfusioni da parte dei TdG è solo frutto di una lettura superficiale e farisaica della Parola di Dio, ma vi sono altri motivi:

Le disposizioni di ATTI 15:29 sul sangue, le carni sacrificate agli idoli, ecc. richiamano, come abbiamo accennato, la legge mosaica esposta in Levitico cap.17 e 18 : ed in Deuteronomio. Le norme riguardanti il sangue sono a loro volta applicazioni di principi che risalgono addirittura a prima di Mosè, e si trovano nel libro della Genesi cap.9:4-6. Tali principi infatti furono impartiti da Dio per reprimere le atrocità commesse dai pagani, i quali uccidevano uomini ed animali per procurarsi il sangue per i loro riti. Ma se si legge attentamente, l’obbligo di versare il sangue è in relazione alla morte dell’animale. Nel caso dell’uomo, Dio chiederà conto del sangue versato per l’omicidio.

Ma se non si stronca la vita di nessuno, ed anzi al contrario si salva la vita di qualcuno, sarebbe assurdo che Dio considerasse questo un "assassinio", certamente non il Dio dei Cristiani!

In altre parole, il medico che si procura il sangue da un donatore non uccide il donatore! Perciò "Geova" non può richiedere la vita di nessuno, perché nessuna vita è stata stroncata, al contrario una vita è stata salvata!

I testimoni di Geova sostengono invece ingenuamente che Dio proibisce di mangiare il sangue perché il sangue simboleggia la vita, e questa è preziosa agli occhi di Dio. Per far comprendere meglio questo dicono, Dio vieterebbe di "mangiare" il sangue. Questa affermazione sembra ragionevole, tuttavia chiediamoci: può il simbolo avere maggiore valore della realtà che simboleggia? E’ evidente che lasciare morire una persona, privandola di una trasfusione, qualora necessaria, per rispettare il simbolo della vita, è una palese assurdità!

Un esempio può aiutare a comprendere meglio: infatti sarebbe come se un uomo ritenesse più importante l’anello matrimoniale (che simboleggia il matrimonio), del matrimonio o di sua moglie stessa, e quindi, posto di fronte all’alternativa fra il sacrificio di sua moglie o quello dell’anello nuziale, decidesse di sacrificare sua moglie!



 
   
       
Click sull'immagine per
accedere alla pubblicazione
Crisi di coscienza,
Fedeltà a Dio
o alla propria religione?
Di Raymond Franz,
già membro del
Corpo Direttivo
dei Testimoni di Geova
Torna ai contenuti