I Testimoni di Geova -
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Le dottrine

IL LIBRO DI DANIELE

e la sua interpretazione



Il Profeta Daniele

- Terza parte -
Quando la storia diventa profezia

«Le interpretazioni non appartengono a Dio?» ­ Genesi 40:8
Fine del persecutore


40 “E nel tempo della fine il re del sud si impegnerà con lui in uno scontro, e contro di lui il re del nord si riverserà con carri e con cavalieri e con molte navi; e certamente entrerà nei paesi e inonderà e attraverserà. 41 Effettivamente entrerà anche nel paese dell’Adornamento, e saranno fatti inciampare molti paesi. Ma questi son quelli che scamperanno dalla sua mano: Edom e Moab e la parte principale dei figli di Ammon. 42 Ed egli continuerà a stendere la mano contro i paesi; e riguardo al paese d’Egitto, non scamperà. 43 E in effetti dominerà sui tesori nascosti dell’oro e dell’argento e su tutte le cose desiderabili d’Egitto. E i libi e gli etiopi seguiranno i suoi passi. 44 “Ma ci saranno notizie che lo turberanno, dal levante e dal nord, e certamente uscirà con gran furore per annientare e votare molti alla distruzione. 45 E pianterà le tende del suo palazzo fra il mare grande e il santo monte dell’Adornamento; e dovrà pervenire alla sua fine, e non ci sarà per lui soccorritore

Si descrive qui la fine dell’empio persecutore. Secondo la storia, Antioco morì mentre stava tornando da una spedizione nelle regioni del nord. Ecco come l’autore del libro di 1 Maccabei descrive la sua miserevole fine: «Il re Antioco intanto percorreva le regioni settentrionali e seppe che c’era in Persia la città di Elimàide, famosa per ricchezza e argento e oro; che vi era un tempio ricchissimo, dove si trovavano armature d’oro, corazze e armi, lasciate là da Alessandro figlio di Filippo, il re macedone, che aveva regnato per primo sui Greci. Allora vi si recò e cercava di impadronirsi della città e di depredarla, ma non vi riuscì, perché il suo piano fu risaputo dagli abitanti della città, che si opposero a lui con le armi; egli fu messo in fuga e dovette partire di là con grande tristezza e tornare in Babilonia. Poi venne un messaggero in Persia ad annunciargli che erano state sconfitte le truppe inviate contro Giuda, che Lisia si era mosso con un esercito tra i più agguerriti ma era rimasto sconfitto davanti a loro e che quelli si erano rinforzati con armi e truppe e bottino ingente, riportato dagli accampamenti che avevano distrutti; che inoltre avevano demolito l’idolo da lui innalzato sull’altare in Gerusalemme, che avevano circondato con mura alte come prima il santuario e anche Bet-Zur, che era una sua città. Il re, sentendo queste novità, rimase sbigottito e scosso terribilmente; si mise a letto e cadde ammalato per la tristezza, perché non era avvenuto secondo i suoi desideri… Il re Antioco morì in quel luogo nel centoquarantanove.»[69].

Nel secondo libro dei Maccabei troviamo altri particolari: «Egli era giunto nella città chiamata Persepoli e si era accinto a depredare il tempio e ad impadronirsi della piazza, ma i cittadini ricorsero in massa alle armi e lo ricacciarono; perciò Antioco, messo in fuga dagli abitanti, dovette ritirarsi vergognosamente. Mentre si trovava presso Ecbàtana, gli giunsero le notizie su ciò che era accaduto a Nicànore e agli uomini di Timòteo.

Montato in gran furore, pensava di sfogarsi sui Giudei anche per lo smacco inflittogli da coloro che lo avevano messo in fuga. Perciò diede ordine al cocchiere di compiere il viaggio spingendo i cavalli senza sosta; ma incombeva ormai su di lui il giudizio del Cielo. Così diceva nella sua superbia: “Farò di Gerusalemme un cimitero di Giudei, appena vi sarò giunto”. Ma il Signore che tutto vede, il Dio d’Israele, lo colpì con piaga insanabile e invisibile. Aveva appena terminato quella frase, quando lo colpì un insopportabile dolore alle viscere e terribili spasimi intestinali, ben meritati da colui che aveva straziato le viscere altrui con molti e strani generi di tormenti.

Ma egli non desisteva affatto dalla sua alterigia, anzi pieno ancora di superbia spirava il fuoco della sua collera contro i Giudei e comandava di accelerare la corsa. Ma gli accadde di cadere dal carro in corsa tumultuosa e per la grave caduta di riportare contusioni in tutte le membra del corpo ... Allora finalmente, malconcio a quel modo, incominciò ad abbassare il colmo della sua superbia e ad avviarsi al ravvedimento per effetto del divino flagello, mentre ad ogni istante era lacerato dai dolori.

Non potendo più sopportare il suo proprio fetore, disse: “È giusto sottomettersi a Dio e non pensare di essere uguale a Dio quando si è mortali!” Quell’empio si mise a pregare quel Signore che ormai non avrebbe più avuto misericordia di lui, e diceva che avrebbe dichiarato libera la città santa, che prima si affrettava a raggiungere per raderla al suolo e farne un cimitero; che avrebbe reso pari agli Ateniesi tutti i Giudei che prima aveva stabilito di non degnare neppure della sepoltura, ma di gettare in pasto alle fiere insieme con i loro bambini; che avrebbe adornato con magnifici doni votivi il sacro tempio, che prima aveva saccheggiato, e avrebbe restituito in maggior numero tutti gli arredi sacri e avrebbe provveduto con le proprie entrate ai contributi fissati per i sacrifici; inoltre che si sarebbe fatto Giudeo e si sarebbe recato in ogni luogo abitato per annunciare la potenza di Dio … Quest’omicida e bestemmiatore dunque, soffrendo crudeli tormenti, come li aveva fatti subire agli altri, finì così la sua vita in terra straniera, in una zona montuosa, con una sorte misera».[70]

Possiamo subito notare che il racconto dei libri dei Maccabei differisce da quello del libro di Daniele. Esiste tuttavia qualche somiglianza:



Vi sono delle differenze sui dettagli della morte di Antioco anche fra gli autori dei due libri dei Maccabei, come si può notare. Sono state proposte varie spiegazioni per giustificare queste discrepanze: «La visione abbandona la storia e si apre sull’avvenire. Trasformando i fatti, essa riconduce il persecutore in Palestina dove riceverà il colpo fatale. Per il nostro autore il combattimento per la fine dei tempi deve avvenire a Gerusalemme (cf. Gioele 4; Zaccaria 14:14) dove le forze del male saranno vinte. Il Signore ristabilisce una situazione disperata e trionfa sui pagani».

[71] Non esistono testimonianze storiche attendibili di una nuova invasione dell’Egitto da parte di Antioco conclusasi con la sua morte. “In realtà Antioco morì di malattia in Persia a settentrione di Susa nel 164 a.C. …; qui il testo sacro vuol sottolineare la rapidità della sua fine, più che il luogo di essa, che è espresso in modo assai velato ed enigmatico. Da ciò si può dedurre che la profezia fu scritta prima della morte del persecutore”.[72]

Si può quindi dire che, in questi ultimi versetti, l’autore di Daniele si distacca dal racconto storico e, prendendo a modello Antioco come tipo ed esempio dei persecutori, “profetizza” la loro fine. In questo il profeta vuole essere fonte di incoraggiamento per tutti coloro che, in tutti i tempi e sotto ogni tipo oppressione, si sono mantenuti fedeli a Dio e alle sue leggi. Come si legge in un passo biblico, «tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione, perché in virtù della perseveranza e della consolazione che ci vengono dalle Scritture teniamo viva la nostra speranza» [73]

Questo capitolo della Bibbia, quindi, descrivendo la lotta per il potere tra i due re, con il popolo di Israele in mezzo ai contendenti, narra la storia del Popolo di Dio; parlando della persecuzione di Antioco, preannuncia quello che poi la storia ha visto accadere e ripetersi in infinite occasioni.[74]

Possiamo in ogni modo affermare che le differenze sulla descrizione della fine dell’empio oppressore non invalidano minimamente la realtà, ampiamente provata dai fatti storici, che nei versetti da 21 a 39, siano riportate le azioni di Antioco IV Epifane. Qualsiasi lettura e spiegazione del brano non può ignorare questo fatto basilare. I Testimoni, omettendo ogni relazione del cap.11 con l’operato di Antioco, trascurano indebitamente questa importante realtà. La maggioranza dei Testimoni conosce pochissimo questa parte della storia della nazione giudaica e nessuno di essi la collega con il cap.11 di Daniele.

Come abbiamo detto sopra, è possibile fare una lettura simbolica del capitolo, così da vedere in Antioco un modello di comportamento empio ed oppressivo; quindi potremmo identificare nella sua figura altri personaggi, come Nerone, Hitler e, perché no, anche capi religiosi empi e crudeli, come lo sono stati alcuni papi (ma anche alcuni capi della Riforma). Potremmo vedere in Antioco anche potenze politiche o governi oppressivi. La lettura allegorica o simbolica è molto frequente nella Scrittura (cfr. p.e. Gal.5:19-21). Però questo modo di intendere il racconto storico non può prescindere dall’accettazione letterale del medesimo! Questo è ciò che fanno i Testimoni: interpretano Daniele 11 in maniera allegorica rifiutando la realtà letterale e storica dei fatti narrati nei vv. da 20 a 39. Comunque la Società sostiene che la sua sia una spiegazione storica, e non allegorica del capitolo. Quindi l’errore compiuto è ingiustificabile da ogni punto di vista.

Profezia o storia?


«Verrà un re che farà guerra alla nazione dei Giudei e alle loro leggi, li priverà della forma di governo basato su queste leggi, spoglierà il tempio e per tre anni impedirà l’offerta dei sacrifici. La nostra nazione ebbe a sperimentare questi sfortunati eventi sotto Antioco Epifane, proprio come vide Daniele». Giuseppe Flavio, Antichità Giudaiche, Libro X, 275,276.

Queste parole di Giuseppe Flavio riflettono un’opinione comune fra i Giudei del I secolo d.C. sul libro di Daniele. Ci si può quindi chiedere come mai nei libri dei Maccabei, scritti pochi anni dopo gli eventi di Antioco Epifane, non si faccia alcun accenno al fatto che quello che accadeva alla nazione giudaica era stato già predetto secoli prima. Questo è il tema trattato in questa pagina.

Vi sono, come abbiamo visto, prove schiaccianti che il capitolo 11 di Daniele si riferisce ad Antioco IV. Ma fu questa una profezia scritta secoli prima, o è storia narrata da un contemporaneo e presentata sotto forma di profezia, come crede la maggioranza degli studiosi moderni? Supponiamo che si tratti di profezia. In questo caso dovremmo concludere che nel VI sec. a. C. il profeta Daniele ricevette un messaggio angelico che prevedeva la successione dei re delle dinastie Seleucide e Lagica, culminata con la persecuzione di Antioco Epifane.[75]

Questo fa sorgere alcuni fondamentali interrogativi: perché nei libri dei Maccabei non si fa alcun accenno al fatto che quello che stava accadendo era stato già predetto da Dio secoli prima?

Perché, per esempio, quando in 1 Maccabei (1:54) si legge che “il re innalzò sull’altare l’abominio della desolazione” non si sottolinea enfaticamente che questo fatto era stato predetto dal profeta Daniele? Perché nei discorsi esortativi e nelle riflessioni dei fedeli giudei, riportate nei libri dei Maccabei, non viene mai richiamata l’attenzione su questa profezia, che tra l’altro, prediceva una rapida fine dell’oppressore, il ristabilimento del tempio ed il ripristino dei sacrifici quotidiani?[76]Se i Giudei erano a conoscenza da secoli di questa profezia, perché non venne mai ricordata per incoraggiare e rafforzare la nazione perseguitata da Antioco? Questo silenzio è del tutto incomprensibile. L’unica spiegazione che lo giustifichi è che tale “profezia” non venne scritta secoli prima, ma fu l’opera di un ebreo vissuto nel II sec. a.C., contemporaneo di fatti che egli espose come profezia.

Inoltre, se questa fu una profezia culminante con gli ultimi tempi dell’umanità, come sostengono i Testimoni ed altri e che quindi non ha nulla a che vedere con Antioco IV – benché, come abbiamo notato, l’esclusione di questo re sia inammissibile –, perché tale “profezia” è scritta in un modo così oscuro ed indecifrabile?[77]

Perché, nei primi 19 versetti, i re sono facilmente e chiaramente identificabili, mentre – accettando le speculazioni interpretative della Società – per capire di chi in seguito si stia parlando sono richieste acrobazie intellettive e una smisurata dose di fantasia? Perché la “profezia” non permette di capire, con la stessa chiarezza, che il re del nord cambia ripetute volte identità, passando dai seleucidi a Roma, e poi all’Austria, ad Hitler e così via? Una profezia specifica fino ai dettagli nella prima parte, diverrebbe poi vaga ed indistinta quando si giunge al suo contenuto più significativo? Perché gli ultimi giorni dell’umanità – assai più importanti del sapere, per esempio, che Cleopatra sposò Tolomeo – non vengono descritti con chiarezza così da essere inequivocabilmente identificabili? Per esempio, se, come credono i Testimoni, gli ultimi giorni sono iniziati nel 1914, perché la “profezia” non parla distintamente della prima e della seconda guerra mondiale e degli altri avvenimenti del nostro secolo?[78]

La risposta a tutte queste domande è una sola ed è molto semplice: perché questa parte della Scrittura non ha nulla direttamente a che vedere con il nostro tempo, ma si riferisce a fatti, storicamente provati, avvenuti nel lontano II sec. a.C.

E questo mette la parola fine a tutte le bizzarre e distorte interpretazioni che sono state fatte di questo capitolo.



Contraddizioni e manipolazioni
Come il Sud può diventare il Nord
Daniele 11:25, 26



Questo è il passo di Daniele, così come è riportato nella traduzione dei Testimoni di Geova. È molto chiara la successione degli eventi narrati:

        • Il re del nord attacca il re del sud.

        • Il re del sud si prepara alla difesa con forze «grandi e potenti».

        • Egli (il re del sud), nonostante il grande esercito ‘non resiste’ all’attacco del re del nord, a causa dei complotti tramati nei suoi confronti.

        • Le forze militari del re del sud vengono travolte.

          Questo svolgersi degli avvenimenti è reso evidente in tutte le traduzioni. Ecco alcuni esempi:

          25 La sua potenza e il suo ardire lo spingeranno contro il re del mezzogiorno con un grande esercito e il re del mezzogiorno verrà a battaglia con un grande e potente esercito, ma non potrà resistere, perché si ordiranno congiure contro di lui: 26 i suoi stessi commensali saranno causa della sua rovina; il suo esercito sarà travolto e molti cadranno uccisi” (CEI).

          25 Sicuro della sua forza e del suo coraggio, con un grande esercito muoverà contro il re del sud. Questi si difenderà con un esercito ancora più grande e potente, ma non riuscirà a resistere perché sarà vittima di congiure. 26 Sarà tradito dai suoi più stretti collaboratori, il suo esercito sarà sconfitto e un gran numero di soldati verrà ucciso” (PS).  

          25 Poi spiegherà le sue forze e il suo coraggio contro il re del mezzogiorno, alla testa di un grande esercito. Il re del mezzogiorno si impegnerà nella guerra con un grande e potentissimo esercito; ma non potrà resistergli, perché si ordiranno delle congiure contro di lui. 26 Quelli che mangeranno alla sua tavola saranno la sua rovina. Il suo esercito si dileguerà come un torrente e molti cadranno uccisi. (Nuova Riveduta).

          25 Con un grande esercito spronerà le sue forze e il suo cuore contro il re del sud. Il re del sud si impegnerà in guerra con un grande e potentissimo esercito, ma non potrà resistere, perché si ordiranno complotti contro di lui. 26 Quegli stessi che mangeranno dei suoi cibi squisiti lo distruggeranno, il suo esercito sarà spazzato via, ma molti cadranno uccisi. (Nuova Diodati).

          Come spiega questo passo la Società? Nel commentario di Daniele, il versetto 25 è riportato in questo modo: «Ed egli [il re del nord] non resisterà, perché...».[79] Abbiamo notato che il soggetto è indiscutibilmente il re del sud. Invece, con estrema disinvoltura, il CD adatta la Bibbia alle proprie interpretazioni facendo violenza alla grammatica e alla logica e, torcendo il testo biblico, fa diventare sud il nord e nord il sud! [80]



          Nessuno, leggendo la Bibbia da sé, per quanto si possa sforzare di analizzare il testo e approfondire l’argomento, arriverebbe mai a questa conclusione. Dobbiamo riconoscere quindi che “il canale costituito da Dio”, “lo schiavo fedele e discreto” deve godere davvero di qualche speciale illuminazione divina che gli permette perfino di invertire i poli geografici per adattare, oltre che la Bibbia e la storia, anche la geografia ai propri “intendimenti”![81]

          Quando si cita un’autorità…

          «Ogni prova deve essere usata onestamente. Non togliete una citazione dal contesto.

          I Testimoni mettono sempre in pratica queste loro raccomandazioni? Consideriamo il seguente esempio:

          Quando scorgerete la cosa disgustante che causa desolazione, dichiarata per mezzo del profeta Daniele, stabilita in un luogo santo … allora quelli che sono nella Giudea fuggano ai monti”. ­ Matteo 24:15, 16

          Quale scrittura citò Gesù? Il Signore si riferiva chiaramente a Daniele 11:31. Riguardo a questo passo, la Società scrive:
          «Nella primavera del 33 E.V. Gesù Cristo disse ai discepoli: “Quando scorgerete la cosa disgustante che causa desolazione, dichiarata per mezzo del profeta Daniele, stabilita in un luogo santo … allora quelli che sono nella Giudea fuggano ai monti”. (Matteo 24:15,16) Citando Daniele 11:31, Gesù avvertì i suoi seguaci di una futura “cosa disgustante che causa desolazione”. Questa profezia che riguarda il re del nord fu pronunciata circa 195 anni dopo la morte di Antioco IV».[83]

          Anziché provare che l’adempimento di tale profezia fosse ancora futuro – come sostengono i Testimoni – il passo può essere semplicemente, e più chiaramente, inteso in questo modo: i discepoli che ascoltavano la profezia di Gesù avrebbero visto adempiersi qualcosa di simile a ciò che accadde quando il tempio fu profanato dall’empio Antioco. In altre parole, ci sarebbe stata una nuova profanazione del tempio quale segno premonitore della catastrofe. Gli apostoli, come tutti i giudei del tempo, compresero immediatamente l’allusione alla profanazione del tempio da parte di Antioco e Gesù non disse loro che Dan.11:31 non si fosse adempiuto allora.[84]  

          Quando avvenne questa profanazione del tempio? Sono state formulate diverse spiegazioni in merito.[85]Storicamente i cristiani fuggirono da Gerusalemme nel 66 d.C., dopo che gli eserciti romani, comandati dal generale Cestio Gallo avevano assediato la città.[86] Durante l’assedio, come riferisce Giuseppe Flavio, i soldati giunsero al punto di scalzare il muro del tempio, minacciando di bruciarne le porte.[87] Questa fu senz’altro una profanazione del luogo santo. Inaspettatamente Cestio Gallo, “rinunciando nel modo più assurdo ai suoi piani senza aver subito alcuna sconfitta, sloggiò dalla città”.[88] I cristiani che lessero con “discernimento” la profezia di Daniele, fuggirono ai monti, a Pella, al di là del Giordano, come riferisce lo storico del III sec. d.C. Eusebio di Cesarea.[89] Alla profanazione seguì la distruzione nel 70, ad opera del generale Tito.

          Dovremmo così concludere che i Testimoni applichino coerentemente alla distruzione di Gerusalemme il versetto di Daniele 11:31, secondo quanto abbiamo appena letto. Nella loro spiegazione, si dovrebbe trovare un adempimento almeno iniziale o tipico delle parole del Signore. Come abbiamo visto, infatti, Gesù, citando Dan.11:31 pensava alla fine della città e del tempio. Invece, contraddicendo se stessi e – cosa ben più grave – lo stesso Signore Gesù, applicano il v.31 solo ad eventi del nostro secolo, che non hanno alcuna relazione con ciò che accadde a Gerusalemme nel 66 o nel 70 d.C.! [90]

          La loro spiegazione di Daniele 11 non lascia spazio ad altri adempimenti.

          Quindi, per sostenere le loro opinioni su Dan.11 – che non si sarebbe adempiuto su Antioco – citano Matteo 24:15. Poi, una volta “dimostrata” la loro tesi, abbandonano le premesse su cui si basa per spiegare il versetto in maniera completamente diversa! Ogni commento è superfluo.

          E le guerre del “tempo della fine”?


          Secondo i Testimoni di Geova, l’umanità starebbe vivendo nei suoi ultimi giorni. Il profeta Daniele avrebbe predetto i fatti che sono accaduti dal 1914, data che essi considerano l’inizio del tempo della fine. Daniele dovrebbe quindi aver previsto la prima guerra mondiale. Questo evento ha la massima importanza per i Testimoni, e se ne parla continuamente in tutte le loro pubblicazioni. Supponiamo che le cose stiano davvero in questo modo. Potremmo quindi chiederci: dove Daniele predice questa “svolta nella storia”?[91] Secondo il CD, questa guerra sarebbe stata predetta nei versetti 29 e 30, che recitano:

          “Al tempo fissato tornerà, e in effetti verrà contro il sud; ma l’ultima volta non sarà come la prima. E certamente verranno contro di lui le navi di Chittim, e se ne dovrà contristare.

          “Il tempo fissato” sarebbe il 1914. Daniele precisa che “l’ultima volta non sarà come la prima”: quale fu la prima volta? Quella di cui si parla nei vv. 25 e 26 che, secondo i Testimoni, descrivono la guerra tra Aureliano e Zenobia, conclusasi con la sconfitta di quest’ultima.[92] È chiaro che questa è la “prima volta” a cui si allude nel v. 29, se vogliamo leggere con logica il capitolo, seguendone la successione degli eventi. Per cui non ha senso il tentativo della Società di generalizzare l’espressione dicendo che «nei precedenti conflitti tra i due re [anche accettando l’interpretazione che il re del nord sia Roma, di conflitti di questo “re” Daniele ne menziona finora solo uno, nei vv.25 e 26!] l’impero romano era sempre uscito vittorioso».[93]

          Perché questa generalizzazione? Perché è piuttosto strano che la prima guerra mondiale – uno degli eventi cruciali della storia – venga messa in relazione con una guerra avvenuta nel terzo secolo d.C. e di cui probabilmente solo gli storici sono a conoscenza! È anche inconcepibile che questa remota guerra venga descritta con maggiori dettagli – almeno cinque righe – della prima guerra mondiale! Per questo la Società generalizza la locuzione, cercando di non far notare l’evidente riferimento a questa “prima volta”.[94]

          Ma che dire della seconda guerra mondiale?

          Dovremmo aspettarci di trovare nella “profezia” qualche allusione a questa guerra che fu ancor più grande e disastrosa della prima. Daniele ha descritto nei dettagli conflitti assai meno importanti e che non hanno alcun rapporto con il nostro tempo. L’unico riferimento alla seconda guerra mondiale i Testimoni lo trovano (!?) in queste parole del v.30b, 31:

          “E realmente tornerà e lancerà denunce contro il patto santo e agirà con efficacia; e dovrà tornare e prendere in considerazione quelli che avranno lasciato il patto santo. E sorgeranno braccia, che procederanno da lui; e realmente profaneranno il santuario, la fortezza, e sopprimeranno il sacrificio continuo.

          Ecco come  la Società commenta questi versetti: «Hitler entrò ben presto in guerra, come l’angelo aveva correttamente predetto: “Sorgeranno braccia, che procederanno da lui…”. Le “braccia” erano le forze militari che il re del nord usò per combattere il re del sud nella seconda guerra mondiale».[95] Certamente ci vuole una straordinaria immaginazione per trovare in queste parole un riferimento alla seconda guerra mondiale! Basta confrontare, per esempio, come nei versetti iniziali vengano descritte dettagliatamente le guerre tra i due re, per capire che qui non si sta certamente parlando di quest’ultimo grande conflitto. Un simile scontro potrebbe essere quello dei vv. da 40-42, in cui si legge:

          “nel tempo della fine il re del sud si impegnerà [“il re del sud riprenderà la guerra”(PS)] con lui in uno scontro, e contro di lui il re del nord si riverserà con carri e con cavalieri e con molte navi; e certamente entrerà nei paesi e inonderà e attraverserà…E in effetti dominerà sui tesori nascosti dell’oro e dell’argento e su tutte le cose desiderabili d’Egitto. E i libi e gli etiopi seguiranno i suoi passi.

          I Testimoni affermano però che qui si parli più specificamente degli anni successivi alla seconda guerra mondiale, al periodo della cosiddetta “guerra fredda” (l’impressione è che queste parole descrivano invece una guerra molto calda).[96]

          Si può anche osservare che entrambe le guerre mondiali furono iniziate dalla Germania (il moderno re del nord, secondo la Società), mentre qui l’inizio dello scontro è attribuito al re del sud (la potenza mondiale anglo-americana, secondo lo stesso “intendimento”).Viene descritta l’avanzata trionfante del re del nord – divenuto nel frattempo il blocco comunista per il CD[97] – che l’avrebbe condotto ad invadere molte nazioni e a dominare su tutte le ricchezze dell’«Egitto», la potenza anglo americana. Addirittura la Società, quale moderna Cassandra, giunse al punto di affermare che «questi re avranno l’opportunità e l’occasione di sperimentare e di usare le loro spaventose armi micidiali di ogni genere, l’uno contro l’altro».[98]  

          È accaduto tutto questo? È vero che c’è stato un periodo in cui l’espansionismo sovietico costituiva una minaccia per il mondo occidentale.[99] Ma che fine ha fatto questo presunto re del nord? L’impero sovietico si è dissolto agli inizi degli anni novanta. Così, anziché ad un’avanzata trionfante, si è assistito al suo rovinoso crollo. Ora “lo schiavo” è costretto ad ammettere che attualmente il posto del re del nord è vacante e che «è saggio [!] non fare congetture su chi prenderà il suo posto».[100] Anche la scomparsa dell’impero sovietico, avvenuto ormai da diversi anni, avrebbe dovuto trovare qualche menzione in questa “profezia”. Si può trovare qualche allusione alla fine dell’Unione Sovietica nelle parole di Daniele?

          Senz’altro questo è stato uno degli avvenimenti più significativi dello scorso secolo e della storia, ed ha influito notevolmente anche sui Testimoni di Geova. Non c’è tuttavia il benché minimo accenno a questa improvvisa scomparsa del “re del nord” nei versetti che stiamo considerando. E non c’è nemmeno alcun riferimento ad un ulteriore cambiamento di identità o ad una sua improvvisa ricomparsa prima della fine, come scrive – e forse si augura che avvenga, per avvalorare le sue “predizioni” – il CD.[101]

          Chiediamo di nuovo: dove, in questi versetti, si descrivono gli eventi del nostro secolo? Questa relazione esiste solo nella fertile immaginazione dei dirigenti della Società Torre di Guardia e nella mente di coloro che ne accettano le spiegazioni.

          Daniele 11:35
          “Tempo della fine”


          E alcuni di quelli che avranno perspicacia saranno fatti inciampare, affinché si compia un’opera di raffinamento a causa d’essi e affinché si compia una purificazione e affinché si compia un imbiancamento, fino al tempo della fine; perché è ancora per il tempo fissato.

          Come spiegano i Testimoni l’espressione “tempo della fine” in questo versetto? Ecco la spiegazione della Società prima del crollo dell’impero sovietico: «È predetto che questa persecuzione continuerà finché il re del nord giungerà al suo “tempo della fine” ad Armaghedon … Perciò fino ad allora la classe del santuario di Geova può aspettarsi di essere abbattuta e percossa sotto il dittatoriale “re”».[102] Quindi, il re del nord sovietico avrebbe perseguitato i Testimoni di Geova (“la classe del santuario”, secondo la loro interpretazione) fino alla fine del mondo.[103]

          Come abbiamo visto, però, contrariamente alle infauste previsioni della Società, l’impero sovietico o «re del nord», si è dissolto e questo ha fatto cessare l’oppressione dittatoriale nei confronti della religione e delle varie chiese. Anche i testimoni di Geova ora sono liberi di operare in quasi tutti i paesi che un tempo erano parte o sotto l’influenza dell'U.R.S.S. Inaspettatamente quindi la persecuzione ha avuto termine.

          Notate come ora viene spiegato lo stesso versetto: «I servitori di Geova si aspettavano di essere raffinati “fino al tempo della fine”. Naturalmente si aspettavano di essere perseguitati sino alla fine di questo sistema di cose malvagio. Tuttavia la purificazione e l’imbiancamento risultanti dall’ingerenza del re del nord erano “per il tempo fissato”. Quindi in Daniele 11:35 “il tempo della fine” deve riferirsi alla fine del periodo di tempo necessario perché i servitori di Dio fossero raffinati mentre subivano gli attacchi del re del nord. Evidentemente questo farli inciampare ebbe fine al tempo fissato da Geova».[104]

          Un tortuoso e poco comprensibile giro di parole per far dire il contrario di ciò che fino ad allora si era sostenuto! È proprio vero che, leggendo la Bibbia in questo modo, le si può far dire qualsiasi cosa ed essa diventa come uno strumento su cui ognuno suona la musica che preferisce!

          “I profeti profetizzano in nome mio falsità. Io non li ho mandati, né ho comandato loro né ho parlato loro. Vi pronunciano profeticamente una visione falsa e una divinazione e una cosa senza valore e la scaltrezza del loro cuore”. - Geremia 14:14.


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          Note:

          [69] 1 Mac.6:1-17, CEI. La stessa cosa è detta da Giuseppe Flavio in Antichità Giudaiche, Libro XII, 354-361.

          [70] 2 Mac.9:1-28, CEI.

          [71] La Bibbia, PIETRO VANETTI. p.1727, introduzione ai vv.40-45 di Dan.11.

          [72] Ibid., pp.1647,48. È interessante anche la seguente osservazione di B. McGinn: «Spesso a un certo punto delle apocalissi la storia in forma di profezia diventa vera profezia e ciò aiuta gli studiosi a datare le opere pseudonime. Per esempio, lo scriba che tra il 167 e il 164 avanti Cristo compose il libro di Daniele, passa alla vera predizione apocalittica promettendo un imminente giudizio apocalittico contro le forze del male che storicamente non si verificò mai: Antioco morì per cause naturali». L’Anticristo, op. cit. p.24.

          [73] Romani 15:4, CEI.

          [74] Questi aspetti comunque riguardano più la teologia che la storia ed esulano dallo scopo di questo mio scritto.

          [75] Come indica la citazione di Giuseppe Flavio riportata sopra, i giudei applicavano ad Antioco gli avvenimenti descritti in Daniele.

          [76] Cfr. 1 Maccabei 4:8-11, discorso esortativo di Giuda Maccabeo. 2 Macc.6:12-17, riflessione sulla sventura.

          [77] Indecifrabile naturalmente se la si legge in questo modo, anziché vedervi le azioni di Antioco.

          [78] I Testimoni giungono alla data del 1914 con una serie di calcoli, che si basano su una lettura del tutto arbitraria del cap. 4 di Daniele e di alcuni versetti dell’Apocalisse. Secondo la loro interpretazione, i “sette tempi” menzionati in Daniele cap. 4, equivalgono a 2520 anni; calcolando dalla data in cui Gerusalemme fu distrutta da Nabucodonosor, avvenimento che i Testimoni fanno risalire al 607 a.C, si giungerebbe al 1914, data definita “il principio degli ultimi giorni”. Vedi il libro Venga il tuo regno, cap. 14. Questi calcoli, naturalmente, sono del tutto privi di fondamento. Basti solo dire che Gerusalemme, secondo le sicure e provate testimonianze storiche, cadde nel 587 a.C. e non nel 607 (link), data sostenuta solo dai Testimoni per puntellare i loro particolari calcoli. Questo inficia in maniera assoluta le loro speculazioni cronologiche. Vedi ACHILLE AVETA, I Testimoni di Geova, un’ideologia che logora, ed. Dehoniane, Roma, 1990.

          [79] Dp-I, p.241, §16. Il grassetto è mio.

          [80] Non solo, il v.26 viene diviso in due parti, tra la prima (che termina con “...lo infrangeranno”) e la seconda (che inizia “e in quanto alle sue forze…”). Questo dovrebbe dare l’impressione che l’argomento sia cambiato. Secondo la Società, la seconda parte del versetto descriverebbe nientemeno che le “invasioni delle tribù germaniche dal nord” iniziate con i Goti nel IV secolo e continuate per secoli fino allo “sfacelo dell’impero romano”(dp-I, p.242, §§.20,21). E tutto questo è descritto in due sole righe! Come abbiamo notato invece, il versetto parla della sconfitta del re del sud Tolomeo IV Filometore, fatto riportato in maniera pressoché identica nel libro di 1 Maccabei (1:17, 18. Vedi anche nota 45).

          [81] “Schiavo fedele e discreto”, o semplicemente “schiavo”, e “canale costituito da Dio”, sono altri modi in cui i Testimoni definiscono il loro Corpo Direttivo.

          [82] Manuale per la Scuola di Ministero Teocratico, testo edito dai testimoni di Geova, p.155, §11.

          [83] Dp-I, p232, §.4, corsivo mio. Vedi anche “Sia fatta la tua volontà in terra”, opera citata, p. 246, §53.

          [84] In merito all'opinione giudaica su Dan.11 si veda p.e. Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche, XII, 322.

          [85] Quello seguente è un esempio. «Seguendo le regole dell’apocalittica, il discorso rimane volutamente enigmatico, velato, allusivo, pur trattandosi di un evento che il lettore intelligente è in grado di decifrare (“il lettore capisca”), essendo ormai dietro le sue spalle. Questo evento è di natura particolare, anche perché adempie una profezia, quella dell’“abominio della desolazione” predetto da Daniele (9,27. 11,31; 12,11). Matteo è più esplicito di Marco su due punti: nomina il profeta Daniele come autore di questa predizione, e precisa che questo “abominio” viene a stare “nel luogo santo”, ossia nel tempio, mentre Marco aveva detto: “Quando vedrete l’abominio della desolazione stare là dove non deve” (Mc 13,14).

          Quel che il lettore deve capire, in Marco, è quale sia il luogo in cui l’abominio non deve stare; quel che deve capire, per Matteo, è a quali eventi si riferisca la profezia di Daniele…To bdélygma tês eremóoseos traduce l’ebraico shiqquz meshomem, “abominio desolante”, che in Daniele è una parodia del nome della divinità il cui culto era stato introdotto nel tempio di Gerusalemme da Antioco IV Epifane: “Signore del cielo” (Ba‘al shamajim: meshomem è un gioco di parole con shamajim), Daniele dunque si riferisce, velatamente, in stile apocalittico, a un evento storico ben preciso: “Nell’anno centoquarantacinque [dell’era seleucide], il quindici di Caslew [dicembre del 167 a.C.] il re innalzò sull’altare un idolo” (l Mac 1,54).

          Ma a quale evento si riferisce Matteo, citando Daniele? Anche nel 40 d.C., l’imperatore Caligola aveva tentato, senza successo, di issare la propria statua nel tempio ebraico, E’ però fin troppo ovvio che il pensiero di Matteo è condizionato da un altro evento: la sconsacrazione del tempio da parte delle armate di Tito nel 70 (benché l’erezione formale di un idolo nell’area del santuario non si avrà che con l’imperatore Adriano, il quale nel 135 vi edificherà un tempio dedicato a Giove). Il miglior interprete di Matteo, in questo caso, è Luca, che decodifica in questo modo il segno dell’“abominio della desolazione”: “quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua desolazione è vicina” (Lc 21,20).

          Anche in Matteo, alla fine di questo brano, vi è un detto che forse si potrebbe leggere nella stessa prospettiva: “Dove che sia il cadavere, là si raduneranno gli avvoltoi” (24,28). Si traduce “avvoltoi” perché ciò è richiesto dal contesto, ma il termine aetoísignifica “aquile” e “l’associazione dell’aquila con le insegne delle armate romane potrebbe averne fatto un simbolo di distruzione militare”. Gerusalemme sarebbe il “cadavere” circondato dalle “aquile”, cioè la città assediata dagli eserciti come esplicita Luca. All’apparire di questo “abominio”, di questa imminente “desolazione” (si noti che erémosis di 24,15 corrisponde a éremos di 23,38: “la vostra casa vi viene lasciata deserta”, desolata), non resta che fuggire. “Quelli che sono in Giudea fuggano sui monti”». – ALBERTO MELLO, Evangelo secondo Matteo, Edizioni Qiqajon, Comunità di Bose, Biella, 1995, pp. 411 – 435.

          [86] Nel passo parallelo di Luca 21:20, l’evangelista parafrasa il testo, rendendo perspicuo il linguaggio allusivo di Gesù, e lasciando intendere molto chiaramente cosa sia la cosa disgustante.

          [87] La guerra giudaica, Libro II, 19:5.

          [88] Ibid. 19:7.

          [89] Storia Ecclesiastica, III, v.3. Eusebio probabilmente attinse le sue informazioni dallo scrittore del II secolo Esigippo. La storia di Eusebio si riferisce esclusivamente ai cristiani di Gerusalemme. Altri cristiani della Giudea poterono fuggire in altri luoghi sulle montagne. Questa è anche l’opinione espressa dalla Società. Vedi La Torre di Guardia, 1975, pp.692-3 e Svegliatevi!, 22/1/85, p. 8.

          [90] «Questo avvenne quando il 24 ottobre 1945 fu ratificato lo statuto delle Nazioni Unite … Così fu posta la “cosa disgustante” predetta dall’angelo: le Nazioni Unite». Dp-I, p.269. §.24. In altri loro scritti, affermano che in Matteo 24:15 Gesù citò non Dan.11:31, ma il v.27 del cap. 9. Vedi Perspicacia, p.586, ‘Cose disgustanti che causano desolazione’. Si sostiene molto chiaramente che Gesù citava Dan. 9:27, non Dan.11:31. Al sottotitolo ‘Ulteriori profezie circa una cosa disgustante’, si cita Dan.11:31, non mettendo però questo passo in relazione con Gerusalemme, ma con il nostro tempo, considerato “il tempo della fine”.

          [91] Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca, ed. Testimoni di Geova, 1982, p.154, §.7.

          [92] Dp-I, pp.240-2, §§.16-20.

          [93] Ibid. p.262, §.12, corsivo mio.

          [94] Per quanto riguarda le “navi di Chittim” ed il modo in cui i Testimoni interpretano questa espressione, vedi nota [49].

          [95] Dp-I, pp.265,66, §.20.

          [96] Dp-I, pp.277-280, §§.15-19; vedi anche “Sia fatta la tua volontà in terra”, pp.294-301, §§.55-67.

          [97] «Non c’è alcun dubbio che l’odierno “re del nord” è il blocco comunista, capeggiato dall’Unione Sovietica». La Torre di Guardia, 1/3/82, p. 6.

          [98]Sia fatta la tua volontà in terra”, p. 296, §.57.

          [99] Val la pena di considerare come la Società “spiega” il riferimento ai “libi e gli etiopi” che seguiranno il re del nord: «Questi vicini dell’antico Egitto potrebbero ben prefigurare nazioni che, da un punto di vista geografico, sono vicine al moderno “Egitto” (il re del sud), ma a volte hanno ‘seguito i passi’ del re del nord». Daniele aveva parlato di Cuba e non ce ne eravamo accorti!

          [100] Dp-I, p.281, §21.

          [101] Ibid.

          [102] “Sia fatta la tua volontà in terra”, p.285, §.39.

          [103] Armaghedon è il termine con cui l’Apocalisse (16:16) definisce il simbolico luogo dello scontro finale tra Dio e Satana.

          [104] Dp-I p.275, §.10.

          Bibliografia

          • Giuseppe Flavio, La guerra giudaica, a cura di GIOVANNI VITUCCI, Ed. Mondadori, 1989.
          • Giuseppe Flavio, Antichità Giudaiche, a cura di LUIGI MORALDI, Ed. Utet.
          • Tito Livio, Annali.
          • Appiano, Syriaca.
          • Erodoto, Le Storie, trad. di L. ANNIBALETTO, Mondadori, Milano 1982
          • Eusebio di Cesarea, Storia Ecclesiastica.

          Versioni bibliche citate o consultate

          • La Bibbia di Gerusalemme, Padova 1988
          • La Bibbia concordata, ed. Mondadori, Verona 1969
          • La Bibbia, PIETRO VANETTI, Garzanti Editore, 1983
          • La Bibbia, Parola del Signore, traduzione interconfessionale in lingua corrente, ed. LDC - ABU, (Torino) Roma 1985.
          • La Bibbia, nuovissima versione dai testi originali, Ed. S.Paolo, 1997.
          • Nuovissima Versione della Bibbia, Versione di GIUSEPPE BERNINI, Ed. Paoline, 1984.
          • La Bibbia, Versione di F.Nardoni, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1960.
          • ALBERTO MELLO, Evangelo secondo Matteo, Edizioni Qiqajon, Comunità di Bose, Magnano (BI) 1995.

          Pubblicazioni edite dai Testimoni di Geova

          • Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture, con riferimenti, Roma 1987
          • “Sia fatta la tua volontà in terra”, New York 1961.
          • Manuale per la Scuola di Ministero Teocratico, New York 1971.
          • Venga il tuo regno, Roma 1981.
          • Prestate attenzione alle profezie di Daniele!, Roma 1999.
          • Perspicacia nello studio delle Scritture, Roma 1990
          • La Torre di Guardia e Svegliatevi!

          Opere di Autori vari

          • ACHILLE AVETA, I Testimoni di Geova, un’ideologia che logora, ed. Dehoniane, Roma 1990
          • ADELIO PELLEGRINI, Quando la storia diventa profezia, Roma.
          • Enciclopedia Microsoft Encarta, 1993-1997 Microsoft Corporation.
          • G.RAVASI, Introduzione all’Antico Testamento, Ed.Piemme, Casale Monferrato 1991.
          • Atlante Storico della Bibbia e dell’Antico Oriente, Ed Massimo, Milano 1983.
          • BERNARD MCGINN, L'Anticristo, Ed. Corbaccio, Milano 1994.



           
             
                 
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          Di Raymond Franz,
          già membro del
          Corpo Direttivo
          dei Testimoni di Geova
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