I Testimoni di Geova -
      analisi critica di un culto
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Tecniche di persuasione

LUTTO, TRADIZIONI LEGATE ALLA MORTE
(VEDI ANCHE FUNERALI E TESTAMENTI)

PORTARE FIORI SULLA TOMBA O AL FUNERALE:


Ci viene chiesto come comportarvi con la sorella che continua a portare i fiori sulla tomba del marito al cimitero. Il portare fiori o meno su una tomba è una decisione individuale che dev'essere lasciata alla sorella. Naturalmente vorrete aiutarla a comprendere qual è il motivo per cui persiste nel fare questa azione. Vi è qualche ragione antiscritturale come quella di pensare che l'anima sia immortale? Inoltre, come viene intesa localmente questa usanza di portare fiori sulla tomba? Fa inciampare o reca turbamento in altri? Sarà vs. responsabilità aiutare la sorella a capire questi punti. Ad ogni modo se nonostante tutto l'aiuto essa dovesse continuare, non vi sono basi per agire nei suoi confronti giudiziariamente - G 8.9.77 p 1215 (SCC:SSC 15.7.86)

In quanto al portare fiori sulla tomba, sebbene la cosa non riguardi un comitato giudiziario il cristiano farebbe bene a evitarlo. Infatti potrebbe dare l'idea di credere che i morti possano trarre vantaggio da tali fiori ed inoltre potrebbe far inciampare qualcuno. Vorrà certamente evitare di portare fiori particolarmente in quei giorni in cui le persone del mondo seguono tale pratica, come nel "Giorno dei morti", ecc. Sarà comunque ogni cristiano a rispondere del proprio operato di fronte a Geova sotto questo aspetto (8.4.85).

Ci chiedete informazioni in merito al mandare fiori ad un funerale cristiano che si tiene secondo le usanze dei T.d.G. W 15.5.71 p 318 indica che è una questione personale e di coscienza. Come in tutte le cose che riguardano la ns. coscienza, dobbiamo sempre prendere in considerazione la possibilità di offendere la coscienza degli altri e se vi è questa possibilità, di evitarlo. Dopo aver spiegato questo ad un fratello che intende mandare o ricevere fiori ad un funerale, lasciamo a ciascuno la propria responsabilità (SCB:SSC 5.8.83).

LAMPADE, CANDELE O LUMI SULLA TOMBA:


Bisogna capire che la pratica di mettere lampade votive sulla tomba non è appropriata per un cristiano il quale ha ricevuto l'esplicito comando di uscire da Babilonia la Grande e non toccare cose impure. (Ri 18:4; 2Co 6:17) Altrimenti qualcuno potrebbe inciampare sapendo che noi cristiani non crediamo all’immortalità dell'anima, ma vedendo alcuni di noi dare prova con le azioni che ci crediamo ancora.

Comprendiamo che un conto è tenere la tomba pulita (come segno di ordine e buona testimonianza per i vivi che osservano, d'altronde il cristiano dev'essere ordinato e pulito in ogni luogo dove vive), ma un altro conto è tenere un lumino acceso sulle tombe dei congiunti defunti, in quanto tale pratica è in contrasto con la verità biblica. Chi va ancora dietro a questa usanza antiscritturale dà prova di tornare indietro alle vecchie dottrine condannate, perciò deve essere aiutato e ammonito più volte. Qualora non dovesse cambiare attitudine e modo di fare dopo vari e amorevoli tentativi da parte vs., dovrà essere chiamato dinanzi ad un comitato giudiziario per rispondere del peccato di apostasia (8.4.85).

Il fratello  ci ha descritto la vicenda dei lumini sulla tomba di famiglia in cui è stata coinvolta la famiglia. Prendiamo atto di quanto è stato fatto dal fratello per correggere prontamente la situazione. Comunque sembrerebbe che la madre del fratello sia restia ad accettare la veduta scritturale sull'argomento, se tale sorella non correggesse prontamente la sua veduta e la situazione, dovreste in effetti formare un comitato giudiziario per considerare questo caso che si configurerebbe nella definizione scritturale di "apostasia".

Come A. vorrete naturalmente preoccuparvi della pericolosa tendenza mostrata da un certo numero di fratelli che sembrano sottovalutare il pericolo di conformarsi a pratiche che hanno chiara origine nella falsa religione e derivano da credenze antiscritturali come quest'abitudine di tenere dei lumini accesi sulla tomba di famiglia. È bene accertarsi che i fratelli si rendano pienamente conto della necessità di mantenersi spiritualmente puri. - G 22.2.78 p 1921. Non appena ne sarete in grado vogliate pertanto farci pervenire una vs. breve relazione sui risultati che avrete ottenuti sotto quest'aspetto. (10.4.89).

Un cristiano può recarsi al cimitero a pulire la tomba dove sono sepolti i suoi familiari senza commettere nessun peccato. Certo se egli accendesse candele o lumini sulla tomba la cosa cambierebbe aspetto. Questo diverrebbe un atto di apostasia. Se egli semplicemente si reca al cimitero per mettere ordine al sepolcro non c’è niente di male. Pensiamo che sia una questione personale che una persona debba decidere (AB:FPB 25.3.70).

COPRIRE SPECCHI CON LA STOFFA QUANDO MUORE QUALCUNO IN CASA:


L'usanza di coprire con della stoffa specchi, televisori e ogni oggetto che riflette l'immagine, ci sembra chiaramente superstiziosa. Ve n'è conferma nel libro Folklore del Touring Club Italiano, p 24 dice: "Eccoci al momento della morte. Fra i primi atti, secondo la tradizione, spalancare la finestra per gli angeli che devono trasportare in cielo l'anima; velare gli specchi dai riflessi demoniaci, spegnere il fuoco, fermare l'orologio, ecc." Il cristiano maturo vorrà stare lontano da tali usanze superstiziose per non incorrere nel disfavore di Dio (EB 10.11.78).

VEGLIA NOTTURNA:
Riguardo a coloro che rimarrebbero per l'intera notte a vegliare nella stanza a fianco del defunto, occorrerà parlare loro amorevolmente e chiaramente. Occorrerà aiutarli a capire che tale usanza ha a che fare con la veglia e il culto dei morti. Tutti coloro che amano Geova e riconoscono la libertà che offre la Parola di Dio, si liberano totalmente da pratiche pagane. Nel caso qualcuno continuasse a promuovere e sostenere apertamente pratiche che hanno a che fare col culto dei morti, potrebbe essere ammonito più volte, segnato, e non è escluso che possa essere disassociato. - G 22.2.78 p 19; W 1.9.80 p 5 (SCE:SSH 18.2.87).


PORTARE LUTTO PER MOLTO TEMPO:


Una cosa è fare lutto in segno di dolore per un ragionevole periodo di tempo (sempre che lo si desideri) un'altra cosa è portare il lutto per un anno o più come il resto delle persone del mondo.(2Sa 1:11,12; 1Ts 4:13,14) Davanti alle esagerazioni, è il corpo degli A. a dover prendere in esame la cosa. Se si creano problemi, potrebbero amorevolmente parlare agli interessati facendo appello al desiderio di piacere a Geova e non fare inciampare altri. (1Co 10:23, 24, 31-33) Potrebbero far riflettere che la gente del mondo in genere si aspetta che noi siamo diversi, e anche se non condivide le ns. idee ci ammira per la ns. coerenza. Inoltre sono pronte ad additare diversità di comportamenti che possono notare fra noi. (1Co 4:9b)

Che dire della coscienza dei nuovi associati? (1Co 8:12) Quali sono i motivi che spingono a vestirsi di lutto per lunghi periodi? (Pro 29:25; Gal 2:11,12) Potrebbe darsi che involontariamente si dia alla gente l'impressione che condividiamo la credenza dell’immortalità dell'anima? Se dopo aver ragionato della cosa, il problema persiste, cioè che il num. di sorelle che portano il lutto è in aumento, gli A. possono decidere di limitare la partecipazione alla SMT e non considerarle idonee per speciali privilegi come il servizio di P.A. È bene lasciare questa facoltà agli A. locali che dovrebbero essere meglio in grado di valutare l’entità del problema (FPA 16.2.80).

Per quanto riguarda il vestirsi di nero come segno esteriore di lutto, la G 22.5.75 p 27 tratta ampiamente il punto. Le scritture forniscono le ragioni per cui non è appropriato vestire di nero per un lungo periodo, ma ci incoraggiano a mostrare dolore con il cuore e non con le vesti. (Gv 2:12,13) Comunque chi vestisse di nero non sarebbe convocato davanti ad un comitato giudiziario ma verrebbe considerato non esemplare e perciò non riceverebbe speciali privilegi nella congregazione Naturalmente gli A. cercheranno di aiutare la persona a comprendere i princìpi implicati agendo con benignità  Gal 6:1 (SCE:SSH 7.5.87).


 
   
       
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Crisi di coscienza,
Fedeltà a Dio
o alla propria religione?
Di Raymond Franz,
già membro del
Corpo Direttivo
dei Testimoni di Geova
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