I Testimoni di Geova -
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Etica e società

Lettere al giornale

Testimoni di Geova e persecuzione nazista


Nel mese di maggio 2003 i testimoni di Geova hanno organizzato a Piacenza una delle loro mostre/conferenze sul tema dell'Olocausto. Tali incontri si propongono di far conoscere la persecuzione che il gruppo subì in Germania durante il dominio nazista e la seguente dittatura comunista, persecuzione di cui molti non sono a conoscenza al punto che i TdG spesso si definiscono i "dimenticati dalla storia".

Non tutti comunque ignorano i fatti avvenuti, anzi, alcuni mostrano di conoscere molto bene quanto è accaduto in quel periodo. Un lettore piacentino, per esempio, dopo aver letto di tale evento nel quotidiano locale, ha scritto la seguente lettera:

LIBERTA’  Quotidiano di Piacenza     20.05.2003

Perché tanto accanimento? La persecuzione nazista ai Testimoni di Geova

Gentile direttore,

da alcuni anni i “Testimoni di Geova” propongono alle varie istituzioni di allestire mostre e di partecipare alle commemorazioni riguardanti l'Olocausto nazista. Ultima in ordine di tempo quella presente nella nostra città in questi giorni con il patrocinio del Comune di Piacenza.

Devo premettere innanzitutto che a tutti coloro che furono vittime dell'odio nazista e che ebbero il coraggio di sacrificare la propria vita per il loro credo o per le proprie idee va tutto il mio rispetto e la mia ammirazione, tuttavia è bene riflettere e domandarsi perché i Testimoni di Geova furono vittime della persecuzione nazista. La locandina di presentazione della mostra afferma infatti che essi furono duramente perseguitati a motivo del loro pacifismo e del loro mancato sostegno ad Hitler. Tuttavia i documenti storici dimostrano che le cose non andarono esattamente in questo modo. I motivi della persecuzione vanno ricercati tra l'altro in un atteggiamento mutevole e contraddittorio dei vertici geovisti nei confronti del regime.

Per esempio, prima dell'ascesa di Hitler al potere, Rutherford - presidente mondiale dei TdG - condannò esplicitamente il nazismo, ma poi nel 1933 indirizzò al fuhrer un documento intitolato “Dichiarazione dei fatti“ in cui dichiarava tra l'altro: “L'impero più grande ed oppressivo della terra è quello anglo-americano. Vale a dire l'impero britannico del quale gli Stati Uniti d'America fanno parte. Sono stati gli affaristi ebrei dell'impero britannico-americano che hanno costituito l'Alta Finanza allo scopo di sfruttare e di opprimere i popoli di molte nazioni. L'attuale governo della Germania si è schierato apertamente contro gli oppressori dell'Alta Finanza e contro la perniciosa influenza religiosa che viene esercitata nelle vicende politiche della nazione. Questa è esattamente la nostra posizione. Invece di essere contro i principi che sono propri del governo tedesco, noi ci schieriamo decisamente dalla loro parte.”

Anche da altre testimonianze possiamo comprendere che ci fu un connubio fra TdG e nazismo. Ma quali furono i motivi che portarono alla persecuzione? Interessante è il parere della professoressa King, studiosa britannica citata dagli stessi TdG: “La vera ragione della frattura fra la setta e lo stato nazista non stava però nei consueti motivi, quali il loro proselitismo, il rifiuto del servizio militare, quello di votare, o di salutare la bandiera, ma nello scontro fra due sistemi totalitari. Tutti e due i sistemi promettevano un Reich di mille anni. Ai Testimoni non fu concessa nessuna opportunità di fare compromesso sebbene essi fossero disponibilissimi a farlo…”.

Quando la persecuzione nazista si intensificò Rutherford dalla sua lussuosa villa “Casa dei principidi San Diego riprese in toni accesissimi l'originaria contrapposizione al regime.

Emerge quindi una realtà storica diversa da quella proposta dagli odierni vertici del Geovismo.

I Testimoni di Geova, morti eroicamente nei campi di concentramento nazisti, furono vittime sia del totalitarismo nazista che di quello strisciante del movimento geovista, vittime anche di un presidente che con una sconcertante altalena di posizioni, dopo aver tentato di accordarsi con il regime nazista lo attaccò in modo plateale suscitando così una reazione ancora più feroce.

Marco Provini
Piacenza

Alcuni testimoni di Geova, che gestiscono un sito dedicato esclusivamente alla questione della persecuzione subita dai Testimoni durante il regime nazista, hanno così replicato:

LIBERTA’  Quotidiano di Piacenza    23.05.2003

Nei lager nazisti «I testimoni di Geova morirono per la loro fede»

Gentile direttore,

c'è di che obiettare, nel metodo come nei contenuti, alle affermazioni avanzate da Marco Provini in una lettera pubblicata da la “Libertà” il 20 maggio ultimo scorso. Nella lettera si afferma che i membri della Congregazione Cristiana dei testimoni di Geova ebbero a subire le persecuzioni inflittegli dal nazismo non in ragione della posizioni di netto rifiuto di questa nei confronti del regime bensì in virtù degli effetti di un doppio - e simmetrico - totalitarismo. Il primo, va da sé, era quello proprio all'hitlerismo stesso; il secondo, ed è la novità, era quello praticato ideologicamente dai “vertici” della Congregazione stessa. Che sarebbero stati causa, con la loro condotta, delle ambasce, delle sofferenze e dei tormenti dei propri affiliati. Si cita al riguardo, distorcendone il senso delle affermazioni, la studiosa anglofona Elisabeth King (si può leggere compiutamente quanto da lei scritto http://www.triangoloviola.it/kingcap6.html) la quale, insieme a Detlef Garbe e Sybil Milton, è tra le maggiori ricercatrici delle vicende incorse ai testimoni sotto il Terzo Reich.

E' bene allora scoprire le carte, affinché i lettori possano meglio orientarsi in una querelle che rischia altrimenti di vederli passivi destinatari.

Diciamo subito che la lettura offerta da Provini è offensiva e caricaturale. Offensiva poiché, a fronte della conclamata evocazione di un rispetto dovuto a tutte le vittime della tragedia nazista, si adopera subito dopo per diminuire lo statuto di certune. Quelle “geoviste” (termine in sé utilizzato con valenza detrattiva), tanto per intenderci, la cui colpa era di essere, ma guarda un po', tali. Ovvero di pagare un tributo di carne e sangue poiché indisponibili a venir meno ai propri convincimenti. Del cui spessore e della cui bontà e condivisibilità, peraltro, non si intende discutere in questa sede. Ma della cui consistenza storica nessuno può permettersi di fare opera di negazione, né diretta né indiretta. Neanche attraverso l'espediente retorico di affermare negando (con contorsionismi morali del tipo: ci furono dei deportati in ragione della loro fede ma erano colpevoli della loro stessa deportazione, in quanto credenti).

Una volta per tutte, per questa come per tutte le altre deportazioni: mai e poi mai imputare, anche solo indirettamente, la “responsabilità” di quanto avvenne a chi ne subì le conseguenze. Mai e poi mai dire che qualcuno, più o meno incoscientemente, se l'era cercata. Mai e poi mai dire che la "colpa" stava in una idea e nei leader di un gruppo, quand'anche la prima e i secondi abbiano effettivamente contato nelle scelte dei singoli professanti, che erano sempre e comunque il prodotto di una vocazione interiore individuale. E non la risultante di una coazione imposta dall'alto.

Lettera che è caricaturale, poi, in quanto attribuisce ad una mente unica un disegno diabolico; si tratterebbe di quel “signor Rutherford”, un po' ectoplasmatico e fantasmagorico, che dalla sua “lussuosa villa Casa dei principi” di San Diego avrebbe ordito una sorta di complotto ai danni dei suoi correligionari tedeschi consegnandoli infine, irresponsabilmente, ai carnefici. Non prima, però, di averli fatti oggetto di una sorta di contrattazione con le autorità il cui cattivo esito ne avrebbe determinato il fatale destino.

Leggere in tali termini la storia passata di una comunità religiosa è non solo irriverente, verso i morti di allora come verso i vivi di oggi, ma fumettistico. Ed è indice della persistenza di una intolleranza mascherata da argomentazione storica. Ma se il giudizio, ancorché severo, va accettato, il pregiudizio va respinto al mittente. Quel che Provini dice è indice di questo secondo movente. E' indice soprattutto della persistenza di una mancata accettazione dei testimoni di Geova - allora come oggi - in quanto concittadini che condividono una pratica spirituale non omologata a quella “maggioritaria”. Un rifiuto che deve aggrapparsi ad una lettura falsificata del passato o, comunque, ad una interpretazione parossistica dello stesso, per potere negare la cogente evidenza dei fatti: i testimoni di Geova finirono nei lager di Hitler in virtù dei loro ribaditi precetti. Scelsero di seguire il cammino che di certo, a parer loro, non avrebbero gradito come conclusione della propria esistenza. Ma che il regime nazista gli impose (e non le presunte mene politiche del “movimento geovista”), in quanto non disposti a venire a patti con chi gli chiedeva di fare a meno dei propri fondamenti etici. Scelsero tale percorso come gruppo ma anche e soprattutto come individui, nella consapevolezza dei costi che individualmente avrebbero pagato. Tra di essi la vita stessa.

Il resto, ce lo si consenta, sono illazioni e null'altro.

La redazione di Triangolo Viola

Sul quotidiano Libertà di venerdì 30 maggio è stata infine pubblicata la replica di Marco Provini all'intervento della "Redazione di Triangolo Viola":

LIBERTA’  Quotidiano di Piacenza    30.05.2003

Replica

«Testimoni di Geova: lettura storica dell'Olocausto»

Gentile direttore,

ho letto su "Libertà" la risposta dei Testimoni di Geova ad una mia lettera del 25 maggio. Visti i contenuti nella lunga lettera pubblicata mi sembra doveroso ritornare sull'argomento. Nel mio scritto ho chiarito innanzitutto l'ammirazione e il rispetto che nutro verso chi ebbe il coraggio di sacrificare la propria vita per i propri ideali ma ho anche cercato di dare una lettura storica degli avvenimenti che portarono a questa tragedia, tuttavia si afferma che io sono stato irriverente nei confronti dei morti di allora, ma questo non è affatto vero e chiunque abbia letto la mia lettera può verificarlo.

Fare una ricostruzione degli avvenimenti non toglie nulla ai caduti che rimangono vittime innocenti. Dispiace poi che si giunga ad una completa falsificazione di quando da me affermato. Cito lo scritto dei Testimoni di Geova: "Lettera che è caricaturale, poi, in quanto attribuisce ad una mente unica un disegno diabolico; si tratterebbe di quel "signor Rutherford", un po' ecoplasmatico e fantasmagorico, che dalla sua "lussuosa villa Casa dei principi" avrebbe ordito una sorta di complotto ai danni dei suoi correligionari" questo non l'ho scritto da nessuna parte e nemmeno sottinteso, ma è addirittura inventato.

In definitiva la risposta dei Testimoni di Geova non risulta pertinente ai fatti presentati oltre a non smentirli. Quello che emerge è invece un sostanziale rifiuto ad un confronto storico su questi argomenti e questa, consentitemelo, è una contraddizione da parte vostra.

Dopo un'assenza di cinquanta anni solo ora decidete di farvi presenti in istituzioni quali Comuni e Scuole. Se chiedete uno spazio e volete essere ascoltati dovete anche essere disponibili ad un confronto. Questo fa parte delle regole del gioco. Non potete pensare di proporre la vostra verità e poi insorgere quando una persona fa una ricostruzione degli avvenimenti che non corrisponde alla vostra.

Marco Provini
Piacenza

Nell'edizione del 5 giugno la Redazione di "Triangolo Viola" ha voluto precisare che il loro sito non "è espressione in alcun modo della Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova".

LIBERTA’  Quotidiano di Piacenza    05.06.2003

Un sito Internet

«Il Triangolo viola non è portavoce dei Testimoni di Geova»

Egregio direttore,

in merito all'intercorso carteggio con il Signor Marco Provini, riguardante la deportazione e l'internamento dei Bibelforscher nei lager nazisti durante la dittatura hitleriana e cortesemente pubblicato dal vostro pregiato quotidiano, la redazione di Triangolo Viola tiene a precisare che il sito non è espressione in alcun modo della Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova.

In esso non si raccolgono ed esprimono opinioni che non siano quelle informate al principio della ricerca storica, ancorché essa sia oggetto, nei suoi esiti, di opinioni e valutazioni diversificate ed ispirate al principio del pluralismo.

Alle attività dello stesso collaborano, liberamente e con il solo vincolo della responsabilità personale, studiosi, ricercatori e cultori della disciplina che appartengono alle più diverse confessioni religiose o non professanti convincimento teistico alcuno.

La Redazione di Triangolo Viola
www.triangoloviola.it

Questa è una dichiarazione ambigua. È vero, infatti, che il sito non appartiene ufficialmente alla Congregazione ma gli autori/gestori dello spazio virtuale sono tuttavia dei Testimoni di Geova! Con questa loro apparente "dissociazione" dalla Congregazione vogliono dare l'impressione che il contenuto delle loro pagine sia del tutto obiettivo ed imparziale. Il loro è quindi un modo astuto di replicare al sig. Marco Provini, il quale si rivolgeva alla "Redazione" convinto che essa esprimesse il punto di vista dei TdG. Nella risposta la "Redazione" lascia intendere invece che essa non ha nulla a che vedere con la Congregazione geovista, che loro sarebbero studiosi e ricercatori del tutto indipendenti. È un modo di rispondere capzioso, come si nota dall'attento uso dei termini usati: non si dice "noi non siamo testimoni di Geova", ma "il sito non è espressione in alcun modo della Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova", e questo è vero: il sito non è, infatti, gestito dalla Congregazione, non esprime il punto di vista ufficiale e diretto della Società Torre di Guardia. Tuttavia il fatto che i gestori del sito siano anch'essi dei TdG non depone certo a garanzia della loro assoluta obiettività ed imparzialità, come si nota anche dalle lettere che tale "Redazione" ha inviato al quotidiano piacentino.

La "Redazione" dovrebbe ricordare che la Storia è fatta anche di pagine scomode che non si possono dimenticare, cancellare o sminuire solo perché si vuole dare un'immagine assolutamente cristallina del proprio passato.

LIBERTA’  Quotidiano di Piacenza  09.06.2003

Lager nazisti «Testimonianze sull'olocausto dei testimoni di Geova»

Egregio direttore,

nell'edizione del 5 giugno la Redazione dei "Triangoli viola” ha voluto precisare che il loro sito non “è espressione in alcun modo della Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova”. Ciò non esclude la possibilità per chiunque di valutare se il contenuto delle loro pagine sia del tutto obiettivo ed imparziale.

Colgo l'occasione per segnalare una pagina web dove si riportano varie documentazioni - alcune delle quali sono assenti dal sito Triangoli viola - relative a ciò che accadde ai testimoni di Geova durante il regime nazista: [https://www.infotdgeova.it/i-tdg-ed-il-nazismo.html]

Se si vuole avere un quadro equilibrato e completo della realtà è sempre preferibile ascoltare anche le “altre campane”.

Achille Lorenzi


 
   
       
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Crisi di coscienza,
Fedeltà a Dio
o alla propria religione?
Di Raymond Franz,
già membro del
Corpo Direttivo
dei Testimoni di Geova
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